martedì 23 febbraio 2010

Ricercato Scaglia, il re di Fastweb Manette per il senatore Di Girolamo


Ricercato Scaglia, il re di Fastweb
Manette per il senatore Di Girolamo


Maxi operazione di Gdf e Ros
sul riciclaggio di denaro sporco
Chiesto il carcere per 56 persone
Frodi per due miliardi di euro

ROMA


Silvio Scaglia, fondatore ed ex amministratore delegato di Fastweb, è ricercato dalla dda di Roma che ha emesso nei suoi confronti un mandato di arresto nell’ambito di una maxi-inchiesta sul riciclaggio di denaro sporco che ha condotto all'arresto di 56 persone. Il gip del tribunale di Roma, Aldo Morgigni, ha disposto la misura cautelare in carcere - sempre su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia - anche per il senatore Nicola Di Girolamo (Pdl) e per il presidente, l’ad e alti funzionari della Telecom Italia Sparkle (società controllata al 100% da Telecom) in carica dal 2003 al 2006. Scaglia - che risulta tecnicamente latitante - ha fatto sapere che si trova all’estero per lavoro: ha incaricato i suoi difensori di concordare il suo interrogatorio e afferma la sua estraneità a qualunque reato.

False fatture di servizi telefonici
Le accuse contenute nella maxi-indagine sono molto pesanti: associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio ed al reimpiego di ingentissimi capitali illecitamente acquisiti attraverso un articolato sistema di frodi fiscali. Il mega riciclaggio di denaro sporco, per un ammontare complessivo di circa due miliardi di euro, è stato scoperto dai carabinieri del Ros e dalla Guardia di Finanza: 56 le ordinanze di custodia cautelare in corso di esecuzione in varie località italiane ed estere. Il riciclaggio veniva realizzato attraverso la falsa fatturazione di servizi telefonici e telematici inesistenti, venduti nell’ambito di due successive operazioni commerciali a Fastweb e a Telecom Italia Sparkle rispettivamente dalle compagini italiane Cmc e Web Wizzard srl, nonchè da I-Globe e Planetarium, che avrebbero evaso il pagamento dell’Iva per circa 400 milioni di euro, trasferendoli poi fraudolentemente all’estero.

La 'ndrangheta e l'elezione del senatore
Per il senatore Nicola Di Girolamo, l’accusa sarebbe posta in relazione alla sua elezione con il voto degli italiani residenti all’estero. La ’Ndrangheta, tramite emissari calabresi mandati in Germania, soprattutto a Stoccarda, avrebbe messo le mani sulle schede bianche per l’elezione dei candidati al Senato votati dagli italiani residenti all’estero e le avrebbero riempite con il nome di Nicola Di Girolamo. ’Sponsor’ di questa operazione di supporto nell’elezione del parlamentare, sarebbe stato l’imprenditore romano Mokbell, coinvolto anche lui dell’operazione ’Phunchard-Broker’. Mokbell, in passato, aveva fondato il movimento Alleanza Federalista del Lazio e poi un partito federalista.

Un'organizzazione internazionale
Alcuni indagati sono stati arrestati negli Usa, in Inghilterra e in Lussemburgo. L’organizzazione criminale transnazionale individuata dal Ros e dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Gdf riciclava centinaia di milioni di euro tramite una rete di società appositamente costituite in Italia e all’estero: enorme il giro d’affari complessivo, se si pensa che i capitali illeciti provenivano da una serie di operazioni commerciali fittizie di compra-vendita di servizi di interconnessione telefonica internazionale. Per realizzare la maxi-operazione di riciclaggio gli arrestati si sono avvalsi di società di comodo di diritto italiano, inglese, panamense, finlandese, lussemburghese ed off-shore, tutte controllate dall’organizzazione.

Danni allo Stato per 365 milioni
I colletti bianchi delle società di telecomunicazioni sarebbero stati compiacenti nel favorire le operazioni di riciclaggio dell’organizzazione criminale la cui attività è stata fermata. Gli inquirenti calcolano che il riciclaggio abbia provocato un danno allo Stato italiano di oltre 365 milioni di euro derivanti dal mancato versamento dell’Iva attraverso l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per più di un miliardo e 800 milioni di euro da parte di «primarie società di telecomunicazioni».

Schede prepagate e siti inesistenti
Ed ecco come funzionava la frode. Le operazioni commerciali fittizie hanno riguardato la commercializzazione di schede prepagate che, tramite un codice, avrebbero dovuto consentire l’accesso a un sito internet di contenuti tutelati dal diritto di autore e in realtà inesistenti. La seconda operazione fittizia riguardava la commercializzazioni di servizi (del tipo "contenuti per adulti"), da realizzare attraverso un traffico telematico rivelatosi, anche in questo caso, inesistente.

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