martedì 5 aprile 2011

Quanto valgono le pensioni dei parlamentari

Sfortunati i neoeletti nell'ultima tornata del 2008 in Parlamento. Per loro, infatti, la pensione è un traguardo lontano, che otterranno solo da vecchi e solo se resisteranno alla Camera o al Senato per cinque anni. La riforma del 2007, infatti, ha cambiato le regole riguardo le pensioni dei politici, ma solo per i nuovi arrivati. Chi siede in Parlamento da anni avrà una vecchiaia sicuramente ricca.

Il vitalizio (così viene chiamata la pensione dei politici) per i neoeletti arriva al compimento del sessantacinquesimo anno d'età e la minima (2.400 euro al mese) si ottiene solo se si è seduti in Camera o Senato per almeno una legislatura, cioè cinque anni, anche se non è obbligatorio che il lustro sia consecutivo. Ma questo, come detto, vale solo per i neoeletti. Chi siede in Parlamento da più anni ha una situazione ben più privilegiata. Anche perché gli anni mancanti agli scatti d'anzianità si possono riscattare e portare a casa una pensione d'oro comunque. Da sottolineare, comunque, che il vitalizio è sospeso nel caso di rielezione in Parlamento, visto che la pensione non è cumulabile con l'indennità parlamentare. Lo stesso vale in caso di elezione al Parlamento Europeo o in Consiglio Regionale.
Il meccanismo
Alla Camera basta essere stati eletti prima del 1996 e aver raggiunto i 20 anni di contribuzione per ottenere l'assegno all'età di 50 anni. Un esempio di questo caso è Walter Veltroni, che siede in Parlamento da più di venticinque anni e ora avrebbe diritto a un vitalizio di oltre 9.000 euro al mese. Ancora meglio al Senato, dove dopo 15 anni di contributi si ha diritto alla pensione, basta essere stati eletti prima del 2001. L'importo dell'assegno varia da un minimo del 20 per cento a un massimo dell'60 per cento dell'indennità parlamentare, a seconda degli anni di mandato parlamentare.

In un anno, allo Stato, i vitalizi costano oltre 200 milioni di euro, a fronte del pagamento di contributi da parte dei parlamentari che non arrivano a venti milioni. Ogni deputato, infatti, versa mensilmente una quota di 1.006,51 euro della propria indennità lorda. Un disavanzo di dieci volte superiore, che pesa sui contribuenti e sulle casse dello Stato. Anche perché, va ricordato, le ricche pensioni dei parlamentari non sono le uniche entrate di questi pensionati. E' infatti previsto il cosiddetto cumulo, che consente a diversi politici di unire al vitalizio la pensione per la loro professione.

I Paperoni
Ma di chi sono i vitalizi più sostanziosi? Uno degli elenchi più dettgliati risale al 2007, quando L'Espresso elaborò la tabella di tutti i parlamentari che avevano diritto alla pensione, dalla minima alla massima, che sfiora i 10.000 euro al mese. Tanti nomi, alcuni sconosciuti ai più, ma anche diversi politici di professione, che da decenni siedono a Montecitorio o a Palazzo Madama. Nel 2007 Walter Veltoni aveva accumulato 23 anni in Parlamento e aveva diritto a una pensione mensile di 9.014 euro. Pino Rauti, ex Msi, aveva 25 anni di contributi e una pensione di 9.387 euro, ma sono tantissimi i parlamentari che raggiungono i 9.947 euro di pensione, la massima. Tra loro nomi come Vincenzo Scotti (più volte ministro e sottosegretario), Raffaele Costa, Publio Fiori (ex DC), Oscar Mammì (il padre della legge sulle telecomunicazioni), Franco Bassanini (Ministro durante il governo Prodi), Nicola Mancino (già Ministro dell'Interno), Francesco Servello (leader storico dell'MSI) e Pietro Ingrao (leader della sinistra PCI).

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