giovedì 7 gennaio 2010

Reggio Calabria, il pugno duro del governo


Reggio Calabria, il pugno duro del governo

Mattinata di tensione per un petardo
Maroni e Alfano annunciano rinforzi
REGGIO CALABRIA



In arrivo 121 agenti e sei magistrati in più a Reggio Calabria; maggiore protezione per le toghe in prima linea contro la ’ndrangheta; un’aggressione più decisa ai portafogli delle cosche con la creazione di un’agenzia nazionale per i beni confiscati da realizzare proprio a Reggio; impedire l’infiltrazione negli appalti di grandi opere come la ricostruzione in Abruzzo e l’Expo 2015.

Quattro giorni dopo la bomba davanti alla Procura del capoluogo calabrese, si delinea la risposta dello Stato. Le misure sono state definite in un vertice nella Prefettura reggina cui hanno partecipato i ministro dell’Interno e della Giustizia, Roberto Maroni e Angelino Alfano, il capo della Polizia, Antonio Manganelli, i comandanti generali di Carabinieri e Guardia di Finanza, Leonardo Gallitelli e Cosimo D’Arrigo, il Procuratore nazionale Antimafia Pietro Grasso e i capi della Procura di Reggio.

Maroni ha annunciato il potenziamento delle strutture investigative della città con l’invio, già da lunedì prossimo, di 121 unità tra poliziotti, carabinieri e finanzieri, di cui la metà sarà impiegata per aumentare il controllo del territorio. «Per i magistrati e per chi lotta in prima linea contro la ’ndrangheta - ha proseguito il ministro - ci sarà una rimodulazione delle misure di protezione personale». Sarà poi aumentata l’efficienza dell’aggressione ai patrimoni mafiosi con la creazione proprio a Reggio Calabria dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati, «strumento - ha sottolineato Maroni - essenziale per gestire il consistente patrimonio sottratto alle mafie: oltre 12 mila beni negli ultimi 18 mesi, per un valore di 6,8 miliardi di euro». Ci saranno inoltre anche risorse economiche per la Calabria, come i 206 milioni di euro del Pon (Programma operativo nazionale) Sicurezza.

Alfano, da parte sua, ha illustrato gli interventi per potenziare gli uffici giudiziari reggini: saranno inviati sei magistrati in più e il capoluogo calabrese sarà considerato sede disagiata. «Vogliamo garantire al procuratore generale Salvatore Di Landro e al procuratore capo Giuseppe Pignatone - ha spiegato il ministro della Giustizia - le forze necessarie per combattere la ’ndrangheta». E quest’ultima parola farà presto il suo ingresso nei testi di legge, nell’ambito del piano nazionale contro la mafia che i due ministri si apprestano a presentare in Cdm.

«Nella legislazione nazionale - ha osservato Alfano - viene citata solo la mafia e noi vogliamo colmare questa lacuna che dava la misura di una sottovalutazione del fenomeno». Maroni, infine, ha invitato a non sottovalutare neanche il petardo trovato oggi nei pressi dell’aula bunker di Reggio. «Si trattava - ha puntualizzato - di un petardo inesploso, il che è rassicurante, ma occorre migliorare le misure anti-intrusione perchè non è accettabile che sia finito lì».

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