venerdì 2 ottobre 2009

Omicidio Ingarao, il racconto

Omicidio Ingarao, il racconto


Nicolò Ingarao (nella foto), 46 anni, capo del mandamento mafioso di Porta Nuova, ucciso poco dopo le 9.00 da quattro colpi di pistola che lo hanno raggiunto in via Pietro Geremia, nel trafficato quartiere Noce.

Palermo, il pentito Andrea Bonaccorso ripercorre le fasi dell'assassinio avvenuto nel 2007. La morte del boss era stata decisa dai Lo Piccolo: "doveva essere una lezione in grande stile". Dopo il fatto di sangue i festeggiamenti

PALERMO - "Eravamo su una moto Honda Transalp color melanzana. Io guidavo, Pulizzi era dietro di me. Abbiamo seguito Ingarao mentre usciva dal commissariato. Ci siamo accostati e Pulizzi ha fatto fuoco. Prima ha sparato un paio di colpi con la calibro 38. Ingarao ha tentato la fuga, ma Pulizzi è sceso ha scaricato contro di lui l'intero caricatore, poi l'ha finito con la calibro 9".

Il pentito Andrea Bonaccorso ha raccontato alla prima sezione della Corte d'Assise di Palermo le fasi principali dell'omicidio del capomafia Nicolò Ingarao, assassinato il 13 giugno del 2007 a Palermo. Bonaccorso, assieme a Pulizzi, è stato già condannato per l'omicidio Ingarao a 10 anni e 6 mesi in abbreviato. Seguono, invece, il rito ordinario Salvatore e Sandro Lo Piccolo, capimafia di Tommaso Natale, Andrea Adamo, boss di Brancaccio, Vito Palazzolo e Francesco Paolo Di Piazza, di Cinisi e Terrasini (Palermo).

"La morte di Ingarao - ha proseguito Bonaccorso - era stata decisa un paio di mesi prima dai Lo Piccolo. Fu Salvatore a convocarmi a Giardinello, nella villa dove poi i due boss furono arrestati, e a chiedermi se potevo partecipare all'operazione. Io dissi subito di sì, anche perchè non avevo scelta. Poi Sandro mi illustrò le modalità dell'omicidio. Quella volta a Giardinello c'erano anche Adamo, Gaspare Di Maggio e Palazzolo. Lo Piccolo senior mi diede solo alcuni consigli. Mi disse di non guardare mentre Pulizzi sparava perchè mi sarei impressionato"

L'omicidio, come ha confermato Bonaccorso, era stato deciso dai Lo Piccolo per dare una lezione a Nino Rotolo, boss di Pagliarelli. Dalle intercettazioni dell'operazione Gotha del 2006 emergono i contrasti tra le fazioni di Rotolo e Lo Piccolo. "Sandro andò su tutte le furie - ha raccontato Bonaccorso - quando lesse che Michele Olivieri aveva detto: Se catturano Sandro Lo Piccolo sono sicuro che si butta pentito. Voleva ucciderlo prima di Ingarao, ma Olivieri era agli arresti domiciliari".

L'omicidio Ingarao doveva essere molto eclatante, ma poi i continui arresti portarono a una maggiore prudenza. "Dovevamo intervenire in macchina e poi sparare con i fucili a pompa o dei kalashnikov - ha detto - Doveva essere una lezione in grande stile. Poi, considerata anche la zona, i Lo Piccolo preferirono le moto e le pistole". Bonaccorso ha raccontato anche i "festeggiamenti" dopo l'omicidio.

"Ci siamo visti a casa di Di Piazza, dove abbiamo posato le armi - ha detto - Eravamo tutti molto contenti. C'erano anche Sandro Lo Piccolo, Vito Palazzolo, Andrea Adamo. Ci siamo abbracciati e complimentati a vicenda perchè era andato tutto bene. In particolare Adamo era felice di come mi ero comportato, perchè avevo avuto sangue freddo. Per me era la prima volta".

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