venerdì 15 ottobre 2010

Sequestrato, ucciso e poi bruciato omicidio mililli

Ci sono voluti ben dodici anni per scoprire gli autori dell'omicidio di Giuseppe Mililli, 42 anni, di Aidone, avvenuto il 10 febbraio del 1998 in contrada Arcia , territorio di Niscemi, cremando il cadavere in un fusto pieno di gasolio

Ci sono voluti ben dodici anni per scoprire gli autori dell'omicidio di Giuseppe Mililli, 42 anni, di Aidone, avvenuto il 10 febbraio del 1998 in contrada Arcia , territorio di Niscemi, cremando il cadavere in un fusto pieno di gasolio. Le Squadre Mobili di Caltanissetta ed Enna, unitmente agli uomini del Commissariato di P.S. di Niscemi, hanno dato esecuzione all'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 5 soggetti di Mazzarino, Niscemi, Gela e Caltagirone, ritenuti responsabili dell'omicidio, ordinanze emesse dal Gip del Tribunale di Catania, Grazia Anna Caserta, su richiesta del procuratore capo Vincenzo D'Agata e del Pm Fabio Scalone. I cinque si trovano già in carcere per altri reati,si tratta di Gesualdo La Rocca, 49 anni di San Michele di Ganzaria; Salvatore Siciliano, 46 anni di Mazzarino ; Francesco Ghianda, 50 anni di Mazzarino, Massimo Carmelo Billizzi, 35 anni di Gela; Sebastiano Montalto, 41 di Niscemi (l'unicio ai domiciliari per evasione e tradotto in carcere). Ci sarebbe un sesto indagato Daniele Emmanuello, di Gela, ma è deceduto: morì nel conflitto a fuoco con la Polizia nelle campagne di Villarosa, due anni fa, dove si nascondeva. Denunciati a piede libero anche due collaboratori di giustizia, Fortunato Ferracane di Gela e Antonino Pitrolo di Niscemi.


Le accuse per tutti gli indagati sono di omicidio aggravato e distruzione di cadavere per aver bruciato e distrutto i resti del povero Mililli, cremandolo all'interno di un fusto riempito di nafta nelle campagne di contrada Arcia il 10 febbraio 1998.

Gli indagati sono ritenuti dagli inquirento tutti appartenenti alla famiglia mafiosa di Cosa Nostra. All'epoca dei fatti la vittima era ritenuto elemento di spicco di Cosa Nostra, operante ad Aidone, sodalizio facente capo a livello provinciale al boss detenuto Giovanni Mattiolo. Tuttavia nel territorio ennese, oltre al gruppo capeggiato da Mattiolo , operava uno schieramento "perdente" vicino alla "corrente" dei Madonna, di Bernardo Provenzano.

Le famiglie operavano nel controllo del settore edile , quindi nella gestione di appalti e subappalti nonché per le forniture di materiali per costruzione e del movimento terra. Mililli era considerato elemento di elevato spessore, dedito alle estorsioni, considerato braccio armato della organizzazione, pronto ad essere utilizzato in azioni sanguinarie da portare a termine anche in altre province siciliane, e veniva inserito in contesti mafiosi ad ampio raggio comprendenti le province di Catania, Caltanissetta ed Enna. Molti imprenditori edili della provincia ennese aveva come "referente" Giuseppe Mililli , il quale, a sua volta, faceva capo a Giovanni Mattiolo , inteso "zè Giuanni", "rappresentante provinciale" di Enna della consorteria mafiosa. Tale profilo criminale trova conforto nelle indagini, anche tecniche, esperite dalle Squadre Mobili nissena ed ennese negli anni che vanno 1995-1998, a seguito delle quali il Gip del Tribunale di Caltanissetta emetteva, nel marzo del 1998 , ordinanza di custodia cautelare a carico di Giuseppe Mililli , indagato per l'art. 416/bis, perché facente parte dell'associazione denominata Cosa Nostra; ordinanza rimasta ineseguita per la scomparsa dello stesso, probabilmente vittima della "lupara bianca".

In tale contesto si colloca l'omicidio che vede mandanti i cinque colpit da ordinanza dii custodia cautelare in carcere .Con la collaborazione fornita alla Squadra Mobile di Caltanissetta da alcuni collaboratori, si acquisivano importanti elementi in ordine all'omicidio di Giuseppe Mililli, detto "u prosciuttaru", delitto posto in essere da un "squadra di morte" capeggiata dal boss Daniele Emmanuello.

La Squadra Mobile di Enna, nel corso di indagini svolte, apprendeva della scomparsa di Giuseppe Mililli dall'ascolto di più conversazioni ambientali intercorse sull'auto di Domenico Calcagno con esponenti mafiosi, dell'aidonese, in epoca successiva alla scomparsa. Nel corso della citata conversazione i dialoganti, elementi interni a cosa nostra aidonese, si interrogavano sulla sua scomparsa, della quale cercava di attingere notizie il rappresentante provinciale Giovanni Mattiolo , il quale, però, sembrava essere tenuto all'oscuro di importanti particolari relativi alla sparizione, poi meglio disvelati dai collaboranti.

La scomparsa di Mililli costituiva l'argomento principale di un'altra importante conversazione intercorsa il 16 febbraio 1998, Domenico Calcagno ed altri soggetti della famiglia, nel corso della quale si parlava della scomparsa. Inoltre emergeva che Giovanni Minacapilli e Giuseppe Mililli, il primo rimasto vittima di un agguato mortale, avvenuto il 24.01.1998, e il secondo scomparso il 9 febbraio successivo, avevano raggiunto posizioni di rilievo all'interno dell'associazione e, pertanto, la decisione dello loro eliminazione, era stata presa a livello di vertice dell'organizzazione mafiosa per arginare la loro ascesa al potere.

Come atto consequenziale il 24 gennaio 1998 ad Aidone veniva ucciso Giovanni Minacapilli e nel gruppo di fuoco c'era pure il figlio di Gaetano Leonardo. Nel 2009 investigatori delle Squadre Mobili di Caltanissetta ed Enna procedevano ad una ispezione dei luoghi nella contrada Arcia, individuando la casa e il terreno presso il quale fu ucciso il Mililli. Altro collaboratore di giustizia riferiva che, nel 1998, egli rimase nascosto con altri complici per due giorni in una villetta, a Pietraperzia, in attesa di eseguire un omicidio.

L'omicidio di Giuseppe Mililli va quindi temporalmente stabilito alla data del 10 febbraio 1998. Il 23 ottobre del 2009 le Squadre Mobili presentavano alla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, un rapporto dettagliato con cui venivano deferiti 7 soggetti, appartenenti alle famiglie mafiose di cosa nostra operanti a Niscemi, Gela e Mazzarino, nonché a San Michele di Ganzaria , ritenuti responsabili dell'omicidio di Giuseppe Mililli.

Flavio Guzzone

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