lunedì 7 marzo 2011

Fasano, l'edicolante ucciso per gelosia arrestato marito dell'amante


FASANO - Omicidio dell’edicolante fasanese: dopo dieci giorni dal delitto, il caso è risolto. Ad uccidere il 47enne Angelo De Angelis, titolare di una rivendita di giornali ubicata a pochi passi da una scuola elementare e da un asilo, sarebbe stato il marito della donna con cui l’edicolante aveva una relazione. Nella tarda serata di sabato scorso, i carabinieri della compagnia di Fasano hanno arrestato Leo Mileti, 47 anni, titolare di un’azienda agricola che si occupa della produzione di piante e fiori. Messo alle strette dalle domande sempre più incalzanti degli investigatori, alla fine il presunto omicida avrebbe ammesso le sue responsabilità.

Avuta notizia della relazione tra l’edicolante e la moglie, l’agricoltore avrebbe deciso di togliere di mezzo una volta per tutte il suo rivale in amore. Lo ha fatto imbracciando un fucile - con ogni probabilità uno di quelli che, essendo un cacciatore, deteneva regolarmente - e premendo il grilletto due volte. Un pallettone ha raggiunto la vittima all’addome, un altro proiettile l’ha colpito al torace. Il colpo al torace ha finito la sua corsa diritto al cuore del giornalaio.

I due colpi di fucile hanno avuto sull’edicolante un effetto devastante: Angelo De Angelis è morto tra le braccia della moglie che, udite le detonazioni, si era affacciata dalla finestra della loro abitazione per rendersi conto di quello che era successo, dopo pochi minuti dall’agguato.

Dopo dieci giorni dall’omicidio, commesso all’alba davanti all’edicola che la vittima gestiva, è arrivata la svolta nelle indagini. Un aiuto determinante al lavoro degli investigatori è giunto dall’analisi dei tabulati dell’utenza cellulare dell’edicolante. Esaminando le telefonate e gli sms in entrata e in uscita dal telefonino dell’edicolante, inquirenti e investigatori sono arrivati alla «donna misteriosa».

Messa alle strette dalle domande sempre più incalzanti dei detective marito e moglie alla fine sarebbero crollati: la donna avrebbe ammesso la relazione avuta con la vittima e l’uomo avrebbe fatto parziali ammissioni sull’omicidio. Il resto lo ha fatto il certosino lavoro dei carabinieri che, coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica di Brindisi Milto De Nozza, hanno raccolto una serie di elementi che inchioderebbero pesantemente alle proprie responsabilità il presunto killer dell’edicolante.

Quello che all’inizio era parso un omicidio senza un perché, è stato, dunque, un omicidio passionale. I detective dell’Arma avevano intuito sin dalle prime battute delle indagini che per riuscire a dare un volto e un nome a un sicario che nessuno aveva visto e che, dopo aver freddato la vittima designata, era riuscito a scomparire nel nulla senza lasciare alcuna traccia (neanche nelle immagini delle poche telecamere in funzione nella zona), era necessario scavare nella vita della vittima. Ed è quello che hanno fatto.

Lo hanno fatto interrogando i familiari e gli amici dell’edicolante - ma da questi interrogatori non sarebbe venuto un grande aiuto alle indagini - e passando sotto la lente di ingrandimento le telefonate della vittima. I carabinieri sapevano che se dietro l’esecuzione del 47enne fasanese c’era davvero una questione di donne, dal cellulare della vittima un aiuto alle indagini alla fine sarebbe arrivato. Così è stato.

di MIMMO MONGELLI

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