giovedì 4 agosto 2011

Regione Puglia, ecco chi sono i furbetti del rimborso



BARI - Ebbene sì, è arrivata a quota 54 la lista dei «furbetti del rimborsino», gli ex e attuali consiglieri regionali che, forti di una sentenza della Consulta, pretendono la restituzione di tutte le differenze tagliate dalle indennità dal 2006 in poi.

La «black list» è saltata fuori, nonostante le barricate dell’ufficio di presidenza. E non manca di svelare sorprese. Mentre fuori i palazzi infuria la buriana sui costi della politica, qui in Puglia - dove pure siede uno dei consigli regionali meno costosi d’Italia - non ne vogliono proprio sapere di rinunciare - a destra e a sinistra - a quei 63mila euro ciascuno (la cifra è inferiore, ovviamente, per i consiglieri eletti alle ultime regionali del 2010) che la Corte Costituzionale gli ha riconosciuto come un diritto. Una stangata di 5 milioni di euro (se la lista dovesse fermarsi a quota 70, ma non è affatto detto) potrebbe, dunque, spiovere sulle tasche dei pugliesi (e sulle magre casse del Bilancio della Regione), il tutto nonostante il parere contrario dell’Avvocatura regionale e l’appello del governatore Nichi Vendola a mollare la presa, in tempi di crisi e di famiglie col portafogli vuoto.

A nulla, dunque, potrebbe valere la mossa del taglio da 70 a 60 dei consiglieri (e da 14 a 12 degli assessori) nel lontano 2015, così come prevede la legge appena approvata nell’Aula di via Capruzzi e in seconda lettura a settembre, se nel frattempo cresce il numero dei «rimborsini» da erogare. E a destare più scalpore sono i consiglieri di centrosinistra, non fosse altro per l’impeto col quale il presidente della Regione aveva bacchettato tutti, invitando alla rinuncia. Zitti zitti quatti quatti, dalla sua maggioranza infilavano la richiesta di restituzione nella «buca» dell’ufficio di presidenza del consiglio, a cominciare dal capogruppo del suo partito, Sel, Michele Losappio, l’unico di marca strettamente vendoliana a mandare la richiesta e uno dei pochi, subito dopo l’ira del «Capo» (che lo strigliò per telefono), a ritirarla. Altri «scudieri dell’austerità» - che dalle fila della maggioranza avevano annunciato di non voler chiedere il rimborso - nella lista, invece, ci sono rimasti eccome. In barba alle indicazioni del capogruppo Pd Decaro, che aveva annunciato la rinuncia di tutto il gruppo dei suoi consiglieri, Gerardo Degennaro, Giovanni Epifani, Filippo Caracciolo (tutti dell’area «malpancista» che fa capo a Emiliano e che spesso se ne impipa di Vendola), insieme a Dino Marino, Pino Romano, Donato Pentassuglia e l’ex assessore Mario Loizzo (che costano di più, perché già eletti nella precedente legislatura), pretendono il «maltolto». Con loro una schiera di ex consiglieri Pd non più rieletti, da Pina Marmo a Sergio Povia all’oggi sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi, ma c’è anche Luciano Mineo, che pure - da vicepresidente del Consiglio - aveva caldeggiato nel 2006 quel taglio alle indennità e appoggiato la scelta dell’allora presidente dell’Aula Pietro Pepe.

Che dire, poi, di Marco Barbieri? L’ex assessore esterno, «defenestrato» dalla giunta Vendola nel rimpasto del luglio 2009, pretende il risarcimento, vista la mancata approvazione di una legge regionale (che avrebbe evitato pasticci). E nella sua richiesta, c’è anche quella delle differenze sulla «diaria» spettante agli assessori eletti (lui, da tecnico, ha preso il 30% in meno). Sfoglia e sfoglia e trovi pure Vito Bonasora, l’ex segretario del Consiglio transitato dall’Idv al Pd e poi ai vendoliani, così come il comunista Mino Borraccino, tra gli ex 8 consiglieri che hanno fatto ricorso per la mancata rielezione con il premio di maggioranza. Non rimediano una figura migliore i dipietristi: ha ritirato la domanda il capogruppo Orazio Schiavone, ma c’è il presidente di commissione Aurelio Gianfreda. I socialisti? Ecco la richiesta dei non più rieletti Franco Visaggio e Beppe Cioce. Pino Lonigro, pure intenzionato, è stato bloccato sulla porta: aveva pure chiesto l’anticipo della liquidazione, com’è noto maturata già dopo 30 mesi per la legge sui vitalizi del 2004. Infine, la «chicca»: mentre battagliava nell’Aula di Palazzo Madama per la richiesta di arresto della Procura, anche Alberto Tedesco - l’ex assessore alla sanità e oggi senatore più noto d’Italia - infilava nella buca la sua richiesta di arretrati. Perché o vale per tutti o per nessuno.

BEPI MARTELLOTTA

La lista dei 55 con 7 rinunce

Arriva a quota 55 la «black list» dei «furbetti del rimborsino», i consiglieri regionali che rivendicano le indennità arretrate. Si dividono tra 24 ex consiglieri (dei quali 3 sono diventati parlamentari) e 29 consiglieri dell’attuale legislatura, equamente sparsi tra destra e sinistra. Tre gli ex assessori della giunta Vendola.

Di seguito, in evidenza, i nomi dei 7 che sinora hanno ritirato la richiesta notificata all’ufficio di presidenza.

PD - Filippo Caracciolo; Gerardo Degennaro; Giuseppe Dicorato; Giovanni Epifani; Mario Loizzo; Dino Marino; Pina Marmo; Luciano Mineo; Donato Pentassuglia; Sergio Povia; Angelo Riccardi; Pino Romano; Alberto Tedesco


PDL - Antonio Barba; Michele Boccardi; Antonio Camporeale; Massimo Cassano; Gianfranco Chiarelli; Giovanni Copertino; Giandiego Gatta; Domi Lanzillotta; Giuseppe Marinotti; Roberto Marti; Roberto Ruocco; Michele Saccomanno; Donato Salinari; Nicola Tagliente; Lucio Tarquinio; Sergio Tedeschi; Mario Vadrucci; Gianmario Zaccagnino; Ignazio Zullo.


VENDOLIANI - Marco Barbieri; Vito Bonasora; Mino Borraccino; Michele Losappio.
SOCIALISTI - Beppe Cioce; Franco Visaggio
IDV - Orazio Schiavone; Aurelio Gianfreda
PUGLIA PRIMA DI TUTTO - Luigi Caroppo; Francesco Damone; Tato Greco.
MPA - Simone Brizio; Gigi Loperfido; Enrico Santaniello
MODERATI E POPOLARI - Antonio Buccoliero; Nicola Canonico; Giacomo Olivieri
UDC - Angelo Cera; Giannicola De Leonardis; Carlo Laurora; Antonio Scalera.
I PUGLIESI - Davide Bellomo
FLI - Gianmarco Surico

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