giovedì 26 novembre 2009

Camorra, colpo al clan Sarno: 19 arresti In manette consigliere comunale di Napoli


Camorra, colpo al clan Sarno: 19 arresti
In manette consigliere comunale di Napoli


È Achille De Simone eletto nelle liste del Pdci. Avrebbe impedito
con la violenza la nascita di uno sportello anticamorra a Cercola


NAPOLI (26 novembre) - Questa notte i carabinieri del comando provinciale di Napoli hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla magistratura partenopea a carico di 19 persone ritenute elementi di spicco del clan camorristico dei Sarno operante nel quartiere Ponticelli del capoluogo campano ed in vaste aree della provincia.

Il clan contro le associazioni antiracket.Nel corso di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia i militari dell'Arma hanno accertato estorsioni perpetrate a tappeto ai danni di imprenditori, commercianti ed ambulanti dell'hinterland est di Napoli nonché le attività illecite attuate dalla moglie di un capo clan che, con la complicità, di un politico locale aveva fatto desistere i promotori di una nascente associazione antiracket dall'aprire uno sportello nel Comune di Cercola.

In manette consigliere comunale del Pdci. Anche un consigliere comunale di Napoli, Achille De Simone del Pdci, residente a Cercola è stato arrestato nell'ambito dell'operazione. Secondo quanto si è appreso, nei suoi confronti l'accusa è di violenza privata per aver impedito la nascita di uno sportello antiracket nel comune di Cercola.

De Simone è stato eletto in Consiglio comunale a Napoli con il Pdci, con un buon successo personale in termini di voti. 69 anni, dipendente della Regione Campania, risiede a Cercola, nel Napoletano, dove è stato consigliere comunale dal '78 al 2001 e assessore comunale in diversi periodi sempre nel comune del Napoletano.

De Simone, pur eletto in uno schieramento di sinistra al Comune di Napoli, contemporaneamente ha fatto parte, per un periodo, di una giunta di centro destra a Cercola. È accusato di violenza privata: era in casa di Patrizia Ippolito, moglie del boss Vincenzo Sarno, collaboratore di giustizia. Nell'abitazione fu convocata una persona che voleva aprire un'associazione antiracket. La Ippolito disse che l'associazione non sarebbe stata aperta se l'uomo non avesse riferito alla donna tutte le denunce e le iniziative dell'associazione: dopo l'intervento del clan l'associazione non aprì più.

Presa la moglie del boss Sarno. Gestiva le attività del clan. Tra i destinatari dei provvedimenti anche la Ippolito, che durante questo periodo - secondo l'accusa nei suoi confronti - ha gestito le attività estorsive. È a casa sua che sarebbe stato convocato uno dei commercianti che aveva deciso di avviare un'associazione antiracket. L'uomo sarebbe stato minacciato, e avrebbe avuto il via libera, secondo quanto è emerso, ad avviare l'attività ma solo se avesse poi riferito al clan tutti i dettagli di quanto deciso dall'associazione che poi non fu più costituita.

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