lunedì 18 ottobre 2010

Mafia Agrigentina Il perché della scelta di collaborare

Il primo verbale di Luigi Putrone, quello del pentimento. Ha

avvisato i giudici che voleva parlare con loro. Con un fax datato
28 luglio 2006 è pervenuta una richiesta di colloquio con la
Procura di Palermo. E quattro giorni dopo si sono presentati il
Procuratore aggiunto della Repubblica Annamaria Palma, i
Sostituti Procuratori della Repubblica Fernando Asaro e
Costantino De Robbio, presente il maggiore Massimo Cucchini
comandante del Rono Cc Agrigento.
Luigi Putrone dichiara: E’ una decisione che ho maturato
tempo fa perché vivendo nella Repubblica Ceca
mi sono allontanato dalla mafia e ho capito che non è
giusto vivere con il terrore che qualcuno venga a dirti di
fare del male a qualcuno ed il terrore che qualcuno faccia
del male a te. Facevo parte dell’organizzazione
mafiosa Cosa Nostra e gli omicidi li ho commessi sempre
perché ordinatimi. Sono stato formalmente affiliato
nel 1990 alla presenza di Salvatore Di Gioia di
Canicattì, Gioacchino Capodici di Favara, Salvatore
Fragapane e suo fratello; insieme a me sono stati affiliati
lo stesso giorno Pasquale Salemi e Antonio Messina. Dopo
aver scontato il soggiorno obbligato, nel 1994 sono stato nominato
rappresentante di Porto Empedocle ed ho mantenuto questa carica
fino al momento in cui sono scappato perché mi cercavano i
Carabinieri. Il rappresentante provinciale era Salvatore
Fragapane e dopo il suo arresto Antonio Di Caro il quale però
cominciò a creare problemi ed in particolare voleva uccidere me e
Arturo Messina. Al momento di sistemare la provincia nominarono
peraltro capo mandamento Renna di Siculiana appoggiato da
Simone Capizzi , mentre Fragapane voleva nominare me. Quando
nominarono Renna io incontrai Di Caro e gli dissi che non ce l’avevo
con lui per non avermi nominato capo mandamento, ma
Leonardo Fragapane si rivolse a Bagarella insieme ad Arturo
Messina per chiedere provvedimenti. I palermitani promisero
di intervenire e decisero di eliminare Di Caro
perché ritenuto non più affidabile. Nel frattempo arrestarono
Fragapane e il fratello Leonardo sospettò che
fossero stati Costanza e Di Caro e decisero di eliminarli
insieme. Eravamo io, Giuseppe Fanara,
Leonardo Fragapane, Vincenzo Licata, Giuseppe
Gambacorta e Carmelo Milioti e quest’ultimo ricevette
una telefonata con cui gli comunicavano l’avvenuta
uccisione del Di Caro. Noi attendevamo questa telefonata
per procedere alla eliminazione di Costanza. Quel
giorno non lo trovammo ma il giorno dopo Fanara lo
attirò in una trappola e Fanara gli sparò un colpo di pistola nella
macchina poi Leonardo Fragapane tentò di strangolarlo e infine
Giuseppe Gambacorta gli sparò un altro colpo di pistola. La sera è
stato sepolto nel cantiere di Vincenzo Licata; sarei in grado di riconoscere
il luogo ove abbiamo seppellito il Costanza e, in un luogo vicino, la macchina.

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