martedì 11 gennaio 2011

PARCO VALLE DEL TICINO: SPREGIATORI E SPRECHI

Il Parco Valle del Ticino si pone tra Piemonte e Lombardia, coinvolge 58 Comuni, tra i quali

11 della provincia di Novara e i restanti 47 facenti parte della provincia di Varese, Pavia e
Milano.


E' attraversato dal "fiume azzurro" dal bacino imbrifero e dal corso in continua evoluzione, quasi come se il Parco fosse il risultato di un processo e, in quanto tale, mai in grado di arrestarsi. Al suo interno dipartono una moltitudine di itinerari ciclo-pedonali per chi ama fare escursioni a piedi o in bicicletta. Sono permesse anche le passeggiate a cavallo o in carrozza. L'importante è non sporcare, sembra e suona ovvio.

Sono state censite numerose specie appartenenti al Regno animale, al Regno vegetale, al
Regno dei funghi ma hanno dimenticato di includere il super Regno dei vandali.
I vandali non si incontrano quasi mai di giorno, sono come i cinghiali, s'incontrano di notte.

L'attività preferita di questi mammiferi è accendere il fuoco, chiaramente in zone vietate
del Parco. In questo importante corridoio ecologico tra Alpi e Appennini, i vandali non si
fermano davanti a nulla, ragione per la quale la loro seconda attività prediletta si
estrinseca nella capacità ignominiosa di scaricare immondizia in siti dove tutto si può
trovare tranne i resti di una foresta planiziale, in barba alle leggi regionali.
Il 60% del territorio è coltivato o dovrebbe esserlo. Alcuni coltivano rispettando i disciplinari
altri coltivano e basta, altri ancora dichiarano di coltivare ma non l'hanno mai fatto.

Sono stati sottoscritti protocolli per sostenere la produzione di beni all'interno del Parco, da
aziende a conduzione agricola. Un'accordo tra Regione e Parco, un giocare all'altalena in
vista di Expo 2015.
Ci sono tanti Enti che si celano dietro al Parco, i quali lavorano per la protezione
dell'ambiente e la valorizzazione del patrimonio ambientale, dicono gli slogan.
Ma la realtà non è semplice come dicono questi slogan, la realtà ha mille sfaccettature. Il
Parco, in alcune aree, presenta vistose lacune che nel corso del tempo hanno
depauperato l'ambiente.

Dal 2002 il Parco del Ticino viene incluso nella Rete Mondiale di Riserve della biosfera
assegnata dall'UNESCO. Questo parrebbe essere un motivo in più per far cessare certe
risposte comportamentali e meritevoli di punizione civile o penale attraverso la messa in
atto di nuove disposizioni a livello comunitario per la repressione di attività che tutto sono
tranne che umane. La questione appare infinita, tutti vedono, solo un asino può rimanere
stupidamente indifferente. Urge rimedio e sono sicura che questo problema ora trattabile,
un giorno diventerà curabile.

Altro aspetto da chiarire è la distinzione tra parco naturale e parco regionale: il primo
chiuso alla caccia e soggetta al piano del parco, il secondo aperto alla caccia e soggetto al
piano urbanistico-territoriale dei rispettivi comuni. Il punto è che il parco naturale è dentro il
parco regionale. Il parco regionale nasce sulla base dell'esistenza di aree verdi di un
minimo di consistenza in aree urbanizzate, diversamente dall'origine di altri parchi come il
Gran Paradiso e Abruzzo, Circeo e Stelvio. In certe zone del parco la terra sembrerebbe
troppo sporca per poter essere lasciato in misura notevole a produrre erba per gli animali
destinati al consumo umano. La stessa cosa per le aree destinata all'agricoltura estensiva.

Una delle soluzione che si sono prospettate era di privilegiare le regioni in cui si trova il
numero di endemismi più alto. Ci sono anche gli inanellatori; alcuni siti di inanellamento
sono tuttora operativi e altri sono presenti solo sulla carta perché in realtà sono
abbandonati perciò non più utilizzati.
Un nuovo atteggiamento etico è auspicabile. Bioetnocentrismo vs. biocentrismo, tenendo
conto del principio di uguaglianza correttamente applicato.

Gli ecosistemi sono come le persone, sono soggetti a un equilibrio dinamico difficilmente
ripristinabile una volta che è stato alterato. Ecco perché si parla troppo spesso di bonifica
del territorio, sarebbe come parlare di chemioterapia per le persone.
Il problema prima di essere ambientale è politico e culturale. Come è possibile ripristinare

il Parco del Ticino senza avere a disposizione le conoscenze relative alla struttura e alla
composizione di quella foresta?, in che modo intenderebbero procedere gli enti territoriali?
Un ecosistema è un sistema ecologico mentre un sistema ecologico non è un ecosistema.
Un ecosistema forestale comprende gli alberi, gli arbusti, i funghi, le erbe, insomma il substrato chimico del suolo stesso.

In conclusione, con il passare del tempo i parchi rappresenterebbero una possibilità per proteggere fauna e flora ma allo stesso tempo risulterebbero inadeguati; ma allora a cosa servono?, a proteggere i fondi?

Monica Vaccari

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