sabato 5 marzo 2011

Strage nelle strade di Palermo Di Peri: troppa leggerezza al volante

Parla il comandante della polizia municipale: "Troppo spesso le cause degli incidenti più gravi sono la velocità, l'imprudenza, la mancata considerazione delle condizioni del tempo"



PALERMO. «C'è troppa leggerezza quando si è al volante. Troppo spesso le cause degli incidenti più gravi sono la velocità, l'imprudenza, la mancata considerazione delle condizioni del tempo. Proprio all'imprudenza sono da addebitare le tragedie avvenute la scorsa notte». A parlare è il comandante della polizia municipale Serafino Di Peri.

COSA FARETE PER FRONTEGGIARE QUESTA LUNGA SERIE DI INCIDENTI?

«Cercheremo di aumentare le pattuglie in servizio per le strade. Purtroppo, dopo un periodo in cui gli incidenti mortali erano in costante diminuzione, adesso si sta registrando un'inversione di tendenza pericolosa, si sta innescando un vero e proprio allarme sociale».

SOPRATTUTTO LUNGO LE ARTERIE CHE PORTANO ALLA BORGATE MARINARE, COME VIALE DELL'OLIMPO, O NELLA CIRCONVALLAZIONE, CHE È DIVENTATA LA STRADA DELLA MORTE.

«Proprio in queste strade piazziamo l'autovelox ogni giorno. Svolgiamo controlli a macchia di leopardo, non stiamo mai nello stesso punto, ci spostiamo in continuazione. Quotidianamente sono in azione due-tre pattuglie e ritiriamo in media 20-30 patenti di guida per eccesso di velocità».

CHE ALTRO SI PUÒ FARE?
«In diverse zone della città servono anche i dissuasori, ma non si riescono sempre a installare. Spesso, dove si verificano gli incidenti, il limite di velocità è di trenta chilometri orari, ma in pratica non lo rispetta nessuno. Non solo. In diverse strade non si potrebbe nemmeno posteggiare, e invece gli automobilisti parcheggiano tranquillamente restringendo la carreggiata».

E QUINDI...
«Interverremo anche per contrastare questo malcostume. Per ridurre gli incidenti non basta solo l'azione repressiva, occorre una presa di coscienza da parte di tutti e un maggiore rispetto delle norme del codice. Basterebbe questo per evitare simili tragedie».


di GIUSEPPE CADILI e IGNAZIO MARCHESE 

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