domenica 19 luglio 2009

Stragi, Riina: Borsellino ucciso da persone legate a istituzioni



Totò Riina choc: "Borsellino
l'hanno ammazzato loro"


PALERMO - Per la prima volta, il boss Totò Riina parla delle stragi mafiose del '92. E lo fa in occasione dell'anniversario dell'eccidio del giudice Paolo Borsellino. "L'hanno ammazzato loro - dice al suo legale, l'avvocato Luca Cianferoni - Lo può dire tranquillamente a tutti, anche ai giornalisti. Io sono stanco di fare il parafulmine d'Italia".

Un'uscita clamorosa, quella del padrino di Corleone, spinto a consegnare al difensore la sua verità su via D'Amelio dal clamore suscitato dalle notizie sulle nuove ipotesi investigative sulla strage. Come riportano alcuni quotidiani, leggendo un articolo del Sole 24 ore, che parlava del presunto coinvolgimento di apparati dello Stato nell'uccisione del giudice, Riina ha commentato: "Avvocato, io con questa storia non c'entro nulla".

E sulla presunta trattaviva tra Stato e mafia, intrapresa per porre fine alla stagione stragista, che avrebbe visto proprio in Riina il principale protagonista, il boss replica: "Io trattative non ne ho mai fatte con nessuno; ma qualcuno ha trattato su di me. La mia cattura è stata conseguenza di una
trattativa".

UNA STORIA TORBIDA. Totò Riina è certo di essere stato "venduto", ma nega che a consentire la sua cattura sia stato il boss Bernardo Provenzano.

"So che la mia posizione processuale sulla strage di via D'Amelio non cambierà - ha spiegato poi al legale -. Io non chiedo niente, non voglio niente e non ho intenzione di trovare mediazioni con nessuno".

Sulla presunta trattativa tra Stato e mafia il boss ha un'idea precisa. "Il mio cliente - spiega Cianferoni - sostiene che l'accordo sia passato sopra la sua testa e che i protagonisti della trattativa sarebbero Vito Ciancimino (ex sindaco di Palermo ndr) ed i carabinieri. Non a caso quattro anni fa chiesi che venisse ascoltato il figlio di Ciancimino, Massimo".

E proprio Ciancimino jr nei giorni scorsi ha riportato l'attenzione sul presunto accordo tra Stato e mafia e sul cosiddetto 'papello', l'elenco delle richieste che Riina avrebbe fatto alle istituzioni per far cessare la stagione delle stragi.

Il figlio dell'ex sindaco, condannato per riciclaggio, e ora aspirante dichiarante, ha promesso ai magistrati di Palermo di consegnare copia del documento che proverebbe l'esistenza della trattativa.


SALVATORE BORSELLINO: "SONO MESSAGGI IN CODICE". "Riina sta lanciando dei messaggi in codice a chi è fuori dal carcere. Sta alzando il tiro e sta facendo capire che è arrivato il momento di pagare le cambiali". Così Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso da Cosa nostra, ha commentato le rivelazioni fatte dal boss corleonese al suo avvocato.

Il capomafia ha preso le distanze dalla strage di via D'Amelio, invitando il suo difensore a far sapere che con la morte del magistrato non c'entra nulla. "L'hanno ammazzato loro", ha replicato, riferendosi al presunto coinvolgimento di apparati dello Stato nell'eccidio.

"Già in passato, Riina - ha proseguito il fratello di Borsellino - aveva lanciato avvertimenti del genere. Oggi, però, questi avvertimenti si fanno più concreti e diretti. Evidentemente il boss comincia a stancarsi di pagare anche per quelli che gli hanno commissionato la strage".


INGROIA: "PRONTI AD ASCOLTARE LA VERSIONE DI RIINA". "Fino ad ora Riina aveva lanciato messaggi sibillini e vaghi. Adesso mi pare che faccia dichiarazioni precise. Se questo vuol dire che ha intenzione di dare un contributo alla scoperta della verità sulle stragi, sappia che l'autorità giudiziaria, senza pregiudizi o inviti alla collaborazione, è pronto ad ascoltarlo". Lo ha detto il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Igroia, commentando le parole del boss corleonese riportate dal suo legale, l'avvocato Luca Cianferoni.

Il capomafia ha sostenuto la sua estraneità alla strage di via D'Amelio, puntando il dito contro pezzi delle istituzioni. Alla domanda su chi sia il destinatario del messaggio lanciato da Riina, Ingroia ha risposto: "Non voglio entrare nel merito della vicenda, certamente non si riferiva all'autorità giudiziaria. Se avesse voluto parlare con i magistrati avrebbe scelto altri canali".

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