sabato 1 gennaio 2011

Un complotto di Al Qaeda per cancellare la croce

La condanna di Obama: chi attacca i fedeli dovrà rispondere alla giustizia

Hosni Mubarak vede una «mano straniera» dietro l’attentato di Alessandria e l’opinione prevalente a Washington è che si tratti della costola irachena di Al Qaeda che ha rivendicato il recente attacco alla chiesa di Baghdad e sarebbe anche dietro un piano per colpire la comunità arabocristiane in Canada.


La fazione jihadista su cui si concentrano i sospetti si chiama «Stato islamico in Iraq», venne fondata fra il 2006 e il 2007 da estremisti sunniti a Baghdad, ed ha rivendicato la strage di domenica 31 ottobre, quando otto kamikaze hanno fatto irruzione durante la messa nella chiesa «Nostra Signora della Salvezza» della capitale irachena innescando una strage che ha causato 68 vittime. Ciò che porta gli inquirenti egiziani e americani a guardare in questa direzione è il fatto che lo «Stato islamico in Iraq» rivendicò quell’attacco, e ne promise altri, in difesa di due donne copte egiziane impossibilitate a divorziare dai mariti - entrambi preti - pur avendo espresso il desiderio di convertirsi all’Islam. La vicenda di Wafaa Constantine e Camilla Shehaha, di 53 e 25 anni, è diventata negli ultimi due mesi il casus belli sulla base del quale la cellula di Al Qaeda lancia appelli online a colpire ovunque i cristiani. Poiché la fede copta impedisce il divorzio, l’unica possibilità per le due donne di lasciare i rispettivi mariti è il rifugio nell’Islam, ma il fatto che tale desiderio ancora non si sia materializzato viene considerato da «Stato islamico in Iraq» come la prova della «volontà dei copti di cristianizzare l’Egitto».

Il movimento salafita egiziano ha fatto propria tale campagna e per Hossam Abul Bukar, fondatore del sito KamiliaShehata.com, «oramai non è più un problema nostro ma dell’Islam». Proprio i salafiti avevano accusato il leader dei copti egiziani, Papa Shenuda III, di essere «un infedele» durante manifestazioni di piazza nelle quali sono stati alzati vessilli neri di Al Qaeda mentre sui muri di più località rurali sono apparse le scritte «Prima la gente del sabato e poi quella della domenica» richiamandosi alle persecuzioni contro gli ebrei avvenute negli Anni Sessanta come precedente a cui rifarsi contro i cristiani.

I miliziani di «Stato islamico in Iraq» assieme ai salafiti egiziani si profilano così come una rinnovata alleanza jihadista che punta su una campagna anticristiana con l’intento di ereditare l’efferato prestigio di «Al Qaeda in Mesopotamia», la precedente costola fondamentalista irachena sconfitta dal generale David Petraeus con la campagna militare nel Triangolo sunnita. Ad avvalorare la lettura di una campagna di attacchi è stato il presidente americano, Barack Obama, definendo l’attacco di Alessandria una «atto barbarico contro la vita umana» al pari di quanto avvenuto ad Abuja, in Nigeria, dove le vittime sono state 20. «I responsabili hanno voluto attaccare dei fedeli cristiani, devono risponderne alla giustizia» ha aggiunto Obama.

Ciò che preoccupa Il Cairo e Washington è la coincidenza fra l’offensiva anticristiana di Al Qaeda e l’imminente referendum in Sudan, che il 9 gennaio si avvia a sancire il distacco del Sud cristiano-animista dal Nord arabo-musulmano. Il timore è che le cellule islamiche in Egitto, Iraq e Somalia si stiano preparando a trasformare l’indipendenza del Sud nel catalizzatore di un’offensiva contro la «cristianizzazione delle terre del Profeta» come recitano alcuni messaggi online. Ad avvalorare tale scenario c’è quanto sta avvenendo a Karthum, dove il presidente Omar Al-Bashir ha promesso di reagire al distacco del Sud - dove si trova il 75 per cento delle risorse petrolifere nazionali - con una revisione della Costituzione per imporre la Sharia islamica come legge cancellando ogni riferimento alla multireligiosità dello Stato. Per i leader dell’opposizione «Bashir si prepara ad una svolta talebana» innescando conseguenze a pioggia, come ad esempio privare della cittadinanza i sudanesi del Sud residenti nel Nord con il relativo rischio di esporli al rischio di violenze etniche.

Ma non è tutto. Le minacce di Al Qaeda contro gli arabi cristiani sono arrivate anche in Nordamerica con la pubblicazione su un sito jihadista dei nomi di cento leader religiosi residenti in Canada definiti «cani diasporici da decapitare». Gli insulti si concentrano su Samuel Tawadrous sacerdote copto in Quebec, che parla di «minaccia alle nostre vite». Il tassello canadese dell’offensiva che ha visto i kamikaze in azione a Baghdad e l’autobomba insanguinare Alessandria rafforza la convinzione che il network di Al Qaeda stia giocando tutte le carte di cui dispone per innescare una caccia al cristiano su scala globale, al fine di rivendicare la purezza islamica delle terre che furono conquistate dal Profeta.

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