giovedì 19 luglio 2012

Scandalo al cimitero: loculi svuotati, cappelle rivendute. Tre indagati


 
NAPOLI - Sono accusati di aver svuotato una decina di loculi all'interno di una cappella gentilizia nel cimitero di Poggioreale, di aver fatto sparire le salme dei defunti, componenti di uno stesso nucleo familiare, e di aver poi rivenduto a privati, e in violazione delle norme in materia, il manufatto per 245mila euro, benché nell'atto di compravendita risultasse una cifra pari a soli 40mila euro.

E ieri hanno ricevuto la notifica di un provvedimento cautelare firmato dal gip Roberto D'Auria che ha disposto per i tre indagati la misura dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria una volta al giorno.

Si tratta di Alberto Patruno, ex presidente della seconda Municipalità (Avvocata, Montecalvario, Mercato, Pendino) e prima ancora al vertice della Municipalità Vomero-Arenella, di Vincenzo Tammaro, impresario funebre e Gennaro Reparato, imprenditore di edilizia cimiteriale. Le indagini, svolte dalla polizia giudiziaria della Guardia di Finanza e coordinate dalla Procura diretta da Giovanni Colangelo, nascono da una costola dell'inchiesta, battezzata "Estremo soggiorno", che nel novembre scorso consentì di svelare il sistema truffaldino che ruotava attorno alla compravendite di antiche cappelle gentilizie del cimitero di Poggioreale.

In quell'occasione vi furono numerosi sequestri e perquisizioni. Finì sotto sequestro anche la cappella gentilizia da cui, secondo i recenti sviluppi investigativi, sarebbero state fatte sparire le salme di dieci defunti, tutti appartenenti a una stessa famiglia. Di queste due risultavano trasferite in un cimitero nella provincia di Viterbo ma non se ne ha traccia, quattro sarebbero state spostate dalla cappella gentilizia nel giugno scorso e fino al novembre successivo non si sa dove siano state custodite, altre quattro, infine, risultano ancora introvabili e si sospetta che sarà impossibile rinvenirle. Distruzione, soppressione, sottrazione e occultamento di cadaveri sono le accuse alla base dei provvedimenti cautelari.

Gli inquirenti indagano anche su un'ipotesi di falsità materiale e ideologica e hanno disposto perquisizioni in abitazioni, uffici comunali e sedi legali di alcune arciconfraternite. Nel corso delle indagini, svolte anche con il ricorso alle intercettazioni telefoniche, è emerso che per evitare il sequestro della cappella, già oggetto di sequestro preventivo, gli indagati hanno presentato al tribunale del Riesame una copia di registri comunali alterati, dichiarazioni e documenti falsi, appositamente realizzati per sostenere la legittima sistemazione dei resti mortali già presenti nella cappella, traendo in inganno - secondo la ricostruzione accusatoria - l'autorità giudiziaria che difatti dispose la restituzione del bene.

Per riscontrare le tesi difensive degli indagati, i finanzieri hanno proceduto anche all'apertura di un loculo che risultava vuoto sin dal 1968, diversamente da quanto aveva sostenuto, dinanzi al Riesame, uno degli indagati, indicando in quel loculo il luogo di sepoltura di tre dei dieci defunti di cui non si trovano i resti. La falsificazione della documentazione sarebbe stata agevolata dalla possibilità, per alcuni degli indagati, di muoversi agevolmente negli uffici comunali del cimitero di Poggioreale e alla connivenza e alla collaborazione di alcuni dipendenti comunali. Si indaga, dunque, anche sulle possibili connivenze. E poi bisognerà quantificare il danno patrimoniale subìto dal Comune di Napoli.

 di Viviana Lanza

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