venerdì 25 marzo 2011

Ponza, il porto in mano al clan Bardellino Il pm: processate anche sindaco e politici

PONZA - Era un vecchio capriccio di zio Antonio, di don Antonio Bardellino, camorrista e mafioso. Oltre il Garigliano, tra Formia e Gaeta, aveva costruito il suo piccolo feudo estivo: case, bar, ristoranti, discoteche, un’enclave dedicata al divertimento, succursale di Napoli e Santo Domingo dove pure, nelle vesti di ricco imprenditore amico del regime, governava la vita notturna e il riciclaggio di lusso.

Quando era sparito in Brasile, 21 anni fa, quell’impero era rimasto ai fratelli e ai nipoti, che lì, nel Basso Lazio, si erano rifugiati per sfuggire alla sanguinosa rappresaglia di Mario Iovine e Francesco Schiavone.

I nipoti si sono dati da fare, rafforzando il potere camorrista e ingrandendo quello economico e finanziario, spingendosi fino alle isole, soprattutto a Ponza. Ciò che racconta l’inchiesta del pm di Latina Giuseppe Miliano, che ha depositato all’ufficio gip la richiesta di giudizio immediato per i trenta indagati, è appunto una storia di camorra e di impresa, di camorra moderna che investe denaro nel turismo e che, all’occorrenza, continua a usare la violenza.

Tra le persone per le quali la Procura pontina ha chiesto il processo, figurano molti colletti bianchi: il sindaco dell’isola Pompeo Porzio, assessori e consiglieri comunali, componenti delle forze dell’ordine che negli ultimi anni avevano lavorato a Ponza, i titolari di alcuni pontili privati e infine lui, Angelo Bardellino, 39 anni, accusato di lesioni ai danni di un imprenditore di Formia vittima di un violentissimo pestaggio e recentemente condannato a sette anni e mezzo di reclusione per estorsione.

Nelle carte del pm Miliano, la ricostruzione di una vita isolana fatta di soprusi, di un microcosmo nel quale il controllo di legalità è stato sospeso in una sorta di limbo: niente controlli ai pontili, niente verifiche nei negozi e nei ristoranti. La contropartita? Piccoli e grandi favori personali. Tradotto in contestazioni giuridiche, quei comportamenti sono stati classificati come abusi d’ufficio, concussione, corruzione, falso in atto pubblico.

L’indagine chiusa ieri è l’approfondimento di un’inchiesta ordinaria, relativa alle concessioni delle autorizzazioni ai gestori dei pontili, che due anni fa furono anche sequestrati per violazioni delle norme urbanistiche. Nello stesso periodo, un professionista di Formia fu colpito a bastonate da Angelo Bardellino. Nella denuncia non fece il nome dell’aggressore e per identificare lui e il mandante dell’aggressione furono intercettate alcune utenze telefoniche. Alla gestione «privata» dell’isola, invece, si è risaliti attraverso una denuncia comparsa su un blog, nella quale si faceva riferimento a infiltrazioni camorristiche a Ponza.


di Rosaria Capacchione

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