lunedì 21 novembre 2011

Yara, è svolta: 10 Dna compatibili

I risultati degli esami sui 2500 volontari che hanno dato il profilo genetico: l’assassino è un loro parente




Roma
Dieci. Tante sono le persone su cui sono concentrate le indagini per trovare l’assassino di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate scomparsa giusto un anno fa. Era la sera del 26 novembre: Yara sparì dopo essere uscita dalla palestra. Tre mesi dopo, quel che restava di lei fu trovato in un campo a dieci chilometri da casa.

E oggi, la svolta tanto attesa potrebbe essere vicina. Il condizionale è d’obbligo, perché i dieci bergamaschi sui cui stanno lavorando carabinieri e polizia di Bergamo non sono i diretti sospettati. Quello che li rende così preziosi è la familiarità del loro Dna con quello di chi ha spento per sempre il sorriso con la macchinetta per i denti di una ragazzina semplice, innamorata della ginnastica ritmica.

La mappa genetica è chiarissima. Rinvenuta su tre punti - gli slip, un guanto e i leggings di Yara - è la firma inequivocabile dell’omicida. Si tratta di un uomo, originario del Nord d’Italia. Per ora purtroppo resta senza nome, ma la sua traccia assomiglia parzialmente alla mappatura di dieci persone nel mucchio delle duemila e cinquecento sottoposte all’esame del Dna.

Il riserbo della Questura di Bergamo e del Comando provinciale dei carabinieri è altissimo. Nulla si può sapere, per ora, su queste dieci persone. Anche il pm Letizia Ruggeri non si lascia scappare alcun particolare. Idem l’anatomopatologa Cristina Cattaneo. L’inchiesta è a una fase molto delicata: si sta restringendo sempre più il campo d’azione. Investigatori e inquirenti stanno scandagliando la parentela delle dieci persone che hanno una familiarità genetica con l’assassino. Nulla è lasciato al caso: con costanza, professionalità e tenacia si punta a verificare il legame tra queste dieci persone e l’uomo che ha crudelmente spezzato un’esistenza innocente.

Basterà per dargli un nome? Basterà per scrivere la parola fine a una pagina così triste di vita negata? «Abbiamo bisogno di un po’ di fortuna - si lascia scappare un investigatore di lungo corso e provata esperienza -. Mi creda, da un anno non facciamo altro che impegnarci su questo caso. Yara è divenuta anche per noi quasi una figlia, che non avremmo mai voluto perdere». La vicenda è innegabilmente intricata, complessa. E sarebbe ingiusto, soprattutto nel rispetto della famiglia e di tutti coloro che vogliono bene a Yara, creare false aspettative.

Ciò nondimeno, è altrettanto inequivocabile la soddisfazione degli inquirenti per essere riusciti, grazie ai sofisticati sistemi di analisi scientifica, a circostanziare i controlli.

Ma non basta, esistono anche altri punti fermi. O quantomeno utili a non sposare completamente una pista. A partire da quella che vede Yara, quella maledetta sera del 26 novembre scorso, dopo le 18,50, avvicinarsi al cantiere di Mapello. Quello dove oggi sorge un centro commerciale e allora lavorava il marocchino Mohamed Fikri, fermato su una nave diretta a Tangeri e liberato dopo la scoperta di un errore di traduzione.

L’ipotesi che Yara fosse stata portata al cantiere dal suo aguzzino venne rafforzata dal fiuto dei cani: sentirono il suo odore proprio lì. Ma gli stessi cani avvertirono le sue tracce all’uscita posteriore del Centro sportivo di Brembate di sopra. Non può essere vero. Più di un testimone notò la giovane studentessa allontanarsi dall’ingresso principale della palestra. Sui suoi resti è stata rinvenuta polvere tipica dei cantieri. Appartiene a quella di Mapello? O a quello di un altro cantiere della zona? È ancora un mistero che lascia senza fiato. Come il dolore dei genitori di Yara, Maura e Fulvio Gambirasio. «La loro ferita è ancora troppo dolorosa - osserva Diego Locatelli, sindaco di Brembate -, sabato prossimo, a parte la messa, non ci saranno commemorazioni». Sempre sabato 26 novembre, la palestra della scuola delle Suore Orsoline di Somasca, a Bergamo, frequentata dalla giovanissima ginnasta, sarà a lei dedicata.

Per inquirenti e investigatori, invece, l’infelice anniversario sarà un giorno come tanti altri alla ricerca della verità. Che potrebbe arrivare da quelle dieci persone dal Dna così prezioso.

GRAZIA LONGO

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