sabato 7 febbraio 2009

Intervista ad Angelo Vaccaro Notte


Angelo , Enzo e Salvatore Vaccaro Notte


martedì, novembre 18, 2008
Intervista ad
Angelo Vaccaro Notte



La cosca mafiosa che regnava a Sant’Angelo Muxaro, stroncata dalle operazioni della magistratura “Sikania” e “Sikania2”, la chiama “la Cosca dei Pidocchi”; i componenti del sodalizio mafioso per lui sono “sacchinari (straccioni, ndr)”, “vermi”, “puci (pulci, ndr)”, “elementi ciambella” e “lampe da cinque (lampadine di scarsa luminosità,ndr)”; alle foto segnaletiche degli arrestati per gli omicidi dei suoi fratelli, al posto dei nomi e dei cognomi, sovrappone nomignoli come “Pucys Inutilis”, “Pucys Scoglionatus” e “Pucys Sciratus”. Angelo Vaccaro Notte è l’incontenibile fratello di Enzo e di Salvatore, uno piccolo imprenditore nel campo delle onoranze funebri, l’altro capo squadra della Guardia Forestale, uccisi a Sant’Angelo Muxaro rispettivamente il 3 novembre 1999 e il 5 febbraio del 2000. Il suo dolore oggi è sovrastato da una rabbia che seriamente si fatica a raccontare e che si può solo intuire dalla sua viva voce. Oggi lui è tra i 63 Testimoni di Giustizia in Italia e vive nel Nord della penisola con la moglie e con i quattro figli. Questa è la prima intervista rilasciata da Vaccaro Notte che con i giornalisti non ha un buonissimo rapporto.

Per via di alcune dichiarazioni travisate e di alcune notizie false rimbalzate dai giornalisti senza scrupoli, che per fortuna sono sempre i soliti.





Angelo Vaccaro Notte, chi erano Salvatore e Vincenzo?

Erano due persone oneste, troppo oneste, disponibili e generose, che dopo essere emigrate in Germania, nel 1979, e aver lavorato sodo per diversi anni nella loro pizzeria, tornano a Sant’Angelo ad investire lì tutti i guadagni accumulati. Acquistano anche case e terreni, e nel 1998 mio fratello Vincenzo decide di aprire un’agenzia di onoranze funebri, investimento che lo condurrà alla morte assieme all’altro fratello, Salvatore.



Uccisi per delle pompe funebri?

Oggi maledico quella intuizione di mio fratello Vincenzo. Dopo incredibili iter burocratici eravamo riusciti ad avviare la nostra attività che era l’unica autorizzata, e quindi legale, ad operare a Sant’Angelo. Potevamo vendere corone e gestire tutti gli aspetti di un funerale. Il problema è che in paese c’era un’altra agenzia di onoranze funebri, abusiva e senza permessi: apparteneva ai fratelli Milioto, Angelo e Alfonso, vicini alla famiglia mafiosa dei Fragapane di Santa Elisabetta.



Immagino che loro non fossero felici, e che voi non abbiate chiesto “il permesso” per concorrere…

Non avevamo nessun permesso da chiedere, avevamo le autorizzazioni istituzionali. Hanno provato in tutti i modi a convincerci, ad incontrarci, a mediare tramite un imprenditore edile quasi omonimo, Giuseppe Vaccaro, e tramite altre “lampe da 5”. Ma noi rifiutammo fin dal primo momento ogni patto con la “cosca dei pidocchi”. Dopo la brusca cessazione di quegli incontri “mediatori” mi fecero trovare uno dei miei cani ferito a colpi di lupara, e dopo qualche settimana, con fucili di precisione, ne uccisero altri tre. La vendetta era cominciata, ma purtroppo non pensavamo che queste nullità arrivassero ad uccidere i miei fratelli e a tentare di ammazzare anche me.



Si racconta che sin dall’inizio vi eravate dimostrati “forti”, e che dopo le minacce avevate addirittura affisso per il paese un manifesto pubblicitario in cui c’era scritto: “per i vostri funerali rivolgetevi a noi, siamo gli unici autorizzati, prezzi convenienti, un milione di lire per ogni funerale bara compresa”.



E’ vero. In Germania, un paese molto più civile dell’Italia ci siamo abituati ai doveri, ma soprattutto ai diritti che sono sacrosanti e sanciti dalla costituzione. Noi eravamo imprenditori, loro falliti semplicemente perché erano incapaci di amministrare, di portare avanti qualsiasi attività. Io, per esempio, tra Italia e Germania, ero titolare di una ventina di attività, e i miei fratelli non avevano cambiali da pagare, perché dietro di loro c’ero io che potevo finanziare. I pidocchi, invece, erano perennemente con le “pezze al sedere”.



Lei calca la mano nel descrivere gli aguzzini della vostra famiglia chiamandoli “senza palle”, in che senso? Non vi hanno forse dimostrato come con la prepotenza si può oltrepassare qualsiasi ostacolo?

Tutti sono capaci ad ammazzare a tradimento, in gruppo, come un esercito. Sono bravi pure a vantarsi nei bar delle proprie azione criminose. Ma nessuno di queste “pulci” è stato mai capace di affrontare di petto i tre fratelli Vaccaro Notte. Hanno avuto bisogno di decine di uomini, di armi, e dell’omertà di gran parte del paese per poter uccidere i miei fratelli. Non hanno coraggio, quando sono da soli, senza il branco, diventano dei bambini indifesi, fanno davvero pena.



Il 3 novembre del 1999 uccidono suo fratello Vincenzo. La partita poteva essere chiusa. Voi potevate cedere e chiudere il conto salatissimo che la cosca di San’Angelo aveva preteso.

Certo, sarebbe stata la loro vittoria. Subito dopo l’omicidio di Enzo, io e Salvatore decidiamo di tenere duro, di dimostrare che non si può ottenere tutto con le armi, con la prepotenza, con l’intimidazione. Nonostante il dolore lancinante, la nostra scelta è netta e rappresenta una sfida alla “Cosca dei pidocchi”: noi continuiamo! Forse non si aspettavano questa reazione, e a maggior ragione temevano una vendetta. Per questo hanno deciso di ucciderci tutti, perché avevano paura.



Lei aveva sete di giustizia, ma pur conoscendo mandanti ed esecutori non cercò vendetta, non si sporcò le mani.

Si, la tentazione di farmi giustizia con le mie mani è stata forte. Ma avremmo solo fatto il loro sporco gioco. Dal giorno dopo l’omicidio di mio fratello Enzo mi misi a completa disposizione delle forze dell'ordine, parlai giorni e giorni, firmai decine e decine di verbali mettendo in chiaro chi come e perché avrebbe potuto commettere il fatto. Se tutto quel materiale fosse stato usato in tempo e con modo forse oggi piangeremmo solo un fratello e forse anche il destino di quel paese sarebbe diverso.



E invece?

Posso dire senza timore, e con un eufemismo, che le indagini potevano essere svolte molto, molto meglio da magistrati molto, molto più competenti. Solo 94 giorni dopo viene ucciso anche Salvatore, con due colpi di lupara in testa. Fu la fine di tutto. E pensare che si poteva tranquillamente evitare. Per colpa di una magistratura all'epoca lenta e disattenta, questi personaggi, che tutti conoscono a Sant'Angelo Muxaro e dintorni, hanno potuto fare i loro comodi fino al giorno degli arresti. Perché già all'indomani del primo delitto io avevo indirizzato le indagini sui reali responsabili. Ecco perché le manette potevano scattare sei anni fa, risparmiando la vita a Salvatore, salvando l'integrità di una famiglia rispettata e ben voluta dalla gente per bene di Sant’Angelo.



Anche lei però ha rischiato di essere ucciso.

Non una volta, ma almeno cinque. In alcuni casi mi sono accorto degli agguati all’ultimo momento, grazie ai miei cani che sono stati i miei veri angeli costodi, che hanno abbaiato respingendo con aggressività questa “feccia” e mi hanno consentito di salvarmi. Davvero devo la mia vita a loro. E’ anche per il pericolo di vita imminente, e per l’immobilità della magistratura, non avendo più fiducia in nessuno, che il 30 marzo del 2000, assieme alla mia famiglia, lasciai Sant’Angelo per andare a vivere in Argentina. Lì rimasi per ben 13 mesi, senza la possibilità di tornare, in quanto la Procura non riteneva sussistessero garanzie per la nostra incolumità a Sant’Angelo Muxaro.



Il 10 maggio del 2006 un’operazione portò in carcere dodici persone (uno era in carcere per altre vicende), tra mandanti ed esecutori materiali dei due omicidi. Gli inquirenti scoprono che oltre al duplice omicidio ci sono gare d’appalto pilotate, estorsioni, traffico di droga, di armi, e coperture a latitanti eccellenti. E pensare che il sindaco di Sant’Angelo Muxaro di allora, Giuseppe Tirrito, dopo gli omicidi dichiarava ad Alfonso Bugea: “E’ un paese tranquillo,un’isola felice. La mafia cerca di infiltrarsi laddove c’è business e dove ci sono amministrazioni corrotte ed a S.Angelo non c’è né questo né quello”. Perché lei continua a chiedere ulteriori indagini, altri accertamenti?

Sul sindaco preferisco sorvolare. Era lo specchio di una società malata. Non ha nemmeno proclamato il lutto, nonostante mio fratello Salvatore fosse stato suo consigliere e io fossi proprio negli anni dei due omicidi, consigliere di minoranza; eravamo impegnati nell’amministrazione del paese, ma questo per lui non contava. La verità ha travolto anche le sue menzogne per fortuna e ha svelato preoccupanti coperture. Per quanto riguarda gli arresti, per me è ancora una giustizia monca e parziale, perché gli arrestati sono solo dei pagliacci, delle pulci, appunto. Dei manichini. La giustizia deve colpire chi acconsentì a quegli omicidi, il livello superiore di responsabilità. Grazie alla mia testimonianza sono stati arrestati diversi latitanti pericolosi (adesso pentiti, che collaborando con lo Stato hanno portato alla luce decine di omicidi e hanno favorito diverse operazioni Antimafia) e molti dei facenti parte della cosca di San’Angelo e dintorni, nell’ambito delle operazioni antimafia “Sicania” e “Sicania 2”. Come mandante degli omicidi dei miei fratelli è stato indicato dalla magistratura Giuseppe Vaccaro, arrestato a Padova, che io chiamo “pucys inutilis”. I killer di Salvatore sarebbero stati Pietro Mongiovì, Vincenzo Di Raimondo, Giuseppe La Porta e Stefano Iacono. Gli altri arrestati sono Calogero L’Abbate, di Porto Empedocle, Stefano Fragapane e suo fratello Francesco, di Santa Elisabetta, Raimondo Pona, di Casteltermini, Angelo Milito e suo fratello Alfonso, di Santa Elisabetta, Antonio Di Raimondo, di Sant’Angelo Muxaro e Stefano la Porta, di Santa Elisabetta.



Dodici persone, quante ne mancano?

Sono poche, troppo poche per un gioco così grande. Mancano tanti nomi, alcuni dei quali sono perfettamente liberi di delinquere. Pietro Mongiovì, poco dopo aver iniziato la sua collaborazione con i giudici, accettando i miei “saggi” consigli, decide di impiccarsi, il che non può dispiacermi. Sono cattolico, ma non posso perdonare. E quella di Mongiovì è la fine che auguro a tutti gli altri dodici. Posso dire che la mia sete di giustizia è stata soddisfatta al 50%, sto aspettando il resto. Anche la provincia di Agrigento in generale ha ricevuto eccellenti risultati dalle operazioni Antimafia che dal 2000 ad oggi sono state portate a termine, tutte collegate tra di loro. Sant’Angelo Muxaro deve essere orgogliosa e fiera di avere dato i natali ai fratelli Vaccaro Notte, che in parte hanno dato visibilità a questo piccolo centro, nella valle dei monti Sicani; imprenditori veri ed instancabili prima in Germania e poi in Sicilia.



Oggi lei lavora nel nord Italia, ha tre aziende e da lavoro ad una trentina di persone. Cosa la spinge tutte le mattine ad alzarsi, a ricominciare una vita nettamente diversa da quella che felice che viveva a Sant’Angelo con una famiglia legatissima e con due fratelli con cui in realtà eravate un tutt’uno?

La mia vera linfa vitale che mi ha sostenuto in momenti difficili della mia vita è mia moglie e i miei quattro figli. Non erano abituati a vedermi in uno stato di totale assenza psicofisica, demoralizzato e sconfitto. Per il mio carattere, ostacoli e problemi non esistevano e se si creavano venivano risolti con ottimismo. La perdita dei miei fratelli però non è stata solo un ostacolo o un problema, è stata una tragedia, parte di me stesso è morta assieme a loro. Oggi però ho l’orgoglio della mia libertà, il coraggio di tenere sempre alta la testa. L’obbligo morale di far si che quei due sacrifici non vengano dimenticati, non diventino vani. Io continuo dai miei due blog (sicania.spazioblog.it e vaccaronotte.spazioblog.it) entrambi visitatissimi (quasi 2 milioni di visitatori) da tutto il mondo, da tutte le università , associazioni o enti, da gente comune, da vittime o carnefici, da curiosi; mi onorano spesso le visite delle più alte cariche dello Stato che visitano i miei siti, non so se per curiosità o interesse. Quotidianamente sbeffeggio la “cosca dei pidocchi”, questi incapaci, questa sporcizia che ci aveva accerchiato. Scese in campo un esercito contro tre fratelli che lavorano onestamente, in un paese dove le connivenze erano all'ordine del giorno. Pensa che sulla foto di uno dei mandanti ho inserito un omino che di continuo urina sull’immagine. Oggi io, Salvatore e Vincenzo siamo i vincitori, e loro sono rimasti parassiti, pulci, o quale migliore definizione di “pidocchi”? La mia vera grande soddisfazione è che quattro “bestie criminali” facente parte della “Cosca dei Pidocchi” che parteciparono agli omicidi dei miei fratelli sono crepati, ma sarebbe stato un vantaggio per tutta la società civile se fossero morti il giorno della nascita: Bruno Giuseppe, cinque colpi di lupara , Di Raimondo Vincenzo, cancro, Sacco Agostino e Mongiovì Pietro, impiccati. Io continuo ad affidarmi alle grazie di Sant’Angelikus (il mio Santo “personale”) e ad un Santo Antimafia che punisce i criminali. Sono ottimista e aspetto ulteriori “miracoli”.



posted by Benny Calasanzio at 11/18/2008 09:40:00





11:01 AM - Nov. 19, 2008 -

1 commento:

  1. E´una vergogna sta merda di mafia..si sentono grandi con le mani armate..ma perke nn se ne vanno a lavorare duro e onestamente anziche scassare la minchia alle persone oneste e riempiendo la sicilia colpa di loro di fang, io vivo da tanti anni all´estero in germania..sono originario di casteltermini e mi associo al dolore del fratello dei vaccaro notte...ci vorebbe la pena capitale per gli assassini,
    oggi grazie alle nuone tecnologie messi a disposizione dei servitori dello stato..idem anke dei pentiti ddi mafia..che molte coske mafiose vengonodecimate..pero nonostante i molti arresti..i bastardi si riorganinzano sempre e come un virus che si propaga sempre nonostante esitano le cure.spero un giorno che la sicilia ed il popolo dei siciliani onesti si ribellino e sparisca sta mafia di merda.dio perdonali perke nn sanno quello ke fanno.

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