sabato 30 luglio 2011

Omicidio Scazzi Chiesti 13 rinvii a giudizio

«E ora processateli»



TARANTO - Omicidio intrafamiliare. Il quadro è chiaro, almeno per la procura di Taranto. L'inchiesta sulla morte di Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana uccisa e gettata in un pozzo il 26 agosto del 2010, approda a uno snodo cruciale: quello dell'udienza preliminare. Il procuratore aggiunto Pietro Argentino e il sostituto Mariano Buccoliero hanno depositato la richiesta di rinvio a giudizio per 13 indagati. Rispetto all'avviso di conclusione delle indagini, firmato l'1 luglio scorso, resta tutto invariato. Sono state, però, stralciate le posizioni del fioraio 40enne Giovanni Buccolieri, possibile testimone oculare delle fasi precedenti l'omicidio di Sarah, e di un suo amico, il 37enne Michele Galasso, accusati di false dichiarazioni al pm.


Nei prossimi giorni il giudice Pompeo Carriere fisserà la data dell'udienza preliminare, che potrebbe iniziare tra il 29 agosto e il 5 settembre. Tredici imputati, numeri da maxiprocesso. Ma i tre personaggi chiave di questo giallo in apparenza “inestricabile” sono sempre loro: Michele Misseri, il 57enne contadino che consentì il ritrovamento del cadavere della nipote la notte tra il 6 e il 7 ottobre 2010 nelle campagne di contrada “Mosca”, sua figlia Sabrina (23enne) e sua moglie Cosima Serrano (54enne). Le due donne sono entrambe in carcere per omicidio volontario. Sarebbero state loro a uccidere Sarah Scazzi nella villetta di via Deledda, mentre zio Michè si sarebbe limitato ad occultare il cadavere. E lo avrebbe fatto con l'aiuto di moglie e figlia e la complicità di suo fratello Carmine, di 55 anni, e di suo nipote Mimino Cosma, di 34, anche loro in cella per alcuni giorni, prima che il tribunale del riesame di Taranto annullasse l'ordinanza di custodia cautelare per mancanza di esigenze cautelari.

Un omicidio con un movente intrafamiliare, come si dice in gergo, che sarebbe maturato per la gelosia che Sabrina Misseri nutriva nei confronti della cugina Sarah, che si era avvicinata all'amico comune Ivano Russo, del quale entrambe si erano invaghite. Alla sbarra c'è tutta la famiglia Misseri ad eccezione di Valentina , la figlia primogenita, che in quei giorni era a Roma. La figlia che ha riaccolto in casa il padre e che continua a difendere la mamma Cosima e la sorella Sabrina.

Zio Michè, subito dopo essere stato scarcerato, è rientrato nella sua abitazione e si è concesso a microfoni e telecamere per tornare alla prima delle sue sette versioni. Si è autoaccusato nuovamente di tutto: dell'omicidio, del vilipendio e della soppressione del cadavere. Ma non gli credono più. Il contadino, che ha cambiato quattro avvocati (ora è assistito dal civilista Armando Amendolito), aveva chiesto qualche giorno fa di essere interrogato, ma poi ha cambiato idea. Se ne riparlerà nel corso del processo. Quello vero, non quello mediatico. Non più il plastico in tv con il luogo del delitto, ma un'aula di Corte d'Assise. A Cosima Serrano e Sabrina Misseri, la procura contesta i reati di concorso in omicidio, sequestro di persona, soppressione di cadavere e furto aggravato del telefonino, con annessa batteria, di Sarah. Michele Misseri, scarcerato il 30 maggio scorso, è invece accusato di concorso in soppressione di cadavere e del furto del cellulare, nonché di danneggiamento seguito da incendio per aver dato fuoco ai vestiti e allo zainetto di Sarah.

Misseri e misteri. Nel corso delle indagini, durate poco più di dieci mesi, sono cambiate molte cose: dal luogo del delitto – si partì dal garage di casa Misseri e si è arrivati all'abitazione di via Deledda – al ruolo dei protagonisti. Secondo la tesi dell'accusa, Cosima Serrano e Sabrina Misseri avrebbero privato «della libertà personale Sarah Scazzi, costringendola dopo averla strattonata e afferrata per i capelli, e comunque con tono minaccioso, a salire sull'autovettura della Serrano, conducendola verso la loro abitazione contro la volontà della minore, di cui cagionavano la morte a mezzo di una cinghia». Ma l'arma del delitto non è ancora stata individuata. E zio Michè è pronto all'ennesimo colpo di teatro.

GIACOMO RIZZO

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