domenica 21 giugno 2009

Arrestato in Venezuela capomafia Miceli


Arrestato in Venezuela capomafia Miceli

I carabinieri e l'Interpol hanno arrestato in Venezuela un boss della mafia siciliana che era inserito nella lista dei 30 ricercati più pericolosi. Lo riferisce il sito del ministero dell'Interno.

Salvatore Miceli, 63 anni, è stato arrestato dai militari a Caracas nella notte.

L'uomo era ricercato dal 2001 "per associazione di tipo mafioso finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti ed altro", dice il sito del Viminale.

Dal marzo del 2006 era ricercato anche all'estero.

L'operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, è stata condotta dai carabinieri del comando di Trapani.

Secondo il senatore democratico Giuseppe Lumia, ex presidente della commissione parlamentare Antimafia "la cattura del boss Miceli è un duro colpo per Cosa nostra".

Per il parlamentare, Miceli è "un uomo di Matteo Messina Denaro che ha sempre curato i grossi traffici internazionali di droga, insieme con la Nrangheta e attraverso contatti diretti con i cartelli colombiani.

Messina Denaro è indicato come l'esponente più importante della Mafia siciliana, dopo la serie di arresti degli ultimi anni che hanno colpito la "cupola" di Cosa Nostra.


Mafia:arrestato in Venezuela superlatitante Salvatore Miceli

TRAPANI - Il capomafia di Salemi Salvatore Miceli, inserito nell'elenco dei 30 latitanti piu' pericolosi, e' stato arrestato a Caracas, in Venezuela, dai carabinieri del comando provinciale di Trapani in collaborazione con l'Interpol. Il boss, considerato un elemento di spicco del narcotraffico internazionale, era ricercato dal 2001, in seguito a una condanna per associazione mafiosa e traffico internazionale di stupefacenti divenuta definitiva. L'indagine che ha portato all'individuazione e alla cattura di Miceli e' stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. Nel maggio del 2003 la polizia aveva arrestato, nell'ambito di un'operazione antidroga, anche la moglie di Miceli, Veronica Dudzinski, e i figli Ivano e Mario. Il boss di Salemi era stato inoltre intercettato nel 2000 con Pino Lipari, il 'consigliori' di Bernardo Provenzano, che lo 'investiva' ufficialmente per gestire un traffico internazionale di stupefacenti. Salvatore Miceli, 63 anni, e' nipote del defunto boss Salvatore Zizzo, il capomafia di Salemi, morto nel 1981. Arrestato a Palermo, assieme ad altre 22 persone, nel marzo del 1983, nell'ambito di un'operazione congiunta tra carabinieri, polizia e finanza, Miceli, gia' all'epoca, era destinatario di un provvedimento restrittivo emesso dalla magistratura statunitense. Fini' nuovamente in carcere nell'ottobre del '90, su provvedimento dell'allora procuratore di Marsala, Paolo Borsellino, che si avvalse delle dichiarazioni della collaboratrice di giustizia Giacoma Filippello. Quest'ultima indico' Miceli come un narcotrafficante di Cosa Nostra. Il boss trapanese e' considerato dagli investigatori come uno dei piu' fidati referenti del boss latitante Matteo Messina Denaro, nonche' intermediario tra i clan di Cosa Nostra e della 'Ndrangheta ed i cartelli colombiani della cocaina. Un altro referente del capomafia, Francesco Termine, pure lui narcotrafficante, fu arrestato, sempre in Venezuela, dalla squadra mobile di Trapani nell'ottobre di due anni fa.

Il boss di Salemi, Salvatore Miceli, e' stato bloccato - quando in Italia erano le 4 del mattino - all'uscita del lussuoso albergo Hotel Caracas Cumberland. Agli investigatori, parlando in spagnolo, ha fornito un nominativo falso. Quando il boss ha pero' capito che, tra i gendarmi che lo avevano circondato, c'erano pure due carabinieri (due marescialli del reparto operativo del comando provinciale di Trapani) e' sbiancato in volto. Non appena giunto nel piu' vicino posto di polizia, ancor prima di sottoporsi alla prova delle impronte digitali, Miceli ha ammesso la propria identita'. I carabinieri ritenevano di avere individuato il superlatitante da quattro giorni. Sono pero' entrati in azione, assieme all'interpol e alla polizia venezuelana, solo quando hanno avuto la certezza che si trattasse proprio del boss. L'ultima foto segnaletica risaliva infatti al 1993 ed oggi il suo aspetto fisico e' molto cambiato. Il boss, anche se non sospettava di essere braccato, aveva adottato una serie di tattiche per contrastare i possibili pedinamenti: ''cambiava look piu' volte al giorno - racconta uno degli ufficiali dell'Arma che ha coordinato l'operazione - e cambiava di frequente anche gli alberghi, dai quali entrava ed usciva di continuo''.

Gli investigatori ritengono che, negli ultimi mesi, Salvatore Miceli abbia compiuto un ulteriore salto di qualita', diventando il punto di riferimento, il collettore tra Cosa Nostra siciliana e i narcos del Sud America. L'operazione che ha portato all'arresto di Miceli e che potrebbe avere ulteriori sviluppi nelle prossime ore, rientra nell'ambito di un progetto investigativo dei carabinieri per disarticolare la rete transnazionale del narcotraffico. Il salto di qualita' di Miceli, gia' considerato un importantissimo anello di congiunzione tra la mafia e la 'ndrangheta, e' evidenziato dai risultati dell'indagine: Miceli, negli ultimi mesi ha fatto in continuazione la spola tra Venezuela, Colombia e Stati Uniti. (ANSA)

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