giovedì 10 gennaio 2013

Mafia e rifiuti nel Catanese


Blitz con decine di arresti

Operazione in corso nelle province del capoluogo etneo, ad Enna e a Milano. Coordinati dalla Dda della Procura di Catania, 250 investigatori di Dia, polizia di stato, carabinieri e guardia di finanza stanno eseguendo decine di provvedimenti cautelari in carcere

CATANIA. Un'operazione della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Catania contro l'infiltrazione della criminalità organizzata nel ciclo dei rifiuti è in corso nelle province del capoluogo etneo, ad Enna e a Milano.
Coordinati dalla Dda della Procura di Catania, 250 investigatori di Dia, polizia di stato, carabinieri e guardia di finanza stanno eseguendo decine di provvedimenti cautelari in carcere. All'operazione partecipano anche agenti del reparto volo della polizia di Reggio Calabria e unità cinofile.

Sono 27 le persone destinatarie di provvedimenti cautelari emessi dal Gip nell'ambito dell'operazione della Direzione investigativa antimafia di Catania contro l'infiltrazione della criminalità organizzata nel ciclo dei rifiuti nelle province del capoluogo etneo, Enna e Milano.
I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, associazione per delinquere, traffico di rifiuti, traffico di sostanze stupefacenti, traffico di armi aggravato dal metodo mafioso e truffa aggravata ai danni di Ente pubblico. Nell'ambito della stessa inchiesta, la Dda della Procura di Catania ha disposto perquisizioni nei confronti di altri 16 indagati, fra i quali amministratori e funzionari pubblici.

ACQUISIZIONE ATTI IN 14 COMUNI E AZIENDE. Nell'ambito dell'inchiesta della Dda della Procura di Catania su esponenti mafiosi del clan Cintorino e sul trattamento di rifiuti nella provincia, investigatori della Dia stanno acquisendo atti e documenti in 14 Comuni dell'alto versante Ionio-Etneo della Sicilia orientale. Accertamenti, secondo quanto è trapelato, sarebbero in corso in aziende specializzate nelle raccolte di rifiuto e in società d'ambito. Tra queste ci sarebbe la Aimeri ambiente, controllata da una società di Milano.
I particolari dell'operazione, denominata 'Nuova Ionia', saranno resi noti durante una conferenza stampa che si terrà alle 10.30 nella sede del centro operativo della Dia di Catania, alla presenza del direttore della Dia, Arturo De Felice, e del procuratore capo Giovanni Salvi.
I NOMI DEI DESTINATARI DEGLI ORDINI DI CUSTODIA CAUTLARE. Ci sono esponenti del clan Cintorino e dipendenti che lavorano nel Catanese dell'azienda Aimeri Ambiente di Milano tra i 27 destinatari di ordini di custodia cautelare emessi nell'ambito dell'operazione 'Nuova Ionià della Dia e della Procura di Catania su mafia e rifiuti. Tra loro c'è il boss Roberto Russo, 48 anni, ex responsabile operativo dell'Aimeri Ambiente, detenuto per altri reati, indicato vicino alla cosca Cappello-Bonaccorsi. È stato arrestato nel maggio dello scorso anno assieme allo storico capomafia Giuseppe Garozzo. Dopo la sua cattura furono compiuti degli attentati incendiari contro il cantiere della Aimeri di Macchia di Giarre in cui andarono distrutti circa 50 mezzi. A Russo e ad altri tre presunti appartenenti alla cosca Cintorino sono stati notificati ordini cautelari per associazione mafiosa. Un provvedimento restrittivo per associazione a delinquere semplice è stato emesso per alcuni dipendenti dell'Aimeri Ambiente: Alfio Acquino, di 60 anni, Francesco Caruso, di 48 anni, e per l'ex direttore per la Sicilia orientale della società, Alfio Agrifoglio, di 59 anni. Lo stesso reato è contestato a Roberto Palumbo, di 53 anni, responsabile tecnico della discarica di Sicilia Ambiente Enna, e al coordinatore dello stesso sito di Val Dittaino, Gaetano La Spina, di 44 anni, e a un dipendente del Comune di Fiumefreddo di Sicilia e ex lavoratore dell'Ato Joniambiente di Giarre, Giuseppe Grasso. Ad Agrifoglio, Russo, Palumbo, La Spina, Caruso e Grasso sono contestati anche i reati di truffa aggravata e attività organizzata per il traffico di rifiuti.
IPOTESI DI INFILTRAZIONE DI ELEMNI DI SPICCO DELLA MAFIA. Un'attività investigativa che ha «permesso di ipotizzare l'infiltrazione di elementi di spicco della criminalità organizzata» nella «attività di gestione dei rifiuti facente capo alla Aimeri ambiente, quale aggiudicatrice dell'appalto bandito dall'Ato CT1 Joniambiente». È questo, secondo la Procura di Catania, il centro dell'inchiesta 'Nuova Ionià che ha portato all'arresto di 27 persone, a indagarne altre 16, compresi amministrazione e funzionari pubblici, e disporre l'acquisizione di documenti in 14 Comuni Ionici, e controlli in aziende e società d'ambito del settore, alle quali non è contestato alcun reato. Dalle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Catania sarebbe emerso il ruolo di primo piano dei fratelli Alfio e Salvatore Tancona e di Roberto Russo, considerati ai vertici del clan Cintorino alleato con la cosca Cappello di Catania. La Dia avrebbe accertato «irregolarità nei servizi di igiene pubblica che avrebbero consentito all'organizzazione di lucrare rilevanti vantaggi di natura economica». In particolare, sostiene l'accusa, «attraverso la falsificazione dei formulari di raccolta e conferimento in discarica della differenziata» E il «ricorso a procedure di somma urgenza per favorire ditte riconducibili all'organizzazione mafiosa». La Procura indaga anche sulla sospetta «inerzia di talune pubbliche amministrazioni, nell'assenza di controlli sostanziali». Sono «oggetto di indagini gli interventi per le assunzioni a tempo determinato da persone segnalate da Russo». L'inchiesta ha permesso di scoprire che il gruppo criminale era in possesso di armi, e usava un poligono per testarle, e che gestiva, con una rete di giovani spacciatori, un traffico di droga nel settore turistico dell'alto Ionio Etneo e Taorminese.

AIMERI AMBIENTE: «ESTRANEI ALLA VICENDA». La Aimeri Ambiente, con riferimento all'inchiesta Nuova Ionia della Procura di Catania, dichiara «la più totale estraneità rispetto alla vicenda, considerandosi con tutta evidenza parte lesa ed annunciando la propria costituzione in giudizio come parte civile». L'azienda precisa, inoltre, che «le persone colpite dai provvedimenti giudiziari sono dipendenti ed ex dipendenti con mansioni di secondo piano e che comunque risponderanno personalmente dei reati per i quali sono accusati, alcuni reati addirittura completamente estranei all'attività svolta dalla società». «Infine - si legge in una nota - si evidenzia che l'equivoco sul presunto coinvolgimento dell'azienda, diffuso erroneamente da alcune fonti di informazione, comporta già da ora un danno gravissimo per Aimeri ambiente che si riserva di agire per la piena tutela dei propri diritti e della propria immagine». La società Aimeri Ambiente si dice «pronta a garantire, come sempre, la massima disponibilità a collaborare con le Autorità competenti per fare luce sulle gravi vicende di cui ancora, tuttavia, non conosce nel dettagli i particolari».

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