mercoledì 27 gennaio 2010

Mafia, sequestrati beni per 550 milioni al cassiere del boss Messina Denaro



Mafia, sequestrati beni per 550 milioni
al cassiere del boss Messina Denaro


PALERMO (27 gennaio) - La Direzione Investigativa Antimafia e il Gico della guardia di finanza di Palermo hanno sequestrato il patrimonio aziendale, societario e personale di un imprenditore agrigentino, condannato, con sentenza definitiva, per associazione mafiosa. Il provvedimento, che ha portato al sequestro di beni per un valore che supera i 550 milioni di euro, è stato adottato dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Agrigento, su proposta del direttore della DIA e della Dda di Palermo.

L'imprenditore agrigentino colpito dal provvedimento di sequestro è Rosario Cascio, 75 anni, di Santa Margherita Belice già condannato, in via definitiva, per associazione mafiosa in seguito al processo scaturito dalle accuse del pentito Angelo Siino.

Cascio, che è residente a Patanna, viene considerato dagli inquirenti uno dei «cassieri» del boss latitante Matteo Messina Denaro. Secondo gli investigatori l'uomo, proprietario di diversi impianti per la lavorazione del calcestruzzo, sarebbe a capo di una vera e propria holding mafiosa che era già stata colpita un anno fa da un altro provvedimento di sequestro di beni per un valore complessivo di 400 milioni di euro.

Tra i beni sequestrati dalla Dia e dalla Guardia di finanza all'imprenditore agrigentino Rosario Cascio ci sono 15 tra ditte individuali e società di capitali che operano nel settore edilizio e intestatari di 200 appezzamenti di terreno, che si trovano nelle province di Agrigento e Trapani, 90 fabbricati, 9 stabilimenti industriali tra cui diversi silos e 120 automezzi.

Sotto sequestro sono finiti anche i seguenti beni intestati a Rosario Cascio e alla moglie, anche attraverso prestanomi: 60 appezzamenti di terreno, 80 tra ville, appartamenti, palazzine e magazzini, 50 veicoli e un'imbarcazione da diporto.



Mafia: Traffico Di Droga, In Manette 20 Del Clan Mazzei Di Catania

(ASCA) - Roma, 27 gen - La Polizia di Stato di Catania sta eseguendo 20 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso, quali affiliati al clan Mazzei, nonche' associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e spaccio di droga. Gli arrestati sono accusati di traffico di stupefacenti, acquistati in Campania ed in Olanda e spacciati a Catania e nelle piazze di spaccio dell'hinterland etneo.


Mafia, il malore in "diretta" del boss

PALERMO - Il boss Rosario Gambino ha avuto un malore in "diretta", durante la videoconferenza del processo che lo vede imputato per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, in uno stralcio del processo "Pizza connection" in corso davanti alla terza sezione del Tribunale di Palermo.

Gambino, che da tempo sostiene di essere malato e che dopo la sua espulsione dagli Usa ha già chiesto invano la scarcerazione per motivi di salute, ha preso la parola e ha detto di "avere il cuore che mi sale fino in gola".

"Più volte - ha aggiunto rivolgendosi al presidente Gaetano La Barbera - sono caduto per terra e mi sono fatto male. Chi è il responsabile di tutto questo?".

Dopo questa dichiarazione, l'imputato si è steso per terra nella saletta della videoconferenza del carcere romano di Rebibbia ed è stato poi accompagnato in infermeria. L'udienza è stata aggiornata all'11 febbraio.

Nessun commento:

Posta un commento