martedì 15 marzo 2011

Viminale ferma nave con 1.800 migranti

Pd all'attacco. Barroso: contate sulla Ue

ROMA - Una nave con a bordo oltre 1.800 persone, quasi tutte di nazionalità marocchina, è partita ieri da Tripoli alla volta dell'Italia, dove ha chiesto di fare rifornimento. Ma la situazione non è chiara e dal Viminale è arrivato uno stop. Il rischio è che gli extracomunitari, giunti in Sicilia, decidano di non ripartire, proprio nel giorno in cui si contano a decine gli sbarchi e gli avvistamenti di barconi a Lampedusa, e l'emergenza immigrazione ha tenuto banco nel colloquio tra il presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Durao Barroso, e il premier Silvio Berlusconi, che non ha nascosto apprensione - in alcune conversazioni private - per la possibilità che in Italia arrivi un impressionante numero di migranti e che l'emergenza possa provare il Paese.


«L'Italia può contare sulla solidarietà politica e finanziaria della Ue - ha assicurato Barroso - Tutta la Commissione e io personalmente vogliamo una maggiore solidarietà e condivisione degli oneri. L'Italia si trova in prima linea sulle coste meridionali del Mediterraneo ed è legittima la sua preoccupazione». Parole che sono state accolte con soddisfazione dal presidente del Consiglio Berlusconi, che ha ringraziato Barroso «per quanto fatto» e per la decisione di «presentare presto, ritengo entro giugno, un piano per la gestione dei flussi migratori. Ci aspettiamo che dal piano della Commissione Ue escano misure di concreto sostegno al nostro Paese».

La nave stracarica di immigrati è il traghetto battente bandiera marocchina "Mistral Express", che risulta partito nel primo pomeriggio di ieri da Tripoli con a bordo 1.836 extracomunitari, oltre ad 83 uomini di equipaggio. Secondo le informazioni fornite dalla stessa unità, che ha chiesto di sostare nel porto siciliano di Augusta per fare rifornimento prima di ripartire alla volta del Marocco, si tratterebbe di 1.715 marocchini, 39 libici, 35 algerini, 26 egiziani, 7 tunisini, 6 maliani, 4 sudanesi, 2 sudanesi e 2 mauritani. Secondo alcune informazioni sarebbe stato lo stesso governo del Marocco a prendere in affitto la nave per riportare a casa i connazionali in fuga dalla Libia, ma in realtà non è ancora chiaro quali siano le reali intenzioni degli immigrati imbarcati e, finché non ci saranno certezze, il Viminale ha chiesto al ministero della Difesa e a quello dei Trasporti di evitare l'ingresso del traghetto in acque territoriali italiane - considerando eventualmente la possibilità di fare rifornimento in mare - e al ministero degli Esteri di contattare le autorità marocchine per cercare di sbrogliare la matassa. La nave, in serata, era data a circa 150 miglia da Augusta, in acque internazionali: se decidesse di puntare verso la Sicilia arriverebbe a notte fonda. La Marina militare ha inviato sul posto il pattugliatore Sfinge, mentre la centrale operativa della Guardia costiera sta seguendo la rotta del traghetto.

La vicenda ha intanto innescato la polemica politica. Il Pd, con Fiano, chiede che il governo «fornisca chiarimenti», mentre Rosato, che è anche membro del Copasir, si augura «che Maroni non voglia dare subito pratica applicazione del metodo Le Pen che prevede l'invio sui battelli di acqua e cibo e l'allontanamento sempre e comunque delle navi dei migranti dalle nostre coste». Secondo il Pd, «il rifiuto preventivo del Viminale di concedere l'attracco della nave ad Augusta sarebbe incomprensibile, anche perché le norme internazionali ci impongono di verificare la presenza a bordo di persone che hanno il diritto di chiedere lo status di rifugiato».

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