giovedì 9 settembre 2010

Dopo l'omicidio Dambrosio una soffiata alla Gazzetta «Così fu ucciso il viceboss»


Dopo l'omicidio Dambrosio
una soffiata alla Gazzetta
«Così fu ucciso il viceboss»


di MARISA INGROSSO

La morte del boss di Altamura, Bartolo Dambrosio, ha infranto il duro guscio dell’omertà e sciolto la lingua a chi, sulla Murgia, vuole sia fatta luce su un brutto caso di «lupara bianca». Si tratta della scomparsa di Biagio Genco, detto Gino, giovane altamurano che, per anni, sarebbe stato unito a Bartolo da sentimenti di profonda amicizia. Su quella storia si sta ancora indagando ma, con Bartolo in circolazione, la paura serrava le labbra a tutti. Ora, invece, sembra che Altamura abbia bisogno di scrollarsi di dosso alcuni macigni.

Così, già poche ore dopo l’assassinio di Dambrosio, sul sito web della «Gazzetta» sono giunte le prime, preziose, segnalazioni sul caso (tuttora irrisolto) della scomparsa di Biagio (Gino) Genco. All’inizio si trattava di indicazioni sommarie. Tracce labilissime. Poi è arrivata una «soffiata» molto dettagliata. Spiegherebbe come è scomparso Gino e offre dettagli inediti.

Genco, infatti, secondo le informazioni rivelate alla «Gazzetta», sarebbe scomparso «il giorno del suo 32esimo compleanno», il 17 novembre del 2006. «Verso le 16.30», sarebbe stato visto nel «distributore Esso di via Bari», ad Altamura, mentre entrava «in una Audi». A bordo ci sarebbe stato proprio Bartolo Dambrosio, assieme ad un altro uomo, di cui non è nota l’identità. Da allora di Gino non si è avuta più alcuna notizia. Però, secondo le informazioni giunte alla «Gazzetta», «quell’Audi quando fece ritorno ad Altamura, aveva due fori di proiettile sullo sportello posteriore».

Come si diceva, Genco e Dambrosio, per anni, sarebbero stati sodali e molto amici. «Amici fraterni», dicono alcuni. Tra l’altro, erano entrambi appassionati di arti marziali. Poi il loro rapporto si incrinò. Forse - ipotizzano gli investigatori - Gino avrebbe voluto «più spazio» e, incontrando l’ostilità di Bartolo, potrebbe aver progettato di staccarsi da lui e cambiare «fronte». Addirittura ci fu chi mormorò che Genco fosse coinvolto nel tentato omicidio di Bartolo. Quell’evento risale al settembre del 2006 e fu lo stesso Bartolo a denunciare l’accaduto ai carabinieri.

Un mese dopo, la mattina del 19 ottobre 2006, agenti del commissariato di Gravina, fermarono una Bmw nera. A bordo c’erano i sorvegliati speciali Nicola Matera eVincenzo Laterza ed un parente di Genco, un giovane sfortunato, un incensurato che con quella storia non c’entrava niente. Sull’auto furono scovati una mitraglietta Skorpion col colpo in canna, due caricatori e varie cartucce calibro 7.65. I tre furono arrestati.

Gino pare conoscesse bene i due presunti mafiosi (Nicola Matera, alias faccia d’angelo, apparterrebbe alla mafia gravinese e Vincenzo Laterza a quella altamurana). A luglio, assieme ad un altro Laterza, Angelo, Genco sarebbe stato anche protagonista di un duro pestaggio (due costole rotte) ai danni del giornalista Alessio Dipalo di Radio Regio Stereo.
Dipalo in quel momento dava parecchio fastidio alla mala. Denunciava (un giorno sì e l’altro pure) le presunte malversazioni nella gestione dei rifiuti. Poi Gino sparì, forse ucciso da Bartolo, e Angelo Laterza decise di collaborare con la giustizia. Lui e la sua famiglia ebbero accesso al programma di protezione e ora sono chissà dove.

Tra l’altro, anche grazie alle sue rivelazioni, la pm Desirè Digeronimo nel 2008 avviò l’inchiesta sulla discarica di Altamura. Probabilmente, l’uccisione di Bartolo Dambrosio non si può spiegare con la scomparsa di Gino Genco. Forse non è una vendetta. Però la morte di Bartolo potrebbe finalmente consentire alla famiglia di Gino di avere, quanto meno, la consolazione della verità. Ricordiamo infatti che sono quattro anni che i Genco aspettano di sapere con certezza se il loro congiunto è morto e dove è il suo corpo. Ad Altamura sono pronti a giurare che i Genco sono «brave persone». Onesti lavoratori che hanno avuto la sfortuna di avere un figliolo che ha fatto scelte sbagliate. Se i due ex-amici, Gino e Bartolo, sono morti - sostengono quanti stanno fornendo informazioni alla Gazzetta - è giusto che chi li ha amati possa avere una bara su cui piangere.

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