giovedì 15 dicembre 2011

Patto tra clan: pizzo a costruttori, 28 arresti

Imprenditore coraggio denuncia il racket


TORRE DEL GRECO - «È questa la storia di una camorra vecchia, dalle radici profonde, difficile da estirpare, incancrenita in metodi abusati, forte di un’asfissiante capacità di controllo. Una camorra che agisce secondo schemi ricorrenti, mostrando lo stesso volto feroce in periferia come al centro della città di Napoli, scegliendo le stesse vittime, lacerandone la psiche in una morsa mefitica e letale».

È questa la premessa del Gip nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere che i carabinieri di Torre del Greco hanno appena notificato a 28 persone appartenenti ai clan camorristici dei “Formicola”, “Mazzarella”, “Altamura”, “Rinaldi” e “Contini”, operanti nella periferia Est e nella zona centrale di Napoli. Gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto illegale di armi ed elusione alla normativa in materia di prevenzione patrimoniale.

Prosegue il giudice: «Ma è anche la storia di un nuovo mondo che si schiude, pian piano, alla speranza. Di un imprenditore straordinariamente coraggioso che reagisce a un autentico assedio, concentrico, senza apparenti vie di uscita, scegliendo la strada della legalità.».

Nel corso delle indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, i militari dell’Arma hanno delineato il ruolo di rilievo degli affiliati e i collegamenti operativi dei vari clan individuati per impedire tentativi di ingerenza di altri gruppi criminali, scoprendo numerose estorsioni ai danni di imprenditori edili dell’area di Torre del Greco.

Aggiunge ancora il Gip: «Un imprenditore da decenni oppresso dal giogo estorsivo, tirato per la giacca, spremuto come un limone, usato come trofeo da esibire agli avversari. Un imprenditore che non ce la fa più e, alla fine, corre dai carabinieri, collabora, denuncia, ricostruisce lunghe esperienze di vessazioni, si ribella con la forza della dignità e della determinazione di una non più sopportabile disperazione.»

«Un eroe, verrebbe da pensare. Ma ci piace pensare che la sua sia, finalmente, un’opzione di “normalità” in un mondo sfigurato dal crimine e dalla sua capacità di intimidazione, dove è naturale subire e tacere, mentre la ribellione è straordinaria ed eccezionale. La sua testimonianza, imponente per contenuti e ampiezza, è una vera e propria scintilla che si accende in un panorama di ombre e reticenze».

m.cer.

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