Oltre 300 gli uomini della Polizia di Stato impiegati nell’operazione in atto nei confronti di militanti anarco-insurrezionalisti
Contestata, nelle misure cautelari, l’associazione a delinquere con finalità eversiva: l’inchiesta che ha portato ad arresti e pequisizioni (quasi tutte in abitazioni private) si riferisce ad un arco temporale che va dal 2006, data di nascita del circolo anarchico bolognese, al 2010. All’elenco dei fatti si aggiunge l’episodio più recente, l’attentato all’Eni, il cui presunto autore – già nell’elenco delle persone sottoposte a obbligo di dimora – sarebbe stato inchiodato da una telefonata che lascerebbe pochi dubbi. Tra i fatti contestati, molti dei quali già addebitati ai singoli ed arrivati anche a processo, campagne anarchiche di pubblicistica, danneggiamenti vari, azioni di protesta contro banche o multinazionali accusate di sfruttamento ambientale. Secondo gli inquirenti, la struttura anarchica che faceva capo al «Fuoriluogo» aveva un doppio livello, uno più legato al presidio del territorio e alle manifestazioni, l’altro finalizzato ad ideare e mettere in campo azioni dirette di contrasto, come attentati e danneggiamenti.
Il centro nasce come stamperia, ma si sviluppa come centro di iniziative e di incontri, con collegamenti anche in altre parti d’Italia e la diffusione dell’opuscolo «Invece» Una indagine, hanno spiegato gli inquirenti, estramamente complessa, fatta non solo di intercettazioni ma anche di pedinamenti, in quanto gli anarchici agivano in piccoli gruppi, caratterizzati da legami affettivi o di amicizia molto intensi.
Nessun commento:
Posta un commento