giovedì 13 maggio 2010

Inchiesta G8, spunta una lista di nomi Setacciati 263 conti correnti della cricca


Inchiesta G8, spunta una lista di nomi Setacciati 263 conti correnti della cricca


Tutti i nomi della lista Anemone: è bufera
Il Pd: andare avanti o corruzione dilagherà

Nell'elenco politici e manager. Mancino: non ho ricevuto regali
Il Pdl: no a liste di proscrizione, è un massacro mediatico
Bossi: indagine strana. L'Idv chiede commissione d'inchiesta


ROMA (13 maggio) - Spunta una lista di politici, alti funzionari dello Stato e vertici delle forze di polizia trovata nel computer sequestrato nel 2009 al costruttore Diego Anemone, al centro dell'indagine della procura di Perugia sugli appalti per i Grandi eventi.
La lista, in cui sono indicati nominativi e lavori eseguiti dalle aziende del gruppo Anemome, conterrebbe quasi 400 nomi ed è ora all'attenzione dei pm perugini.

All'interno numerosi personaggi eccellenti della politica, delle istituzioni, della magistratura, alti funzionari di Stato, manager. Tutti destinatari di lavori edilizi da parte delle aziende di Anemone, l'imprenditore indagato per corruzione e sospettato di essere al vertice della «cricca» degli appalti che, grazie al sostegno di politici e alti funzionari, riusciva ad aggiudicarsi una fetta importante degli appalti pubblici del nostro Paese, a partire dai lavori per il G8 della Maddalena.

Otto pagine, ognuna con una quarantina di nomi o indirizzi, con indicato sulla sinistra il numero progressivo e l'anno e sulla destra il nominativo o l'indirizzo: è la "lista Anemone" sulla quale stanno ora lavorando gli inquirenti perugini. Nel lungo elenco compaiono nomi importanti, lavori eseguiti in ministeri e palazzi del potere romano, e semplici indirizzi.

Tra i nomi citati ci sono quello del vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, del sottosegretario Guido Bertolaso, del direttore del Dis (indicato nella lista come "capo Ps") Gianni De Gennaro, del regista Andrea Occhipinti e di diverse persone già coinvolte nell'inchiesta sugli appalti, Claudio Rinaldi, Mauro Della Giovampaola e il generale della Guardia di Finanza Francesco Pittorru.

Nell'elenco figurano poi l'ex ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, l'ex ministro delle Infrastrutture, Pietro Lunardi, il direttore generale della Rai, Mauro Masi, l'ex sottosegretario alla Giustizia, Michele Vietti, il manager Rai, Giancarlo Leone, il presidente di Trenitalia, Marco Zanichelli, l'ex ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio e Gaetano Silvestri, giudice della Corte costituzionale, la giornalista di Mediaset Cesara Buonamici. A parte Pittorru e Bertolaso, nessuno degli altri nomi è indagato. Dalla lista risulta che i lavori di ristrutturazione eseguiti dalle aziende di Anemone nelle abitazioni di Bertolaso furono tre e non uno, come dichiarato dal capo della Protezione civile. Nell'elenco anche lavori eseguiti a Palazzo Chigi.

La segretaria al telefono: nel pc c'è il "mondo". Il 14 ottobre del 2008 c'è la perquisizione della Guardia di Finanza. Una perquisizione in cui i militari prendono, tra l'altro, un computer del fratello di Diego Anemone, Daniele, «con dentro il mondo» dice una segretaria intercettata sottolineando che «hanno stampato gli elenchi di personale vecchio, lavori, 'ste cose qua». È quanto emerge da una relazione dei carabinieri del Ros di Firenze del 27 ottobre 2008.

Dalle intercettazioni emerge il tentativo di Anemone di entrare in contatto con qualcuno che lo possa aiutare, attivandosi per un incontro nei pressi del Comando generale della Gdf e chiedendo a un amico «di segnalare ad un soggetto con cui sono stati a cena la sera prima - scrivono i ros - che i ragazzi suoi stanno procedendo ad un controllo». «Con tono preoccupato - scrivono i ros - Daniele Anemone informa il fratello Diego di aver appena saputo che i finanzieri hanno messo mano al suo computer, lasciando intendere che ha paura che vengano individuati dei dati riferiti a dei conti particolari».

Quando Anemone chiede di sapere cosa ci fosse nel pc, «Daniele - gli viene risposto - ha detto "c'è questo mondo e quell'altro". Però ho visto che stampavano gli elenchi di personale vecchio, lavori, 'ste cose qua». Più tardi, scrivono i ros, Gazzani chiama Diego Anemone e «gli fa pervenire il messaggio criptato che per risolvere il problema gli è stato riferito dal suo referente che è inutile interessare gli alti ufficiali ma è sufficiente intervenire sugli operanti e se ne occupa lui».

Anemone chiama anche Angelo Balducci: «Tanto tu sei intelligente, ascolta - gli dice - Hai visto tu mi hai mandato da quel signore di Merulana tempo indietro? Ecco mi si è verificata la stessa cosa a me. Apposta son ritornato. Eh, però è una cazzata proprio». Merulana, si scoprirà più tardi, è anche la strada dove ha comprato casa il generale della Gdf Francesco Pittorru, operazione ora nel mirino delle fiamme gialle.

«Il signor Anemone non mi ha fatto alcun regalo», ha dichiarato Mancino. Mancino dice che quando era ministro dell'Interno vennero commissionati dal Sisde all'impresa di Anemone i lavori di messa in sicurezza del suo appartamento e che poi nel 2004 lui stesso fece eseguire, a proprie spese, modesti lavori nella casa dove era andato ad abitare. I lavori eseguiti dalle imprese di Anemone nell'abitazione di Bertolaso sono stati «regolarmente pagati», ha replicato il capo della Protezione civile. Monorchio spiega invece di abitare in una casa in affitto e che i lavori era stati fatti dal proprietario. «Sono affittuaria dell' appartamento in questione dal 2003. L' appartamento è di proprietà di un ente, pertanto i lavori di ristrutturazione non sono stati commissionati dalla sottoscritta, ma dall'Ente prima del mio ingresso», ha precisato Buonamici. «Nessun rapporto è mai intercorso tra me e gli imprenditori di cui si parla negli articoli», ha puntualizzato Vietti.

Nessun commento da parte dei difensori di Anemone in merito alla lista. Il documento non sarebbe comunque tra quelli a disposizione dei legali.

Accertamenti sulla diffusione della lista potrebbero essere avviati dalla procura di Perugia titolare del fascicolo. I magistrati stanno valutando la decisione da prendere. Sembra tra l'altro che la lista fosse sconosciuta alla procura perugina fino alla pubblicazione da parte degli organi d'informazione.

«Bisogna andare assolutamente a fondo perché con tutta evidenza non si tratta di una somma di casi ma di un meccanismo che ha origini in un'intenzionalità politica di allargamento di appalti riservati e fuori gara in un'applicazione distorta delle direttive comunitarie». Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani nega cautele o timori del Pd rispetto all'inchiesta G8. «Il governo - ha spiegato Bersani - lasci fare alla magistratura il suo compito e dica che cosa pensa del meccanismo perché su questo il Pd andrà a fondo altro che cautela». Il governo, ha aggiunto il leader Pd, «deve mettere mano all'impianto altrimenti la corruzione dilagherà».

«La lista di 400 nomi collegati ad Anemone è una ragnatela della vergogna e del malcostume. Sembra sempre più evidente che un gruppo di persone ha fatto affari d'oro controllando appalti e settori delicati della vita pubblica del nostro Paese. Per chiarire interessi e rapporti di questa Spectre di affaristi e funzionari è opportuna una commissione parlamentare d'inchiesta». Lo afferma il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi.

Cicchitto: ennesima lista di proscrizione. «Siamo in una situazione per un verso paradossale per un altro verso gravissima: prima vengono offerti in pasto elenchi di nomi poi, chissà quando, verranno fatte le indagini. Nel frattempo ogni nome è offerto al massacro mediatico, indipendentemente dalle ragioni per cui esso si trova nel computer di Anemone. Ovviamente il segreto istruttorio è praticamente annullato da tempo e in compenso ci troviamo di fronte all'ennesima lista di proscrizione». È quanto dichiara il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto.

Intanto proprio l'ex ministro non deporrà domani davanti ai pm di Perugia titolari dell'inchiesta sulla cricca degli appalti per i Grandi eventi. Secondo il suo avvocato, Giorgio Perroni, l'ex ministro verrebbe sentito «senza il rispetto delle garanzie difensive previste», ovvero come testimone, pur essendo di fatto indagato. Inoltre Perugia non sarebbe competente perchè i fatti sono avvenuti a Roma e perchè Scajola dovrebbe essere giudicato dal tribunale dei ministri.

Bossi: strana inchiesta. Il Governo rischia per altre inchieste? «Se portano via tutti i ministri sì ... Ma fin quando ci siamo io, la Lega e Tremonti, il governo non rischia, non lo buttano giù». Così il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, al termine del Consiglio dei ministri risponde ai cronisti in merito al possibile coinvolgimento di membri del Governo nell'inchiesta sul G8. «Io non so niente, io non c'entro», scherza prima il Senatur, che poi però non esclude un piano per destabilizzare l'esecutivo e ai cronisti che gli chiedono se teme che ci sia un disegno risponde così: «Mi sembra un po' strana, un po' preparata, ho questa impressione... Spero di no, spero di no». Una nuova Tangentopoli? «Non lo so, spero di no - conclude Bossi scherzando - La situazione è brutta. Meglio prendersi un appartamento in affitto con qualche bella donna...».

La Lega non ha fretta per la scelta del sostituto di Scajola al ministero dello Sviluppo Economico, incarico affidato pro tempore al premier, dice poi Bossi: «Non facciamo pressioni su Berlusconi - spiega - Lascerà quando vorrà». E la Lega? «Vediamo», conclude il Senatur.

Nessun commento:

Posta un commento