giovedì 19 aprile 2012

Morosini, in 5mila per l'ultimo saluto

Lacrime e commozione al funerale A Bergamo le esequie del calciatore di 25 anni morto durante Pescara-Livorno. Prandelli: il calcio deve porsi delle domande

BERGAMO - Bergamo si ferma per i funerali di Piermario Morosini, e un velo di profonda tristezza avvolge la città che commemora il calciatore di 25 anni morto durante sabato scorso la partita di serie B Pescara-Livorno. Il feretro di Morosini è stato trasportato dai suoi amici fuori dalla chiesa accompagnato da un lunghissimo applauso, tra le lacrime e gli abbracci tra amici, familiari e don Luciano Manenti, che ha celebrato il funerale. Una folla di migliaia di tifosi all'esterno, in cui si mischiano i colori delle squadre in cui ha giocato Morosini (Livorno, Pescara, Atalanta, Vicenza e Udinese). Gli ultras hanno acceso fumogeni e intonato cori, facendo sentire la loro presenza.

Oltre cinquemila tifosi erano arrivati già in nottata per poter dare l'ultimo saluto a Piermario Morosini. Nella chiesa amici e familiari della chiesa di San Gregorio Barbarigo si sono stretti nella commozione. C'è anche Anna, la fidanzata di Piermario. La folla all'esterno che segue il funerale dall'esterno su dei maxischermi è enorme.

La madre della fidanzata. «Abbiamo perso un figlio e un fratello, il dolore è grande ma sappiamo che non ci vuoi tristi ma con il sorriso, quel sorriso che illuminava sempre tuo viso»: è questo il ricordo di Mariella Vavassori, la madre di Anna, fidanzata di Piermario Morosini, nel corso del funerale del giovane giocatore del Livorno. «Ciao Mario, ti ringraziamo della presenza nella nostra vita - ha detto Mariella Vavassori - ci hai insegnato tanto, hai reso i nostri cuori più veri e leali, liberi come eri tu». «Ti ringraziamo per aver donato tanto tanto amore alla nostra Anna - ha concluso - ti chiedo solo un favore, chiamami Mariella e non più signora, almeno quando mi chiamerai dal cielo».

«Piermario, Piermario». Un centinaio di ultras dell'Atalanta scandiscono il nome di Morosini e applaudono a lungo quando di fronte alla chiesa di Monterosso arrivano i pullman con a bordo le squadre di Atalanta e Udinese, due delle squadre dove ha militato il centrocampista morto sabato scorso.

L'omelia. «Dolce amico mio, timido compagno mio, ripartiamo da te»: inizia con queste parole l'omelia di don Luciano Manenti. Morosini è «venuto dalla terra e noi siamo uomini di terra qui». A Morosini bisogna solo dire grazie, aggiunge, «ma saresti tu il primo a dirci che questo grazie va girato alla gente che ti ha cresciuto e quindi alla tua mamma e al tuo papà. Senza di loro tu non saresti tu e noi non saremmo noi». Don Luciano chiude la sua omelia con un ultimo ringraziamento a Piermario. «Ti ringrazio perché in questi giorni mi hai insegnato a essere papà e ho capito di più cosa vuol dire che Dio è nostro papà». Poi un lungo applauso, fuori e dentro la chiesa, mentre don Luciano scende dal pulpito per andare ad abbracciare i parenti di Morosini.

Prandelli. «Di fronte a questa tragedia il calcio deve porsi degli interrogativi. Medicina sportiva e prevenzione in Italia sono all'avanguardia, ma si può migliorare», ha detto il ct della Nazionale Cesare Prandelli al termine dei funerali. Nel giorno dei suoi funerali, Piermario Morosini «ha fatto il miracolo di unire tutte le bandiere che durante la settimana e a ogni partita di calcio sono una contro l'altra», ha aggiunto il ct della Nazionale, sottolineando che Morosini «ha insegnato che si può affrontare le difficoltà della vita sempre con il sorriso».

Cinquecento i posti nella chiesa, di cui duecento riservati agli esponenti delle società sportive. In chiesa arrivano corone di fiori tra la commozione generale. Sulla scalinata ci sono tante bandiere, soprattutto quelle della curva nord dell'Atalanta. Fotografie, immagini, striscioni sono stati messi lungo tutto il percorso che porta alla chiesa. In chiesa anche i vertici del calcio italiano, da Giancarlo Abete presidente della Figc, a Maurizio Beretta numero uno della Lega calcio. Ci sono anche il ct della nazionale, Cesare Prandelli, e quello dell'Under 21, Ciro Ferrara. Come loro sono entrati in silenzio anche l'amministratore delegato dell'Inter Ernesto Paolillo, il direttore sportivo del Milan Ariedo Braida, l'amministratore delegato della Juventus Beppe Marotta, l'allenatore del Parma Roberto Donadoni, il presidente della Lega Pro Mario Macalli e Bernd Fisa, collaboratore del presidente della Fifa Joseph Blatter. Presente anche l'Atalanta al completo.

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