domenica 1 novembre 2009

Camorra, carabinieri arrestano due latitanti clan Russo


Camorra, carabinieri arrestano due latitanti clan Russo

Un boss della Camorra, inserito nell'elenco dei dieci ricercati più pericolosi, è stato catturato dai carabinieri in provincia di Avellino assieme al fratello, anche lui latitante. Lo comunica la stessa Arma.

Pasquale Russo, 62 anni, ritenuto un "pericolosissimo capoclan" come si legge in una nota, era latitante dal 1993.

Russo, a capo dell'omonimo clan operante nell'Agro Nolano e più volte condannato all'ergastolo per 13 omicidi e associazione di tipo mafioso, si trovava in un casolare di Sperone, dove nella notte i carabinieri hanno fatto irruzione.

Con Russo c'era anche il fratello Carmine, 47 anni, latitante dal 2007 e inserito nella lista dei 100 ricercati più pericolosi.

Nel corso dell'operazione è stato arrestato anche Antonio De Sapio, 53 anni, incensurato, che ospitava i fratelli Russo nel suo casolare.

Ieri era stato arrestato dalla polizia nel Napoletano un altro dei fratelli Russo, Salvatore, che risultava da tempo inserito nella lista dei 30 latitanti più pericolosi.

Dai primi anni Novanta Pasquale e Salvatore Russo, in seguito al pentimento del boss Carmine Alfieri e di altri esponenti di spicco del clan, avevano riorganizzato la struttura del gruppo criminale assumendone la reggenza.

Il clan Russo, tra i più temibili della provincia di Napoli, rappresentava una vera e propria holding a cui facevano capo varie attività illecite.

Inoltre, come risulta ormai provato, Pasquale Russo aveva rapporti con i capi di Cosa Nostra, che lo consideravano il loro referente in Campania.

I RUSSO INTERCETTAVANO LE FORZE DELL'ORDINE

Nel corso di una conferenza stampa gli investigatori hanno spiegato che agli arresti di questa notte si è arrivati, oltre che dopo lunghe e complesse indagini, grazie a una telefonata che è stata intercettata dai militari.

Dall'attività investigativa è inoltre emerso che i boss Russo intercettavano gli investigatori: nel nascondiglio sono stati infatti ritrovati - oltre ad armi, un visore notturno e un rilevatore di microspie - strumenti tecnologici per intercettare le conversazioni delle forze dell'ordine e per rilevarne la presenza.

"Le intercettazioni sono uno strumento importante, se ce le levano è meglio chiudere i battenti. Tra l'altro ci credono anche loro (i boss), tanto che intercettavano noi!", ha commentato in conferenza stampa Giovandomenico Lepore, capo della Procura di Napoli.

"Anche questa mattina ho svegliato due ministri (dell'Interno Roberto Maroni e della Giustizia Angelino Alfano) e con piacere ho dato la notizia di un'altra magistrale operazione. E gli ho chiesto più mezzi, tenuto conto che stiamo lavorando bene. Però ci servono mezzi, perché non si possono fare queste cose a costo zero", ha aggiunto Lepore, precisando che per ora Maroni e Alfano non hanno risposto sulla richiesta di risorse.

"Ora - ha detto ancora Lepore - speriamo di prendere anche gli altri due superlatitanti, Michele Zagaria e Antonio Iovine".

Le indagini sono state condotte dai carabinieri con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Napoli.

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