giovedì 9 febbraio 2012

Testimone suicida con l'acido Arrestati i familiari

Accusati di maltrattamenti e violenza o minaccia per costringerla a ritrattare la sua testimonianza. Maria Concetta Cacciola era nipote del boss Gregorio Bellocco di Rosarno. In un'altra operazione nella zona, altri 11 fermi contro il clan Pesce

Sono i genitori ed il fratello i familiari della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola arrestati da Carabinieri e Polizia. I tre sono accusati di maltrattamenti in famiglia e violenza o minaccia per costringerla a commettere un reato, cioè ritrattare le dichiarazioni rese all’autorità giudiziaria. Secondo l’accusa, dunque, i genitori della testimone, Michele Cacciola e Anna Rosa Lazzaro, ed il fratello avrebbero fatto pressioni su di lei, anche con l’uso della violenza per indurla a interrompere la collaborazione che aveva avviato nel maggio del 2011 con i magistrati della Dda di Reggio Calabria. La donna, che aveva 31 anni, infine si è suicidata nell’agosto scorso ingerendo acido muriatico. Il padre della donna, Michele Cacciola, è cognato del boss Gregorio Bellocco, capo dell’omonima cosca di 'ndrangheta di Rosarno. Il marito di Maria Concetta Cacciola, inoltre, è Salvatore Figliuzzi, attualmente detenuto per scontare una condanna ad otto anni di reclusione per associazione di tipo mafioso. Dopo avere iniziato a testimoniare, la donna era stata trasferita in una località protetta, dove era rimasta fino al 10 agosto, quando decise di tornare a Rosarno per riabbracciare i figli rimasti a casa dei nonni in attesa del perfezionamento delle pratiche per il loro trasferimento nella sede protetta. Pochi giorni dopo il suicidio.


UNDICI ARRESTI CONTRO IL CLAN PESCE. Sempre nella zona di Rosarno sono stati effettuati anche undici provvedimenti di fermo emessi dalla Dda di Reggio Calabria contro presunti affiliati alla cosca «Pesce» operante nel territorio di Rosarno ritenuti responsabili a vario titolo di associazione mafiosa. Ad eseguirlo sono i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria e il ROS nell’ambito dell’operazione denominata «Califfo».

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