lunedì 19 luglio 2010

Borsellino, Fini: «Non fu solo mafia Mangano non è un eroe»


Borsellino, Fini: «Non fu solo mafia
Mangano non è un eroe»


Il presidente della Camera contestato poi applaudito
Napolitano: fare piena luce. La procura: depistaggio colossale


PALERMO (19 luglio) - Corteo a Palermo per ricordare Paolo Borsellino. Alla manifestazione, partita da via D'amelio, più gente rispetto a ieri, quando alla commemorazione del magistrato c'erano meno di 100 persone. E se anche oggi non sono mancate le polemiche, il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha chiesto di fare piena luce sulle stragi, mentre il procuratore di Caltanissetta ha denunciato un depistaggio colossale.

Fini contestato, poi dice: Mangano non è un eroe. Prima un accenno di contestazione al suo arrivo in via D'Amelio, con qualche manifestante che gridava «vergogna», poi Gianfranco Fini, si è avvicinato ai giovani del comitato delle «agende rosse» e ha cominciato a rispondere alle loro domande. Un dialogo sfociato in un applauso quando il presidente della Camera ha detto che «Mangano non è un eroe, è un cittadino italiano condannato per mafia con sentenza definitiva. Gli eroi sono quelli che si sacrificano per lo Stato», ha aggiunto Fini.

«Oggi è ancora più doveroso essere impegnati perché sta emergendo da Caltanissetta che in via D'Amelio non fu solo mafia», ha quindi osservato il presidente della Camera. «Bisogna fare - ha aggiunto - tutto quello che è possibile per individuare eventuali collusioni e complicità. È un dovere assoluto che va al di là di ogni divisione politica».

«Sapere che sulle indagini sulle stragi ci sarebbero
stati depistaggi mi suscita indignazione», ha detto ancora Fini. «Chiunque crede nelle istituzioni - ha aggiunto - si indigna quando apprende che c'è del vero in questo. Molto va ancora chiarito ma questo è compito della Magistratura».

Il corteo per commemorare Borsellino e i 5 agenti della scorta morti nel '92 nella strage di via D'Amelio è partito poco dopo le 17. Il corteo è giunto a piedi l'albero Falcone in via Notarbartolo. La manifestazione, a cui hanno partecipato alcune centinaia di persone, è stata organizzata dal popolo delle agende rosse. Alla partenza erano presenti anche il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, il procuratore aggiunto di Caltanissetta, Nico Gozzo, il pm Francesco Del Bene. Alla testa del corteo anche i fratelli del giudice ucciso, Rita e Salvatore Borsellino.

Lari: depistaggio colossale. «Il gruppo investigativo che indaga sulle stragi ha seguito un orientamento di indagini che oggi, alla luce dei fatti, pare destituito di ogni fondamento. Stiamo cercando di dare una lettura alle ragioni di questo colossale depistaggio. Si deve verificare se è stato un depistaggio colposo o doloso, e nella seconda ipotesi quali siano le ragioni di questa deriva istituzionale», ha dichiarato in un'intervista al Giornale di Sicilia Sergio Lari, capo della Procura di Caltanissetta che indaga sulle strage di via D'Amelio.

«Che la strage di via D'Amelio non fu solo responsabilità della mafia lo sapevamo da anni. È un'intuizione vecchia. Ora il problema è trovare gli elementi processuali che accertino questa verità», ha detto il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso intervenuto alla cerimonia di commemorazione della strage. «Non si può parlare di costi o di tempi. Le vittime hanno il diritto di conoscere quanta più verità possibile».

Napolitano: fare piena luce. «I risultati conseguiti grazie all'impegno di magistrati e forze dell'ordine vanno integrati da uno sforzo costante e coerente della società civile nell'opporsi ad atteggiamenti di collusione e indifferenza rispetto al fenomeno mafioso. Altrettanto indispensabile è il convinto e forte sostegno alle nuove indagini in corso sulla terribile stagione delle stragi che sconvolse il Paese nei primi anni novanta». È quanto afferma il capo dello Stato in un messaggio inviato ad Agnese Borsellino. «Con armonia d'intenti e pieno spirito di collaborazione - sottolinea il capo dello Stato - le istituzioni tutte debbono contribuire a fare piena luce su quegli episodi rispondendo così all'anelito di verità e giustizia che viene innanzitutto da chi, come lei e i suoi familiari, è stato colpito negli affetti più cari, ma nello stesso tempo e più che mai dall'intero Paese».

«Per l'accertamento della verità occorre battersi, per l'accertamento della verità occorre impegnare gli uomini e le risorse migliori del Paese, per l'accertamento della verità non è mai mancato né mai mancherà il mio impegno istituzionale e personale e quello dell'intero governo, anche a sostegno degli organi inquirenti tuttora impegnati in indagini complesse». Così il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Si tratta di indagini - afferma il Guardasigilli in una nota - «del tutto simili a quelle che, nella sua lunga e prestigiosa carriera ha condotto Paolo Borsellino, con inarrivabile fermezza ma anche con riserbo, equilibrio, con spirito critico, senza proclami, senza mai schierarsi, da magistrato autenticamente autonomo ed indipendente e da uomo dello Stato, lontano da ribalte mediatiche. Ed anche per queste caratteristiche che tratteggiano un modello di magistrato degno di essere indicato ai giovani come esempio da imitare, che la figura di Paolo Borsellino mi è particolarmente cara».

Berlusconi: sua storia è patrimonio di democrazia. «Il giudice Borsellino è stato un esempio di dedizione allo Stato e di lotta all'illegalità e la sua storia è patrimonio prezioso di civiltà e di democrazia», ha scritto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in un telegramma inviato al prefetto di Palermo.

Rita Borsellino: istituzioni temono contestazioni. «Mi sono stufata di contare le persone e di fare i confronti con l'anniversario della morte di Falcone», ha detto Rita Borsellino. «Oggi c'è la gente che sceglie di esserci. La vera antimafia comunque si fa ogni giorno senza stare attenti ai numeri». A proposito delle statue che raffigurano Paolo Borsellino e Giovanni Falcone danneggiate nei giorni scorsi e riparate, Rita Borsellino ha sottolineato: «È una dimostrazione di quanto Giovanni e Paolo facciano ancora paura se c'è chi si scaglia contro delle statue». Sulla partecipazione delle istituzioni alle manifestazioni per la strage di via D'Amelio, Rita Borsellino ha osservato: «La loro indifferenza è forse da attribuire alla paura di ricevere delle contestazioni da parte della società civile. Comunque proprio nelle istituzioni e negli alti vertici ci sono personaggi che hanno perso il diritto di piangere Paolo».

«Ripristinare i valori che hanno segnato la vita e il lavoro di uomini come Borsellino». È l'appello del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. «A diciotto anni dalla strage di via D'Amelio dobbiamo impegnarci perché non si affievoliscano nel Paese né la sete di verità e di giustizia, né la volontà di costruire una convivenza civile che possa fondarsi su una piena affermazione di legalità. Non potremmo dire di aver onorato fino in fondo la memoria di Borsellino, e quella dei tanti eroi caduti nella lotta alla mafia, finché una parte del territorio nazionale - sottolinea il segretario Pd - sarà condizionato dalla criminalità organizzata, finchè l'economia sarà distorta da inquinamenti mafiosi e, più in generale, finché i diritti dei cittadini saranno negati e considerati come favori».

Di Pietro: ancora troppe ombre. «Il nostro obiettivo imprescindibile è quello di combattere tutte le mafie, di ottenere giustizia e di far emergere, ad ogni costo, la verità. Su questa tragica vicenda, infatti, anche dopo diciotto anni, permangono troppe ombre e sussiste una diffusa omertà che impedisce di chiudere un capitolo buio della storia del nostro paese», ha detto il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro.

Anche Pisanu contestato. Il presidente della Commissione nazionale antimafia Beppe Pisanu al suo arrivo in via D'Amelio a Palermo è stato contestato e fischiato da un gruppo di persone che gli hanno gridato: "Fuori la mafia dallo Stato" e '"fuori Dell'Utri dallo Stato". Ma dopo pochi minuti il fratello del giudice, Salvatore Borsellino, ha gridato a voce alta: "Silenzio" invitando i contestatori a smetterla e le contestazioni sono terminate. «Presidente, ho stima e rispetto per le istituzioni quando sono rappresentate da gente come lei. Grazie di essere venuto», ha detto Salvatore Borsellino rivolgendosi a Pisanu, stringendogli la mano. Il fratello del giudice ha quindi consegnato a Pisanu una copia dell'agenda rossa, simbolo del popolo delle agende rosse che chiedono la verità su via D'Amelio.

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