venerdì 6 aprile 2012

Bari, la Dia dà scacco al re del contrabbando


BARI - La latitanza dell’ultima «primula rossa» del contrabbando di sigarette è finita a bordo di uno yacht ormeggiato a Glyfada, di fronte ad Atene, dove gli agenti del centro Dia di Bari erano riusciti a scovarlo. Lì Stylianos Kolovos, 71 anni, è finito in manette. Su quella imbarcazione riceveva i suoi clienti italiani e gestiva il traffico internazionale di sigarette. Gli agenti dell’Interpol nei giorni scorsi hanno eseguito, in gran segreto, un mandato di arresto europeo emesso dal gip del Tribunale di Bari Gianluca Anglana. Nei prossimi giorni Kolovos sarà interrogato da un giudice greco che dovrà decidere se estradare in Italia colui che è ritenuto il principale «grossista» in circolazione.

Il suo nome è finito più volte negli ultimi quindici anni sotto la lente d’ingrandimento della Dda barese che, con le sue indagini, ha scoperchiato il malaffare legato al contrabbando di bionde. Negli «anni ruggenti» le casse viaggiavano stipate a bordo degli scafi blu che in due ore coprivano il tratto di mare che separa il Montenegro dalla Puglia. Di recente il contrabbando si è fatto sempre più «intrasispettivo». Le sigarette, cioè, arrivano negli spazi doganali. In cabina di regia ci sarebbe sempre Kolovos che per «nascondere» i depositi di sigarette faceva sostare in un punto di Atene gli autisti i quali consegnavano i tir solo ai suoi uomini, salvo poi rientrarne in possesso, chiavi in mano, con il carico pieno e pronto per partire. Kolovos, detto «Robot», è accusato di associazione a delinquere finalizzata al contrabbando di sigarette. Nel corso dell’inchiesta, coordinata dal pm antimafia Francesca Pirrelli, e condotta dalla Dia di Bari, sono stati sequestrati ingenti quantitativi di sigarette che, dalla Grecia, giungevano in Italia nel porto di Bari a bordo dei tir. Di qui le bionde giungevano poi a Napoli. Una parte delle sigarette restava in Italia. Un’altra proseguiva il viaggio per rifornire i mercati del nord Europa e del Regno Unito. A gestire in Italia queste fasi del commercio illecito esponenti della famiglia Armento che acquistavano le casse da Kolovos. Secondo l’accusa «Robot» è stato in passato referente in Grecia di Albino Prudentino.

Dalle indagini baresi, è emerso che per smaltire un carico di sigarette (otto tonnellate) erano necessari circa 40 giorni. Il valore, stando agli accertamenti della Dia, si aggira su un milione e duecentomila euro per ogni carico. Parte di quei soldi sono tornati nelle casse dello Stato. La Dia aveva anche sequestrato migliaia di euro versati nel fondo unico della giustizia. Kolovos, secondo l’accusa, sarebbe stato in grado di seguire i carichi passo dopo passo, evitando i controlli all’imbarco. Giunti a Bari un finanziere in servizio nel porto, arrestato lo scorso autunno con l’accusa di collusione con l’organizzazione, avrebbe chiuso un occhio, anzi due, in cambio di mazzette.

I carichi passavano la dogana su autoarticolati che trasportavano merci di copertura. Superavano così i varchi nascoste tra cassette di frutta. Lo dimostra l’ordinanza di custodia cautelare eseguita mesi fa dal centro Dia di Bari nei confronti di nove persone, accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al contrabbando di tabacchi lavorati esteri e contrabbando semplice.

In otto mesi l’organizzazione con base a Napoli dedita al traffico internazionale di «bionde» avrebbe introdotto in Italia, attraverso il porto di Bari, circa 50 tonnellate di sigarette. Ben diciassette furono sequestrate una domenica il 28 novembre 2010. Le «bionde» (marca «Walton» e «Capital») erano suddivise equamente in due camion. Un secondo importante sequestro (otto tonnellate) risale al 17 marzo 2011, giorno in cui si celebrava l’Unità d’Italia. A seguito degli interrogatori l’accusa si è rafforzata. Anche per questa ragione il gip Anglana, ritenendo sussistente l’evidenza della prova, ha disposto il giudizio immediato. Il processo partirà a giugno. Dopo quegli arresti, la Dia non si è certo fermata. Così il 2 marzo scorso è finito ai domiciliari Salvatore Armento, 48 anni, fratello di Ciro, negli anni Novanta uno dei massimi esponenti del contrabbando.

Allora venne anche identificato un cittadino greco, ritenuto il fornitore dell’organizzazione, il primo anello della catena. Si trattava di un cittadino greco, tale «Robot», identificato successivamente dalla Dia in Kolovos, catturato dall’Interpol in gran segreto a bordo del suo yacht.

Giovanni Longo

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