sabato 16 febbraio 2013

Il racket delle case popolari: 14 arresti a Palermo

Blitz della squadra mobile e della Dia. Smantellato un clan che gestiva assegnazioni abusive ed estorsioni allo Zen

 
PALERMO. Avrebbero gestito l'assegnazione abusiva di case popolari nel quartiere Zen, oltre al controllo sistematico del territorio con estorsioni e altre attività criminali. E' questa l'accusa contestata ai componenti di un clan che è stato smantellato a Palermo in seguito a una vasta operazione antimafia che è tuttora in corso. Gli agenti della Squadra Mobile hanno eseguito, in collaborazione con la Dia, 14 provvedimenti di fermo emessi dalla Dda per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, tentata estorsione, violenza privata aggravata ed estorsione aggravata.
Le indagini hanno accertato che i componenti del clan, utilizzando la forza di intimidazione tipica di Cosa Nostra, imponevano agli abitanti dei padiglioni ed alle attività commerciali della zona il pagamento di una somma di denaro, gestivano direttamente l'assegnazione delle case popolari attraverso un mercato parallelo ed illegale e interferivano su ogni iniziativa economico-imprenditoriale. L'organizzazione si occupava anche di far presidiare fisicamente da persone di fiducia gli alloggi popolari lasciati liberi dai legittimi assegnatari che avrebbero così perso il diritto alla casa. L'immobile veniva successivamente "riassegnato" dietro un compenso non inferiore ai 15 mila euro.
UN AFFARE DA UN MILIONE D EURO ALL'ANNO. C'è il sensale che si occupa delle compravendite e il capo padiglione che raccoglie i soldi per i carcerati. Allo Zen il racket delle case popolari è un affare da 840 mila euro all'anno. Questa la stima fatta dagli inquirenti che hanno coordinato le indagine dell'operazione che ha portato a 14 arresti delle famiglie mafiose del quartiere Zen di Palermo. Secondo i pentiti, ogni famiglia occupante deve versare 5-10 euro al mese (per acqua e luce con allacci abusivi), in ogni padiglione vivono da 200 a 250 famiglie e ci sono 33 padiglioni per un totale di 70 mila euro al mese. «Là c'è sempre un sensale che è un ragazzo che ha fatto dei nominativi - mette a verbale il collaboratore Manuel Pasta -, che sa tutte le case che vendono, più ci sono a volte questi condomini che sono là, sanno che ci sono case vuote. Sappiamo che c'è una famiglia che si è allontanata, si organizza di scassarla, ci metto uno dentro ed è già casa mia. Poi viene uno e la vendo. Le case che hanno gli assegnatari costano circa 60 mila euro, meno quelle senza nominativo». Allo Zen 1 i prezzi salgono: «Sono 130-140 mila euro per quelle assegnate - dice - quelle senza nominativo vengono 70 mila euro. Lì è come se ci fosse lo Stato rappresentato da Cosa nostra, come se ci fosse l'Istituto delle case popolari, dove la gente si rivolge a qualche soggetto che fa parte della cosca dello Zen e gli dice: a me interessa una casa popolare. Quello, come un vero e proprio ufficio, si interessa di trovare l'alloggio più adeguato, di stabilire il prezzo, decidere a chi assegnarla e a chi no».
IL PENTITO: "LE CASE DELLO ZEN SONO IN MANO ALLA MAFIA." La mafia si sostituisce allo Stato allo Zen di Palermo e assegna le case popolari, con le buone o con le cattive. Il quadro che emerge dall'operazione che questa mattina ha portato a 14 misure di ordinanza cautelare è stato descritto in particolare dal pentito Salvatore Giordano. «Hanno bisogno di prendere le case - racconta ai pm -, che poi vendono. Le fanno occupare da famiglie che hanno tre o quattro figlì, così che le forze dell'ordine non provvedono allo sgombero coatto perchè si trovano di fronte a nuclei familiari con più figli minori». Una tecnica che prevede anche l'uso delle maniere forti. «E poi ti ricinu tu tinn'agghire ri ccà...u ieccano, l'ammazzano a bastonate (e poi ti dicono. tu te ne devi andare da qui, lo buttano a terra, l'ammazzano a bastonate)», dice Giordano. Quando il pm ribatte che gli alloggi sono dell'Istituto autonomo case popolari, Giordano ribatte: «Lasci stare, sunnu i nuostre, un su ri case popolari, su nuostre (sono nostre, non sono delle Case popolari, sono nostre)». Gli edifici, come racconta il collaboratore, se servivano a Cosa nostra, venivano sgomberati con la forza e occupati, poi anche venduti a 15-20 euro ciascuno. Ma c'era anche la raccolta «per i carcerati». Se ne occupava anche Giordano che era il responsabile dei condomini. «Dieci euro a famiglia - spiega - ma le case non sono tutte occupate da persone, alcune unità servono anche per la produzione e deposito di droga».
 
Racket delle case popolari, i nomi degli arrestati

Sono 14 i provvedimenti di fermo emessi nell'ambito dell'inchiesta sul racket che gestiva l'assegnazione di case popolari allo Zen

PALERMO. Sono 14 i provvedimenti di fermo emessi nell'ambito dell'inchiesta sul racket che gestiva l'assegnazione di case popolari allo Zen, coordinata dalla procura di Palermo.

I provvedimenti eseguiti dalla squadra mobile e dalla Dia di Palermo sono scattati per Antonino Pirrotta di 48 anni, Salvatore Vitale di 56; Letterio Maranzano, di 27; Giuseppe Covello, di 51; Giovanni Di Girolamo, di 48; Michele Moceo, di 34; Rosario Sgarlata, di 45; Franco Mazzé, di 44; Giovanni Ferrara, di 37; tutti accusati anche di associazione mafiosa. Fermati anche i componenti di un nucleo familiare coinvolto nell'occupazione di un'abitazione: Antonino Maranzano di 43 anni, Antonino Spina di 22, Salvatore Spina di 31 e Angela Spina di 28.

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