lunedì 21 febbraio 2011

Casalesi, aiutarono il boss Setola: 2 arresti

Il superlatitante filmato in un parcheggio

Aveva il regalo della Befana per la figlia
Intercettazioni sulla strage di immigrati a Caselvolturno:
«Quei sacchi di carbone se li poteva risparmiare»
E sulla figlia capo: «Gli ha chiesto che è un killer, e lui: niente»

CASERTA - I carabinieri del Comando provinciale di Caserta hanno arrestato, in esecuzione di un provvedimento del Tribunale di Napoli, su richiesta della Dda partenopea, Luigi Martino, di 30 anni, di Casal di Principe, e Luigi Russo, di 43 anni, di Giugliano (Napoli). IL BOSS LATITANTE NEL PARCHEGGIO - VIDEO



Entrambi sono ritenuti fiancheggiatori del capo dell'ala stragista dei Casalesi, Giuseppe Setola, durante la latitanza di quest'ultimo ritenuto responsabile, tra la primavera del 2008 e l'inizio del 2009, di numerosi omicidi e numerosi attentati in provincia di Caserta.

L'arresto dei due è "accompagnato" da una serie inquietante di documentazioni, tra cui un filmato...

...E' un giorno di festa da passare in famiglia, in un ristorante a Pozzuoli. L'ultima Epifania trascorsa in libertà, prima della cattura, dell'ergastolo, del processo per le stragi. Un frammento di quella giornata di Giuseppe Setola, killer casalese e finto cieco, è stato riprodotto dalle 24 telecamere di un parcheggio sotterraneo privato a Fuorigrotta, nei pressi dell'uscita della tangenziale. I monitor hanno ripreso l'arrivo suo, dei suoi complici, della moglie Stefania Martinelli. Setola è inquadrato una sola volta, da lontano. E' stato identificato solo qualche giorno dopo. Sarà arrestato il 14 gennaio a Mignano Montelungo, dove si era rifugiato in seguito alla fuga rocambolesca attraverso le fogne di Trentola Ducenta. Il boss doveva consegnare il regalo della Befana alla figlia. E' il 6 gennaio 2009: sono le ultime ore di libertà del boss.

Inquietanti anche le intercettazioni a carico di Martino e Russo.

La figlia al boss: che cos'è un killer? - La figlia di Giuseppe Setola lesse sui giornali che il padre era un killer. Chiese spiegazioni al genitore, che minimizzò: «Non è niente». Emerge anche questo dalle intercettazioni contenute nell'ordinanza di custodia cautelare notificata oggi a Luigi Martino e Luigi Russo, accusati di associazione camorristica. È proprio Martino a riferire la circostanza a due persone che viaggiano in auto con lui, una delle quali è Paolo Panaro, fratello del boss Nicola. «Io so che appena scappò gli portai io la figlia, quando stava fuori. L'accompagnai che la figlia era piccola. Ha detto: papà sul giornale c'è scritto che questo, questo...è vero? Tu lo sai che significa quello, a papà (ha chiesto Setola, ndr)? Ha detto la figlia: no. Ha detto (Setola, ndr): non è niente. Ha detto (la bimba, ndr): papà, sul giornale porta che tu sei un killer. Disse (Setola, ndr): ma tu sai che significa, a papà, killer? Disse alla figlia: non è niente».

Il boss a scuola per protestare - Dalla intercettazione emerge anche che l'esponente dei casalesi andò a scuola della bimba per protestare, perchè un'insegnante insisteva nel chiederle che lavoro facesse il padre: «La professoressa della scuola sai cosa faceva? Diceva sempre alla figlia: ma tuo padre che lavoro fa? Adesso la bimba aveva vergogna, dice: no, mio padre sta lavorando fuori. (L'insegnante) glielo ripeteva, diceva un altro giorno. Alla fine la bimba lo disse al padre: papà, perchè ogni giorno la professoressa mi chiede che lavoro fai? Lui si mise il cappello e la sciarpa e disse: scusate, ma perché chiedete sempre a mia figlia io che lavoro faccio?».

Gli immigrati uccisi? Sacchi di carbone - Agghiacciante poi la testimonianza sulla strage degli immigrati a Castelvolturno: «Quei sacchi di carbone se li poteva risparmiare»: così Luigi Martino definisce gli immigrati africani uccisi dal gruppo di Giuseppe Setola il 18 settembre 2008 a Castelvolturno. Martino, chiacchierando con Nicola Panaro, afferma che sarebbe stato meglio evitare la strage: «Però se lo poteva risparmiare... quei sei sacchi di carbone se li poteva risparmiare. Ha fatto troppa ammuina, ha fatto, ha sbagliato tutto. Ma non è che ha sbagliato, doveva fare piano piano». Secondo Martino, cioè, Setola avrebbe dovuto uccidere gli immigrati (ritenuti colpevoli di spacciare droga senza pagare la tangente al clan) uno alla volta. Panaro concorda: a suo avviso, gli africani sarebbero dovuti sparire uno dopo l'altro in fondo al fiume Volturno: «Lo sai come lo doveva fare questo fatto lui? Prendeva la macchina, prendeva tre guaglioni, quattro di questi nella macchina; andavano fuori là, prendeva a uno con i capelli, lo buttava nella macchina e se lo portavano, il compagno nero... Lo prendeva con la testa e lo metteva nel cium (fiume, ndr) e poi il giorno appresso andava la e ne prendeva un altro. Ti faccio vedere io come...».

L'ala stragista dei Casalesi, guidata da Setola ma legata alla fazione guidata da Francesco Bidognetti, detto «Cicciotto 'e mezanotte» in pochi mesi attuò una vera e propria strategia del terrore nei confronti di testimoni di giustizia, imprenditori, congiunti di collaboratori di giustizia e commercianti. È anche ritenuta responsabile della strage degli immigrati africani di CastelVolturno.

Le indagini di carabinieri e Dda si sono avvalse anche delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, tra i quali Oreste Spagnuolo, Gaetano Vassallo, Salvatore Fasano, Francesco Diana, Luigi Tartarone e Massimo Amatrudi.

Luigi Russo è accusato di aver fornito in diverse occasioni ospitalità, nel proprio albergo, l'hotel "Flag" della località 'Varcaturo', tra Castel Volturno e Giugliano, agli elementi di spicco dell'ala stragista ed in particolare allo stesso Setola, a Raffaele Bidognetti, Giovanni Letizia e Oreste Spagnuolo.

L'albergo, secondo le risultanze delle indagini dei carabinieri e della Dda, fu in più occasioni utilizzato non solo come alloggio ma anche come luogo d'incontro di affiliati alla cosca con imprenditori sottoposti ad attività estorsive nonchè per nascondere auto e moto utilizzate in omicidi ed attentati.

I provvedimenti della magistratura napoletana sono stati adottati a conclusione di un approfondimento dell' attività investigativa, in base alla quale l'8 novembre scorso furono emesse ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altri tredici fiancheggiatori del gruppo di fuoco di Giuseppe Setola.

Gli sms della fidanzata - «Di ke mi devo rendere conto? Ke stai diventando un cam... uguale a lui? È una storia ke nn finirà mai, se nn c'è lui c'è la moglie e la figlia, mi sn rotta le palle». È il messaggio che la fidanzata inviò a Luigi Martino, arrestato oggi per associazione camorristica nell'ambito di un'inchiesta sul clan dei Casalesi, nel gennaio del 2009, pochi giorni prima che il latitante Giuseppe Setola fosse arrestato a Mignano Montelungo.

Martino, cugino della moglie di Setola, negli ultimi tempi era diventato il guardaspalle dell'assassino che per lasciare il carcere si era finto cieco. Ciò tuttavia non faceva piacere alla fidanzata, di nome Amalia, che più volte cercò di convincerlo a non avere più rapporti con il killer fuggiasco. Secondo Amalia, la vita del fidanzato era ormai gestita da Setola, che definisce «una persona che non si può comandare la vita sua». «Domani mattina - lo avverte in una telefonata - vengo pure a casa tua e lo vengo a dire a tua mamma, vediamo se questa storia la si fa finita».

Con un altro messaggio, Luigi Martino cerca di tranquillizzare la ragazza: «Io non diventerò mai come dici x amor tuo, almeno su questo credimi». Lei lo mette di fronte a un aut aut: «Se ti chiedesse di scegliere tra me e loro per sempre cosa faresti?». Martino: «Scelgo te». Amalia temeva l'arresto del fidanzato: il timore si è avverato ieri.

L'altra ordinanza, come detto, è stata notificata a Luigi Russo, compagno di Margaret Florence Perham proprietaria del 50 per cento della discoteca «Divino» di Agnano, dove lo scorso 14 febbraio Lele Mora è stato special guest a una festa. Alcune riprese dell'evento sono state trasmesse dalla trasmissione «Anno zero».

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