mercoledì 16 giugno 2010

Mafia, procuratore capo Firenze: Spatuzza continua a collaborare


Mafia, procuratore capo Firenze: Spatuzza continua a collaborare

Il "pentito" di mafia Gaspare Spatuzza è deciso a continuare a collaborare con la giustizia, anche se è deluso per essere stato escluso dal programma di protezione. Lo rende noto il procuratore capo di Firenze Giuseppe Quattrocchi.


"Spatuzza ci ha indirizzato un messaggio con questa sua presa di posizione", ha detto il procuratore Quattrocchi, sottolineando che si tratta di "un comportamento molto apprezzabile, è una posizione di coerenza con la scelta che ha operato. Questa iniziativa è ulteriormente rappresentativa di un'affidabilità del percorso intrapreso dal collaboratore".

Ieri la Commissione centrale del Viminale per i programmi di protezione ha deciso di escludere Spatuzza dal programma di protezione perché ha reso alcune dichiarazioni particolarmente significative oltre il limite dei 180 giorni previsto dalla legge al "pentito" da quando manifesta la volontà di collaborare.

Spatuzza, ha aggiunto il procuratore, "chiede di essere protetto. Ma, pur nella delusione che ha provato, e pur manifestando, comprensibilmente, un certo timore per sé, ci ha indirizzato questo messaggio".

La Commissione ha deciso che Spatuzza resta sottoposto alle "ordinarie misure di protezione ritenute adeguate al livello specifico di rischio segnalato".

Lo scorso anno, nell'ambito del processo al senatore Pdl Marcello Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, Spatuzza raccontò in aula che il boss Giuseppe Graviano durante un incontro a Roma nel 1994 gli aveva nominato Silvio Berlusconi e Dell'Utri come i referenti politici della cupola mafiosa nelle stragi di mafia del '92-'93.

Spatuzza, 45 anni, è stato condannato all'ergastolo per 6 stragi e 40 omicidi, molti dei quali eseguiti nei primi anni '90 proprio su mandato dei Graviano, che dal carcere continuavano a impartire ordini ai loro uomini.

Arrestato nel 1997, Spatuzza ha cominciato a collaborare con i magistrati nel 2008. Le sue dichiarazioni sui contatti fra mafia e politica hanno riaperto il dibattito sull'uso dei pentiti e sui benefici a loro concessi per legge in caso di collaborazione con la giustizia.

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