martedì 7 settembre 2010

«Ha detto un no di troppo: per questo lo hanno ammazzato»


«Ha detto un no di troppo:
per questo lo hanno ammazzato»


Il pescatore che inseguiva
il sogno di Hemingway


GUIDO RUOTOLO
INVIATO A POLLICA (Salerno)


E se Angelo Vassallo avesse pagato con la vita per aver detto un no di troppo?».

E’ il dubbio che attanaglia il giovane vicesindaco, Stefano Pisani, distrutto e forse impaurito. E’ il sospetto che porta l’inquirente a ipotizzare: «Potrebbe essersi messo di traverso a qualche affare».

Nell’ora del tramonto ancora non si sa quando potrà svolgersi il funerale. Povero sindaco, il sindaco pescatore, l’ambientalista, lo sceriffo che faceva rispettare la legalità, magari esagerando come con la multa di mille euro per chi lasciava cadere a terra le cicche di sigarette. Una provocazione, naturalmente.

Angelo Vassallo più semplicemente sapeva molto bene distinguere e capire cosa si muoveva concretamente sul territorio. Che stesse dalla parte giusta, lo lasciano intuire gli inquirenti quando sussurrano che Angelo Vassallo aveva più di una volta dato la «dritta giusta» per comprendere certe iniziative, per «inquadrare il contesto di certe indagini». Insomma, da testimone di un osservatorio privilegiato, Angelo Vassallo più di una volta aveva contribuito alle indagini della magistratura. «Se fosse inseguito da fantasmi del passato questo non lo sappiamo - afferma un inquirente -, di certo il suo presente è quello di paladino della legalità».

Di fronte a una morte violenta, il tarlo del dubbio si insinua come sempre nelle pieghe delle invidie paesane («Ha aperto un ristorante al figlio...»), nei rancori di chi si è sentito penalizzato, da chi pretendeva e non ha avuto. E naturalmente nell’atteggiamento guardingo degli investigatori che non possono escludere nulla, che non possono non tenere conto di quelle inchieste tutte archiviate che lo avevano visto indagato per concussione, corruzione, persino tentata estorsione. E allo stato i dubbi sono soltanto questi.

Il procuratore aggiunto di Vallo della Lucania, Alfredo Greco, è convinto della buona fede del sindaco: «Era molto attento a comprendere tutte le dinamiche del territorio. Voleva capire chi da fuori portava capitali ad Acciaroli, chi entrava in attività commerciali, chi acquistava terreni». Il vicesindaco Parisi utilizza questa immagine: «Faceva da scudo a tutta l’amministrazione». Come dire che il sindaco voleva preservare il territorio da intrusioni esterne. La Positano del Cilento faceva e fa gola agli appetiti speculativi e camorristici.

Che l’omicidio del povero Angelo Vassallo, il sindaco pescatore crivellato da nove colpi calibro 9 per 21, sia stato un omicidio di stampo camorrista non dovrebbero esserci grandi dubbi. Le modalità e la ferocia dell’agguato sono di per sé una firma.

Che strano, come se, in alternativa alla camorra, l’agguato trovasse ragione soltanto in uno scatto d’ira per futili motivi. Probabilmente - è la sensazione che si ricava dai ragionamenti degli inquirenti e degli investigatori - Vassallo «ha pagato con la vita la sua opposizione a certe richieste».

E’ morto un sindaco. Anzi da sindaco. Perché la sua vita si identifica con l’impegno di amministratore. Quella iniziata quest’anno, infatti, era la sua quarta legislatura. Sedici anni, una vita appunto. E l’esordio fu senza ombre ed equivoci: tra i primi atti della sua giunta fece abbattere lo «Chalet», uno stabilimento balneare abusivo.

Da pescatore, poi, era ben consapevole di quel tesoro, di quella risorsa rappresentata dal mare. E lui era fiero di aver trasformato Acciaroli in quella Positano del Cilento invidiata da tutti. E proprio in questi ultimi mesi aveva ripreso a pescare: «Quante alici, mica stupide - aveva detto in una delle sue ultime interviste pubbliche - che hanno scoperto che il nostro mare è il più pulito d’Italia...».

Acciaroli, una delle quattro frazioni di Pollica, duemila e cinquecento anime in tutto, un pugno di case, una spiaggia bellissima. Gli appalti al porto. Il vicesindaco ricorda la battaglia di Vassallo perché la gestione del porto fosse pubblica.

Fare l’elenco degli appalti, delle concessioni può anche portare fuori pista. Per esempio, sottolineare che l’appalto per il secondo lotto dei lavori al porto - importo in euro: 4 milioni e mezzo - non è stato ancora assegnato per via della valutazione di un’offerta anomala, può lasciare intuire che il movente dell’omicidio potrebbe essere anche questo. Oppure che i lavori per le fognature sono stati vinti da una ditta di San Cipriano d’Aversa, regno dei Casalesi, porterebbe sulla pista dei Casalesi appunto. O ancora i dubbi sugli acquirenti di due esercizi commerciali o sui proprietari di un immobile acquistato in un’asta potrebbero aver insospettito i bersagli delle attenzioni del sindaco.

Gli investigatori, in questa fase, non fanno altro che registrare tutti questi episodi. Stefano Pisani, il vicesindaco, si dispera: «Era uno molto rispettoso dei ruoli. Non si faceva offrire neppure un caffè al bar».

Acciaroli, Angelo Vassallo voleva trasformarla nella Cuba del Mediterraneo. Almeno per due giorni. Dal 10 al 12 settembre. Al porto, i manifesti che riportano brani del «Vecchio e il mare» di Ernest Hemingway. Lo scrittore soggiornò qui per una decina di giorni, nel lontano 1951. Il sindaco voleva proclamare «Acciaroli Città di Hemigway».

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