sabato 13 ottobre 2012

«I politici compravano i voti delle cosche»

Il pentito svela le collusioni a Reggio

Roberto Moio ha deposto durante il processo "Meta" in corso a Reggio Calabria. Quando ha iniziato a raccontare dei rapporti e dei personaggi conosciuti, il pm lo ha bloccato per evitare che uscissero i nomi di soggetti al centro di altre inchieste. Al centro delle dichiarazioni le famiglie De Stefano, Condello e Tegano


REGGIO CALABRIA - «Politici? Ne ho visti tantissimi e parlato con quasi tutti perchè venivano spesso a casa a trovare mio zio Giovanni Tegano». Lo ha detto il pentito Roberto Moio, deponendo nel processo «Meta» a Reggio Calabria. Il pm della Dda Giuseppe Lombardo, gli ha però impedito di fare i nomi, oggetto, evidentemente, di altre indagini. Moio ha anche detto di avere ricevuto 30 mila euro per sostenere la campagna elettorale di candidati alle elezioni senza specificare quali.
Moio ha risposto alle domande del pm sull'organigramma delle cosche del quartiere Archi di Reggio, i De Stefano, i Condello e i Tegano, ma è stato fermato dal magistrato quando stava per fare nomi, non solo di politici, ma anche di rappresentanti del mondo delle professioni e di altre istituzioni. Parlando del sistema delle estorsioni in città, il collaboratore di giustizia ha detto che «Paolo Schinizzi faceva tante cose a modo suo, nel senso che molti soldi pur dividendoli con i Condello ed i De Stefano non li consegnava a Giovanni Tegano. Non divideva bene, e questo l’ho saputo dopo la sua scomparsa. Insomma con gli altri era corretto ma a Giovanni Tegano non dava sempre». Moio ha poi confermato la posizione di vertice nella 'ndrangheta reggina di Giuseppe e Carmine De Stefano, «che pur essendo giovanissimi, durante la guerra di mafia contro gli Imerti-Condello, hanno consumato alcuni omicidi come quello di Marcianò a Pizzo Calabro e di tre giovanissimi ragazzi ad Archi. Con i Tegano i dissidi erano scoppiati sul fatto che i De Stefano non ricevevano alcuna quota dalle spartizioni delle tangenti. Mi ricordo che per la costruzione della nuova caserma della Guardia costiera al porto di Reggio Calabria da parte di una impresa di Lamezia Terme i soldi andarono a Giovanni Tegano e Pasquale Condello». Moio ha poi spiegato le ragioni per le quali scoppiarono i primi dissidi tra Pasquale Condello, conosciuto come «il supremo», e Paolo De Stefano, di cui era il braccio destro: «Si diceva che Paolo De Stefano era uno che voleva mangiare da solo e di questo ho avuto conferma dai miei zii Tegano». Il processo riprenderà il prossimo 19 ottobre.

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