lunedì 1 agosto 2011

Consulenze «occulte» all'Università di Lecce venti prof nel mirino

LECCE - Consulenze per migliaia di euro, anche oltre i centomila. Incarichi esterni remunerati più che bene, senza che l'università ne sappia nulla. Nei corridoi dell'Ateneo salentino, ultimamente, non si parla d'altro. E proprio da quelle parti trapela l'indiscrezione che mette in imbarazzo, se proprio non li fa tremare, i docenti dell'Università del Salento.


Sarebbero circa una ventina i professori furbetti, «colpevoli» di aver accettato di svolgere consulenze esterne senza aver prima ottenuto la necessaria autorizzazione del preside di facoltà. Un onere, beninteso, che spetta solo ai professori che hanno sottoscritto un contratto a tempo pieno, così come previsto dall'articolo 53 del decreto legislativo 165 del 2001. Fra questi ci sono ricercatori e professori di prima e seconda fascia, e cioè ordinari e associati.

Tutti, a quanto se ne sa, sarebbero caduti nella rete dei controlli della Guardia di Finanza, che di sua iniziativa ha fatto una verifica sui terminali dell'ateneo, scoprendo che circa una trentina di docenti sono titolari di partita Iva. Le facoltà interessate, a quanto se ne sa, sarebbero quelle di Giurisprudenza, Economia ed Ingegneria. Circostanza, questa, neppure tanto singolare visto che perizie e consulenze sono piuttosto frequenti in tali materie.

Gli investigatori, con in mano una delega del dipartimento della Funzione Pubblica, hanno voluto vederci chiaro. Ed è stato così che sono iniziati numerosi faccia a faccia fra i finanzieri ed i professori. I ruoli, questa volta, si sono invertiti: erano loro ad essere interrogati e a stare dalla parte «scomoda» della scrivania.

Convocati uno per uno in piazzetta dei Peruzzi, sede del Comando provinciale, hanno dovuto rendere conto dei loro incarichi, del compenso percepito, ed esibire le relative fatture, insieme all'autorizzazione rilasciata dal preside di Facoltà. Ed ecco le dolenti note. Alcuni di loro, con un mal celato imbarazzo, hanno ammesso di non esserne in possesso. Inutile bleffare, a quel punto. Anche perchè i Baschi verdi erano già in possesso di tutto l'elenco delle autorizzazioni rilasciate, che di norma vengono concesse senza alcun problema. Dunque, impossibile sfuggire.

Al termine dei controlli, le posizioni regolari emerse sono state soltanto otto o nove. E' bene precisare che la condotta dei docenti «distratti» non integra alcun tipo di reato ma solo la violazione del regolamento interno. Particolarmente interessante, però, potrebbe essere il risvolto economico della questione. Il docente che accetta la consulenza senza ottenere l'autorizzazione può essere sanzionato ed obbligato a versare nelle casse dell'Ateneo l'intero importo percepito. E la stessa somma sarà poi pagata dalla ditta che ha commissionato l'incarico al docente. La maggior parte delle consulenze, però, sono remunerate con importi che si aggirano nell’ordine di alcune migliaia di euro. Ma c'è anche chi è - va detto - è arrivato a guadagnare qualcosa come 150mila euro.

Il vaso di pandora ormai è stato scoperto. Ed ecco che qualcuno sta cercando di correre ai ripari, chiedendo adesso le autorizzazioni per gli incarichi già effettuati. Ma ormai è troppo tardi.

Linda Cappello

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