giovedì 9 settembre 2010

News Mafia


Palermo, confiscati beni per tre milioni
al boss di Porta Nuova Lipari


Provvedimento disposto dalla Corte d'appello. Le indagini sul patrimonio sono state condotte dalla guardia di finanza


PALERMO. La Corte d'Appello di Palermo ha ordinato al confisca dei beni, per circa 3 milioni di euro di Giovanni Lipari condannato nel 2001 per mafia "per aver continuato a dirigere la famiglia mafiosa di Porta Nuova" dopo la condanna a 6 anni e 8 mesi di carcere, nel maxiprocesso.
Le indagini sui beni di Lipari sono state fatte dalla Guardia di Finanza. Nel 2008 Lipari è stato arrestato nell'ambito dell'operazione "Perseo" per avere "pur in assenza di cariche formali, contribuito a dirigere la famiglia mafiosa di Porta Nuova e per aver costituito un punto di riferimento mafioso per il controllo dei lavori pubblici e l'imposizione di estorsioni a varie imprese".


Prova a sottrarre un milione a un pensionato: badante presa a Paternò

La donna, 44 anni, stava cercando di farsi intestare l'intero patrimonio dell'ottantenne, dopo avergli rubato 22 mila euro


PATERNO'. Sarebbe riuscita a farsi comprare un'auto da un ottantenne e a rubargli circa 22 mila euro in contanti, e stava cercando di entrare in possesso dell'intero patrimonio del pensionato, stimato in un milione di euro. E' l'accusa contestata da carabinieri della compagnia di Paternò a una donna incensurata di 44 anni, F. C., che è stata arrestata per furto aggravato e circonvenzione di incapaci. Militari dell'Arma hanno anche fermato un suo presunto complice, un incensurato di 21 anni, G. N..
Secondo l'accusa, la donna, approfittando delle precarie condizioni fisiche e psicologiche del pensionato gli avrebbe proposto di accudirlo a tempo pieno e lo avrebbe convinto a intestare a lei un'auto nuova, dal valore di 12 mila euro, comprata dall'ottantenne. La 'badante' inoltre, secondo i carabinieri, avrebbe "intrapreso trattative per acquisire il suo intero patrimonio stimato in circa un milione di euro". La donna è anche accusata di avere rubato 22.100 euro che il pensionato custodiva in una cassetta di sicurezza, con la complicità del ventunenne. I soldi sono stati recuperati da militari dell'Arma e restituiti al legittimo proprietario.


Fugge sui tetti e cade: pusher nisseno
preso a Palermo


Il giovane, 21 anni, ha provato a dileguarsi per non farsi bloccare dalla polizia. E' precipitato nell'appartamento di un vicino

PALERMO. Per non farsi prendere dalla polizia, che aveva trovato nella sua abitazione alcune piantine di marijuana e voleva arrestarlo, un giovane di 21 anni di Caltanissetta - B.D. - è fuggito attraverso i tetti delle case vicine. Una corsa, la sua, che si è conclusa quando ha sfondato una copertura in eternit di un immobile precipitando nell'appartamento sottostante.
Gli agenti della Mobile l'hanno trovato a terra in stato confusionale con accanto le piantine che si era portato via nella fuga.
Portato in ospedale, i medici gli hanno diagnosticato un trauma cranico e diverse escoriazioni.


Traffico di rifiuti, c'è l'ombra della mafia

Il procuratore aggiunto di Palermo Antonino Gatto: "Ci sono segnali che vanno verificati. Non possiamo escludere il coinvolgimento di Cosa Nostra"

PALERMO. "Non possiamo escludere che ci sia la criminalità mafiosa dietro il traffico di rifiuti che abbiamo scoperto". Lo ha detto il procuratore aggiunto di Palermo Antonino Gatto a margine della conferenza stampa alla Capitaneria di Porto.
"L'organizzazione potrebbe anche essersi mossa - ha aggiunto - con il benestare di Cosa nostra. Abbiamo qualche segnale in tal senso che va verificato. Se ci sia Matteo Messina Denaro dietro lo smaltimento illecito dei rifiuti a Castelvetrano? Al momento diciamo che non ci sono elementi per affermarlo, ma continuano ad indagare". Il riferimento sarebbe alle "fonti confidenziali", così vengono definite dagli investigatori, che avrebbe contribuito all'indagine e secondo cui i boss potrebbero avere utilizzato il business dei rifiuti speciali per riciclare denaro sporco.
L'ammiraglio Domenico Passaro, comandante della Capitaneria di Poto di Palermo, ha sottolineato, invece, il "ruolo strategico del Nucleo speciale di intervento, la cui creazione é stata espressamente richiesta dalle Procure della Repubblica per potere contare su personale specializzato". E sulla grande professionalità del Nope, il nucleo di tutela protezione ambientale dei vigili urbani, si è soffermato anche Serafino Di Peri, comandante della polizia municipale di Palermo: "Il nostro è stato il primo nucleo organizzato in Italia e oggi mettiamo il nostro lavoro al servizio di tutti. Quando le forze dell'ordine collaborano tra di loro si raggiungo importanti risultati".

Imputato per omicidio nell’Agrigentino, gli sequestrano i beni

SCIACCA – Il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Sciacca, Michele Guarnotta, ha disposto il sequestro dei beni patrimoniali di Onofrio Centinaro, imprenditore edile di Alessandria della Rocca (Agrigento). L’uomo è sotto processo per l’omicidio avvenuto lo scorso 8 febbraio del commerciante Antonino Mendola, titolare di un bar del centro, accoltellato al culmine di una lite. Ad avanzare formale richiesta di sequestro dei beni, finalizzata ad un possibile risarcimento dei danni alla famiglia della vittima, che si è costituita parte civile, era stato l’avvocato Fabrizio Di Paola, legale della moglie e dei figli di Mendola. L’uomo fu ucciso in via dei Magazzini, nei pressi di un garage dove stava costruendo un carro di carnevale. Poco prima di essere aggredito a morte Mendola aveva avuto una discussione con il figlio di Centinaro: Il commerciante lo accusava di essere responsabile di un furto nel suo bar. La procura di Sciacca ritiene che ad uccidere Mendola siano state due persone, e non il solo Centinaro. Non sono stati acquisiti tuttavia elementi che confermassero questa ipotesi, e non sono state ritrovate nemmeno le armi del delitto.

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