sabato 24 novembre 2012

Ammazza a fucilate il rivale in mezzo alla gente


Un filmato mostra tutto, ma nessuno ha visto

 
 Gli inquietanti retroscena dell'assassinio del dipendente comunale colpito ieri nel catanzarese, davanti la chiesa madre. Le riprese delle telecamere mostrano le fasi dell'agguato: auto bloccate e passanti attoniti, ma nessuno parla. Il procuratore Mazzotta: «Così è troppo comodo». Testimoni rischiano l'accusa di favoreggiamento in omicidio

SAVERIO PUCCIO

CATANZARO - Un uomo corre per strada imbracciando un fucile, bloccando le auto in transito, in mezzo ai pedoni attoniti. Esplode due colpi e ammazza il suo rivale. Eppure, interrogati, nessuno ha visto niente. Una situazione incredibile, evidenziata oggi dal procuratore di Crotone, Raffaele Mazzotta, nel corso della conferenza stampa che si è svolta a Catanzaro per l’arresto dell’uomo che ha ucciso ieri il dipendente comunale di Petronà (Catanzaro). «I cittadini hanno dimostrato una insensibilità collaborativa – ha detto Mazzotta – perché assistere dalla finestra alla lotta tra Stato e anti Stato è troppo comodo». Un’accusa molto forte, perché il filmato acquisito dai carabinieri della Compagnia di Sellia Marina ha dell’incredibile. Nelle immagini delle telecamere di uno studio commerciale si vede la vittima, Claudio Rizzuti, 57 anni, camminare sulla strada principale del paese, preceduto da un altro passante. Quindi, alcune auto in transito e altre persone che incrociano e salutano l’uomo. Improvvisamente, tra le auto e i pedoni, compare l’assassino, Francesco Rocca, 37 anni. Imbraccia un fucile. Dribbla auto e passanti e fa fuoco. Qualcuno allarga le braccia sconsolato per l’efferatezza e la spavalderia dell’omicidio, compiuto alle 17 davanti la chiesa madre del paese.
All’arrivo dei carabinieri, grazie alle indagini, tutti vengono sentiti. Nessuno, però, dice di avere visto quell’uomo con il fucile. Qualcuno fa solo riferimento a due colpi sentiti in lontananza. «Non è possibile che in pieno giorno, con esercizi commerciali aperti e gente per strada, nessuno abbia visto nulla – evidenzia il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Salvatore Sgroi – questo non è senso civico. Qualche colpo poteva andare a vuoto e colpire qualcuno. Denunciare cose simili non vuol dire essere spioni». Fondamentali i riscontri investigativi dei carabinieri della Compagnia di Sellia Marina, guidati dal capitano Giovanni De Nuzzo, i quali hanno prima stretto il cerchio intorno all’assassino, ponendolo nella notte in stato di fermo, grazie ad una serie di elementi, quindi hanno acquisito le immagini delle telecamere che, da sole, non sarebbero bastate perché poco chiare. Per il capitano De Nuzzo, «durante le operazioni di rilievo, da una parte si notavano gli inquirenti, impegnati a lavoro, dall’altra la gente, ma nessuno si è avvicinato per dire quello che aveva visto». I militari dell’Arma hanno, comunque, avviato indagini che potrebbero portare i presenti ad essere denunciati per favoreggiamento in omicidio. Secondo i riscontri investigativi, tra Rizzuti e Rocca ci sarebbero stati vecchi risentimenti, compreso una ipotesi passionale che vorrebbe il primo amante della moglie dell’omicida. In passato, inoltre Rocca era finito a processo con l’accusa di avere dato fuoco ad un’abitazione estiva di Rizzuti, proprio per vendicare uno sgarro. Ieri l’epilogo e l’omicidio plateale nella piazza del paese.

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