domenica 29 agosto 2010

Lite in sala parto, cinque indagati


Lite in sala parto, cinque indagati

Scambi d'accuse tra i medici
Mamma e figlio migliorano

MESSINA

Mentre migliorano le condizioni di salute della puerpera Laura Salpietro, 30 anni, e del figlio uscito dal coma farmacologico indotto dopo due arresti cardiaci, ci sono i primi cinque indagati nell’inchiesta della Procura di Messina che sta valutando se la lite nella sala parto del Policlinico tra due ginecologi abbia determinato un ritardo nel taglio cesareo, come ha denunciato il marito della donna. Per fare il punto sulla vicenda, assieme al direttore generale del nosocomio Giuseppe Pecoraro, che parla di un reparto «con problemi di organizzazione», domani arriverà a Messina il ministro della Salute, Ferruccio Fazio.

Nel registro degli indagati il pm Francesca Rende, che coordina l’inchiesta condotta dai carabinieri, ha iscritto due ginecologi, già sospesi dopo la lite, Antonio De Vivo e Vincenzo Benedetto; il direttore dell’unità operativa di ostetricia e ginecologia, il prof. Domenico Granese, e altri due medici, probabilmente i ginecologi che hanno poi operato la paziente.

Gli investigatori stanno accertando se i due medici che hanno litigato abbiano avuto dissapori anche in passato per gelosie professionali, come riferito da alcuni testimoni. Entrambi i camici bianchi svolgono anche attività privata; in particolare De Vivo, il ginecologo di fiducia che ha seguito Laura Salpietro durante la gravidanza, è titolare di un rinomato laboratorio, attrezzato con apparecchiature all’avanguardia, tra cui una macchina per le ecografie in 3D. L’altro ginecologo, Vincenzo Benedetto, smentisce però i presunti attriti col collega: «Abbiamo entrambi un’attività privata, come consentito dalla legge, e nessuno dei due ha mai interferito sui pazienti dell’altro», assicura il medico.

I Nas, inviati dalla commissione di inchiesta sul servizio sanitario nazionale, e gli ispettori del ministero, oggi hanno acquisito le cartelle cliniche e i documenti sanitari. «I due medici - spiega il primario Granese - hanno litigato perchè il collega più giovane non ha avvertito quello più anziano, facendo l’induzione al travaglio di parto. Poi uno ha spinto l’altro. Si sono comportati come due teste calde».

Dal canto loro i due sanitari si scambiano reciproche accuse. «Non ho aggredito nessuno», si difende il prof. Vincenzo Benedetto, che lancia sospetti sull’altro ginecologo riguardo le procedure adottate sulla paziente e l’uso di un gel «per la stimolazione che con la presenza di patologie può essere nocivo». La lite sarebbe cominciata quando Benedetto, che era di guardia, avrebbe chiesto spiegazioni al collega su quello che stava facendo, avendo notato delle anomalie sulla macchina del cardio-topografo. «A quel punto lui comincia a insultarmi e mi getta una sedia contro, che sbatte sulla scrivania e cade sul pavimento - sostiene Benedetto -. Poi, prima di andare via, dà un pugno alla vetrata e si fa male». Accuse che De Vivo respinge: «Dico soltanto che io in questa vicenda sono parte lesa e sono stato aggredito. Sono tranquillo. Ho piena fiducia nella magistratura, sono convinto che la verità verrà alla luce».

Ma il ministro Fazio ammonisce: «Sono fatti che non devono più accadere. Nella mia lunga carriera medica - dice - non ho mai assistito a un caso del genere». In molti chiedono una reazione severa, alla luce dei problemi di salute della puerpera, alla quale è stato asportato l’utero, e del bimbo che nei prossimi giorni sarà sottoposto a esami per verificare eventuali danni cerebrali. «Lunedì ci sarà una riunione straordinaria con la commissione disciplinare, non sappiamo ancora se i due medici saranno radiati», avverte il presidente dell’Ordine dei medici di Messina, Giacomo Caudo.

Intanto, Leoluca Orlando, presidente della commissione sugli errori sanitari, annuncia che, avuti gli elementi della vicenda, riferirà in Parlamento. I medici del Policlinico però ribadiscono: «Non c’è nesso tra la lite e i problemi di salute dei pazienti»; mentre il marito della donna, Matteo Molonia, chiede giustizia: «Mia moglie - dice - stava bene prima del parto».

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