mercoledì 21 novembre 2012

Ancora un sequestro di mafia: coinvolti due imprenditori


Nel mirino della Dia di Messina beni per un valore di 600mila euro di Antonino e Tindaro Lamonica di Caronia, ritenuti vicini ai boss della fascia tirrenica

 

MESSINA. La Dia di Messina ha sequestrato beni per un valore di 600 mila euro agli imprenditori Antonino e Tindaro Lamonica di Caronia (Me), sospettati di essere vicini ad esponenti di spicco di gruppi mafiosi operanti nella fascia tirrenica della provincia di Messina. Nel marzo scorso agli stessi imprenditori la Dia aveva sequestrato beni per un valore di 30 milioni di euro. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale su richiesta della Dda di Messina.
Le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia e gli accertamenti finanziari, avevano consentito di mettere in luce l'anomala ascesa imprenditoriale dei Lamonica, da tempo a capo di un consolidato gruppo con interessi anche extra-regionali. Il nuovo provvedimento di sequestro scaturisce dalla scoperta dell'esistenza di ulteriori beni immobili intestati alla madre dei due, ma nella loro disponibilità, in particolare due ville di pregio a Caronia (Me), utilizzate dai rispettivi nuclei familiari. La Dia di Messina ha inoltre rilevato l'esistenza di altri fabbricati nella disponibilità dei fratelli Lamonica costruiti abusivamente. Questi immobili saranno oggetto di separati provvedimenti delle forze di polizia in materia di illeciti ambientali.
 
 
 
“Immobili usati per riunioni di mafia e nascondigli”: sequestro per due imprenditori

Nel mirino della direzione investigativa antimafia un patrimonio di oltre 45 milioni Giuseppe Pisciotto e Mariano Saracino, di Castellammare del Golfo. Il secondo avrebbe messo le sue proprietà a disposizione dei boss, anche nel Palermitano

PALERMO. La Direzione investigativa Antimafia di Trapani ha confiscato beni per oltre 45 milioni di euro riconducibili a due imprenditori di Castellammare del Golfo (Tp), Mariano Saracino, 65 anni, e Giuseppe Pisciotta, 69 anni, soci nella gestione di imprese per costruzioni edili e produzione e commercio di conglomerati cementizi.
Saracino è indiziato mafioso e ritenuto a disposizione della “famiglia” di Castellammare del Golfo ma anche dell'area palermitana, poiché avrebbe messo a disposizione propri immobili per nascondigli di latitanti e per riunioni di mafia. L'imprenditore è stato più volte condannato, con sentenze passate in giudicato, per associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione e altro. Ha svolto la sua attività imprenditoriale sfruttando il cosiddetto "metodo mafioso", attraverso l'illecita ingerenza nel settore degli appalti pubblici. Confiscati imprese, immobili, terreni, veicoli e altri beni.

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