giovedì 20 settembre 2012

Strage di San Lorenzo del Vallo: presi i due killer



Famiglia distrutta per vendicare il figlio del boss Presta

Arrestati un ventiseienne e un trentenne: sono accusati di essere gli autori della mattanza in casa De Marco, in cui persero la vita madre e figlia e un altro figlio rimase ferito. Il capofamiglia, scampato per caso, venne freddato pochi mesi dopo. Il giovane superstite ha permesso di individuare i sicari


COSENZA - L'immagine agghiacciante della ventiseienne Barbara De Marco ormai esanime che penzolava dal balcone dopo l'inutile tentativo di fuga, aveva fatto il giro d'Italia. Era il fotogramma più agghiacciante di una strage feroce, nella quale perse la vita anche la mamma di Barbara, Rosellina Indrieri, 45 anni, mentre rimase ferito il fratello della giovane, Silas, che ebbe la prontezza di farsi credere morto e riuscì a scampare. Proprio grazie alla sua testimonianza, sono caduti oggi nella rete delle forze dell'ordine gli esecutori materiali di quella mattanza: si tratta di Domenico Scarola, di 26 anni di Cosenza, e Salvatore Francesco Scorza detto Vincenzo, 30 anni di Tarsia. Quest'ultimo è figlio di Costantino Scorza implicato nell'operazione Twister contro le cosche locali.


Le indagini che hanno portato ai due fermi sono state condotte dai carabinieri della Compagnia di San Marco Argentano e dagli agenti della Squadra mobile della Questura di Cosenza, coordinati dal pm della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto. Il loro obiettivo, in quella notte del 16 febbraio 2011 era sterminare l’intera famiglia De Marco. Oltre a Silas, 24 anni, scampò però anche il capofamiglia, Gaetano, che era ubriaco e si addormentato per terra in un'altra stanza. Proprio Gaetano era il fratello di Aldo De Marco, un commerciante che il 17 gennaio precedente, a Spezzano Albanese, aveva ucciso a colpi di pistola Domenico Presta, di 22 anni, figlio del boss latitante Franco, al termine di un diverbio a causa di un parcheggio.

Aldo De Marco si costituì subito ai carabinieri di Spezzano Albanese spiegando che non voleva uccidere il ragazzo ma solo spaventarlo: qualche mesi fa è stato condannato a 24 anni di reclusione per il delitto. L’omicidio del figlio del boss ha però scatenato una faida di tipo mafioso. E a farne le spese è stata proprio la famiglia del fratello di Aldo. Per Silas è stato disposto un programma di protezione mentre Gaetano De Marco rimase a San Lorenzo e la mattina del 7 aprile mentre si trovava nella sua auto si vide piovere addosso l’intero caricatore di una pistola. I killer avevano aggiunto un altro tassello alla loro scia di sangue. E' toccato all'unico superstite, Silas, farli finire in manette.

Nel frattempo, il 12 aprile scorso, anche un altro protagonista della vicenda, il capocosca Franco Presta era finito in manette dopo una lunga latitanza. Scarola e Scorza, secondo gli investigatori, sono legati alla cosca che fa capo a lui ed è collegata ai Lanzino di Cosenza. Ed in particolare, i due killer erano vicini proprio a Domenico, il giovane ucciso da Aldo De Marco in quel giorno del gennaio 2011 che rovinò per sempre due famiglie.

di ANDREA GUALTIERI



San Lorenzo del Vallo, Silas racconta la strage «Mi fissava negli occhi, poi mi sparò»

Le parole con cui il giovane De Marco ha ricostruito la serata in cui è scampato alla morte ma ha visto uccidere sua madre Rosellina e sua sorella Barbara per una vendetta dopo l'omicidio del figlio del boss: la tv accesa, il portone sfondato. E poi la mattanza crudele


COSENZA - «Mi ritrovavo davanti questa persona, preciso a distanza di meno di un metro, mi fissava negli occhi, aveva un'espressione che quasi lasciava trasparire che era obbligato ad uccidermi sebbene io non c'entrassi nulla; lo riconoscevo dallo sguardo che, ribadisco potevo vedere in quanto non coperto dalla calza di nylon e in quanto questa persona, ribadisco da distanza molto ravvicinata, mi fissava negli occhi». E' uno dei passaggi più drammatici della testimonianza con la quale Silas De Marco, il giovane ferito ma scampato alla strage di San Lorenzo del Vallo dopo essersi fatto credere morto, ha raccontato l'irruzione dei due killer nella sua casa e l'omicidio brutale di sua madre Rosellina Indrieri e di sua sorella Barbara, quest'ultima colpita mentre cercava di fuggire sul balcone. Riferì che uno gli sparò contro con una pistola e che poi insieme al complice rincorsero la madre e la sorella, per ucciderle.


Il padre di Silas, Gaetano, quella sera del 16 febbraio 2011 è sopravvissuto solo perché era a terra ubriaco in un'altra stanza e i sicari non lo hanno visto. Ma la sua sentenza di morte è stata eseguita due mesi dopo, quando gli hanno scaricato addosso il caricatore di una pistola mentre era in auto. Proprio il fratello di Gaetano, Aldo, uccidendo il figlio del boss Franco Presta per una lite legata a motivi di parcheggio, aveva scatenato la vendetta.

Silas ha deciso di testimoniare. E il suo racconto - riportato in un lungo servizio a firma di Roberto Grandinetti sull'edizione cartacea di Cosenza del Quotidiano - ha permesso di inchiodare Domenico Scarola e Salvatore Francesco Scorza, da ieri in stato di fermo. Silas li ha indicati a forze dell'ordine e magistrati. E ha raccontato tutti i dettagli di quella sera: »Ho guardato l'orologio, erano circa le 20.00, stava per iniziare un telefilm della serie “Texas Rangers” su Rete 4, io ero seduto sul divano di fronte la porta d'ingresso, mia madre era seduta sulla mia destra su un altro divanetto, mia sorella guardava dalla finestra fuori... Poi ho sentito quattro colpi di arma da fuoco, sparati contro il portone d'ingresso...». Per la sua famiglia è stato l'inizio della fine.

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