martedì 6 dicembre 2011

Cosenza: "Terminator", 18 arresti perquisite le case di tre politici

Tra i fatti di sangue che sono stati ricostruiti, ci sono gli omicidi di Vittorio Marchio, Enzo Pelazza e Antonio Sassone


Gli uomini della Direzione investigativa antimafia di Catanzaro, della Polizia di Stato e dei Carabinieri di Cosenza hanno notificato diciotto ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip distrettuale di Catanzaro, nei confronti di altrettante persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa e di tre omicidi compiuti all’inizio degli anni 2000 nel corso della guerra di mafia che insanguinò Cosenza, oltre che di numerosi episodi di estorsione ed usura compiuti nell’ultimo decennio.


Tra gli indagati, secondo l’accusa, vi sarebbero anche i responsabili degli omicidi di Vittorio Marchio, ritenuto un esponente di vertice della criminalità cosentina, ucciso il 26 novembre del 1999; di Enzo Pelazza, ucciso il 28 gennaio 2000 a Cosenza, e di Antonio Sassone, ucciso il 9 giugno 2000 a Terranova da Sibari.

L’indagine rappresenta l'ultima fase dell’operazione denominata 'Terminator', che nel maggio dello scorso anno portò in carcere otto persone accusate, a vario titolo, di altri tre omicidi compiuti sempre nella guerra di mafia consumatasi in provincia di Cosenza tra il 1998 ed il 2001. L'inchiesta è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro e ha colpito capi e gregari della più potente organizzazione mafiosa operante nella città di Cosenza, ritenuta responsabile di tre omicidi, nonchè di diversi episodi di estorsione e usura.

PERQUISIZIONI A CASA DI TRE POLITICI COSENTINI
Tre politici cosentini sono indagati in uno dei filoni dell’inchiesta che stamani ha portato all’arresto di 18 persone affiliate alla cosca Lanzino-Ruà. All’ex assessore alla Provincia di Cosenza Pietro Ruffolo, all’ex sindaco di Rende ed attuale consigliere provinciale Umberto Bernaudo, entrambi del Pd, ed al consigliere comunale di Piane Crati, Pierpaolo De Rose, di una lista civica, è stato notificato un decreto di perquisizione in cui si ipotizzano, a vario titolo, il concorso esterno ed il voto di scambio.

Complessivamente sono una decina le perquisizioni in corso che riguardano altrettante persone coinvolte nell’inchiesta della Dda di Catanzaro. Nel corso delle indagini sulla cosca Lanzino, finalizzate a fare luce su una serie di omicidi, secondo quanto si è appreso sarebbero emersi una serie di contatti tra presunti affiliati ed i politici. Da qui l’iscrizione nel registro degli indagati e l'emissione di un avviso di garanzia contestuale al decreto di perquisizione.

Pietro Ruffolo, tra gli indagati in uno dei filoni dell’inchiesta della Dda di Catanzaro che stamani ha portato all’arresto di 18 persone ritenute affiliate alla cosca Lanzino di Cosenza, è stato rinviato a giudizio, nell’ottobre scorso, per usura aggravata dalle modalità mafiose.

In seguito alla decisione del gup distrettuale di Catanzaro (il processo è iniziato nel marzo scorso), Ruffolo si è autosospeso dall’incarico di assessore. Quell'inchiesta vede coinvolto Ruffolo non per la sua attività di amministratore pubblico, ma in qualità di ex consulente piccole imprese dell’agenzia Unicredit di Belvedere Marittimo (Cs) e riguarda un vasto giro di usura che sarebbe stato gestito da altri indagati, tra i quali figurano presunti affiliati alla cosca Muto di Cetraro, una delle più potenti del cosentino. Ruffolo, così come un altro degli indagati dell’inchiesta odierna della Dda catanzarese, Umberto Bernaudo, sono approdati al Pd dopo anni di militanza nel Partito socialista.

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