martedì 11 dicembre 2012

Perquisizioni a un prete e un ex maresciallo

Avrebbero favorito le cosche del Vibonese
Accuse pesantissime da parte di alcuni pentiti contro l'ex comandante della stazione dei carabinieri di Sant'Onofrio e il parroco di Stefanaconi: i due sono accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso. Avrebbero passato informazioni ai clan. Il sacerdote sarebbe stato anche a conoscenza della pianificazione di un agguato, poi fallito

VIBO VALENTIA – Il parroco di Stefanaconi, don Salvatore Santaguida, e l’ex comandante della stazione dei carabinieri di Sant'Onofrio, maresciallo Sebastiano Cannizzaro, sono indagati nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro contro la cosca Patania. I due sono accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso. Stamani è stata eseguita una perquisizione nei confronti dei due indagati disposta dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, e dal sostituto procuratore Simona Rossi.
Il collaboratore di giustizia Daniele Bono, nel corso delle dichiarazioni rese sin dal 24 settembre scorso, ha chiamato in causa l'ex carabiniere per aver rivelato notizie coperte dal segreto ad alcuni esponenti del clan. In particolare, il sottufficiale avrebbe riferito al parroco i luoghi di intercettazione ambientale, le date di perquisizioni ed anche gli intestatari di alcune targhe di automobili. L'ex comandante della stazione è sospeso dal servizio dal maggio scorso. La Dda di Catanzaro ha intanto notificato alla stazione dei carabinieri di Sant'Onofrio un decreto con il quale viene chiesto la consegna di tutti il materiale d’indagine compiuto nel corso degli anni contro le cosche della 'ndrangheta. In particolare i magistrati della Dda hanno chiesto ai carabinieri di Sant'Onofrio di trasmettere tutti i supporti informatici, le trascrizioni di intercettazioni ambientali e telefoniche, eventuali nastri sui quali sono state incisi i contenuti delle conversazioni ed ogni altro atto utile alle indagini
Per quanto riguarda il sacerdote, sempre secondo l’accusa, aveva la disponibilità di alcuni atti processuali riguardanti sempre la cosca Patania.
Don Salvatore, inoltre, sarebbe stato interessato sempre a detta del pentito, alla pianificazione di un agguato: la vittima era Francesco Calafati. Lo stesso Bono avrebbe chiesto al prete di spostare una telecamera comunale per consentire che la scena venisse ripresa: il sacerdote si rifiutò, ma non denunciò il fatto. Francesco Calafati era, quindi, finito nella lista di morte di Giuseppina Iacopetta, moglie di Fortunato Patania, ucciso dai Piscopisani a settembre del 2011. Movente ed esecuzione dell’agguato fallito avvenuto il 21 marzo scorso (stesso giorno dell’omicidio di Ciccio Scrugli) nella campagna del ferito sono raccontati al pm Rossi dai due pentiti Loredana Patania (figlia di Nato) e da Daniele Bono che ne erano venuti a conoscenza nell’abitazione della vedova, poco dopo l’episodio.

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