sabato 21 gennaio 2012

Brindisi, mazzette per un mega impianto nel porto


BRINDISI - Tre ore di ricostruzione dell’ da parte del sostituto procuratore Giuseppe De Nozza. Ed è stato solo l’inizio della requisitoria. Il primo atto, iniziato attorno alle 15 nell’aula e terminato alle 18. Il secondo atto andrà in scena venerdì prossimo. Si inizierà di buonora per andare avanti ad oltranza. Sempre e solo con la requisitoria che si concluderà con le richieste per i vari capi di imputazione contestati all’ex sindaco di Brindisi Giovanni Antonino, unico imputato presente in aula, a Franco Fassio, ex consigliere e amministratore delegato della Bg, a Luca Scagliarini (all’epoca uomo ombra di Antonino, poi hanno litigato e le strade si sono divise), a Fabio Fontana, Gianluca Rabitti, Antonio Manca, Mario Lorenzo Ravedati, Donato Caiulo, Alfonso Gallo e Gilberto Dialuce.

Processo che, comunque, come è già noto, si concluderà con un nulla di fatto per quanto riguarda i reati più gravi perché via via si sono prescritti già a partire dalla primavera del 2010. La prima prescrizione riguardò la posizione di Yvonne Barton, nativa di Manchester, all’epoca dei fatti a capo della British Lng. Per lei il reato di corruzione fu cancellato dal giudice dell’udienza preliminare Valerio Fracassi il 18 marzo del 2010.

De Nozza ha iniziato a ricostruire l’iter che portò alle autorizzazioni per realizzare il rigassificatore in zona Capobianco, nel porto di Brindisi. Lavori per realizzare un impianto da otto miliardi di metri cubi all’anno di metano che furono bloccati per ordine della magistratura (era il 2008) e il cantiere fu sottoposto a sequestro e contestualmente scattarono alcuni arresti per le mazzette che secondo l’accusa, sostenuta dai sostituti procuratori De Nozza e Silvia Nastasia), la British pagò per ottenere il via libera ai lavori che, altrimenti, non avrebbero potuto nemmeno iniziare.

Nel corso del processo sono stati sentiti numerosi testimoni. Tanti altri sono stati cancellati dal presidente del Collegio Giuseppe Licci. La lista testi di Antonino era grossa quasi quanto un elenco telefonico. Comprendeva di tutto: a partire da Silvio Berlusconi, da Gianni Letta, a tutti i ministri che si sono succeduti in quegli anni, consiglieri comunali, sindacalisti.

Il pubblico ministero nella sua ricostruzione è partito dall’anno 1999, quando si comincia a concretizzare. Subito dopo è passato alle mazzette. Antonino, secondo Giuseppe De Nozza, le ha prese e la prova sta nel fatto che per la consulenza che svolgeva la società sua e della sua ex moglie e di quella di Scagliarini, la British aveva Antonio Manca come consulente. La prova, aggiunge il pm, sta nel fatto che nel periodo 1 settembre 2000-giugno 2001 la società di Antonino e Manca raccolgono gli stessi dati. .

Per sostenere la corruzione la pubblica accusa sventola anche il conto di un’edicola dalla quale si serviva di quotidiani uno dei manager della società britannica. Se comperavano i giornali perché pagavano la società di Antonino per avere la rassegna stampa? Si è ancora chiesto il magistrato. Tutto questo, a parere dell’accusa, non fa altro che mettere in evidenza che la corruzione c’è stata.

De Nozza ha poi parlato della lettera di intenti scritta da Antonino alla British Gas. Una lettera che doveva rimanere riservata nella quale affermava il suo appoggio alla causa del rigassificatore. Ma che venne fuori e provocò una serie di contraccolpi nell’Autorità portuale, tanto è vero che il progetto slittò.

PIERO ARGENTIERO

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