giovedì 26 aprile 2012

Enna, trovata morta la ragazza scomparsa: fermato il convivente

Tragico epilogo nella vicenda di Vanessa Scialfa, 20 anni, della quale non si avevano tracce da due giorni. Il convivente della ragazza, Francesco Lo Presti, 34 anni, è stato ascoltato per ore in questura, poi sarebbe arrivata l'ammissione. La donna è stata prima strangolata e poi buttata già da un ponte. Il corpo ritrovato vicino l'ex miniera di Pasquasia

ENNA. Aveva vent'anni Vanessa Scialfa, capelli lunghi e una frangetta che ricordava il taglio delle dive del cinema. Sul viso l'espressione di chi ha curiosità per la vita, una vita finita troppo presto, per la follia di chi l'ha uccisa e poi scaraventata giù da un cavalcavia, vicino a
quella che un tempo era una fiorente miniera di salgemma dell'Ennese e ora è un posto polveroso in una Sicilia che ormai parla di sè solo al passato.

Vanessa era scomparsa martedì scorso da Enna, dove viveva insieme al suo fidanzato, Francesco Lo Presti, 34 anni. Erano stati i genitori di lei a denunciarne la scomparsa ai carabinieri. Alle 15.15 di due giorni fa si erano recati in caserma dopo aver parlato con il fidanzato della figlia, il quale aveva detto loro che Vanessa era uscita per un appuntamento di lavoro e aveva confusamente riferito di una lite avvenuta poco prima.

Adesso Lo Presti è stato fermato, dopo un lungo interrogatorio in questura, e su di lui pesano tutti i sospetti. I primi risultati dell'indagine portano a ipotizzare che la ragazza sia stata strangolata in casa; poi il corpo è stato avvolto in un lenzuolo e lanciato giù dal cavalcavia. Notizie che arrivano all'orecchio del padre di Vanessa, Giovanni, distrutto dal dolore, mentre si trova all'obitorio del cimitero, dove ha dovuto compiere il triste rito del riconoscimento del
cadavere. «Non lo devono arrestare - grida - perchè poi ci penserò io, con le mie mani... Lo avevo accolto in famiglia perchè pensavo che fosse un bravo ragazzo, ma come si fa a
uccidere per un futile litigio».

Vanessa e Francesco vivevano in una casa di via Filippo Gallina, in una zona periferica vicino al Castello di Lombardia, di cui il padre della ragazza, un geometra, era custode e col
suo stipendio mandava avanti una famiglia con sei figli, tre dei quali avuti dal secondo matrimonio. Dopo la scomparsa di Vanessa, su facebook erano sorti cinque gruppi per il suo
ritrovamento, a cui si erano iscritte tremila persone. «Vi prego di diramare questa foto - aveva scritto il padre agli amici del social network - è mia figlia, non abbiamo notizie da martedì 24 aprile». Dopo la scomparsa nessuno aveva pensato all'omicidio, sembrava un allontanamento volontario, ma oggi la situazione è precipitata.

Nonostante il riserbo di investigatori e inquirenti, qualcosa trapela: Lo Presti - interrogato alla presenza del suo avvocato - sarebbe presto crollato davanti all'incalzare delle domande e
la versione del litigio e dell'allontanamento della ragazza non ha retto a lungo. Da quanto si apprende, proprio lui avrebbe condotto le forze dell'ordine sul luogo in cui è stato ritrovato il corpo di Vanessa, avvolto in un lenzuolo. Intanto, la città è sgomenta. Nel Comune capoluogo di provincia, ma che conta poco meno di 30 mila abitanti, tutti conoscevano Vanessa. Il sindaco, Paolo Garofalo, non ha parole: «È terribile quello che è accaduto - dice -. Nessuno ridarà la vita a Vanessa, ma il Comune intende fare tutto ciò che potrà per i suoi familiari»

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