martedì 26 marzo 2013

Processo Scazzi Legale Sabrina «Non è stata lei a uccidere Sarah»


TARANTO – «Questo è un processo particolare, abbastanza atipico. È il processo di Sabrina Misseri, a Sabrina Misseri. È stato così sin dal primo momento. Il capitano Nicola Abbasciano, ex comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri, che fu posto al vertice delle indagini, l’aveva individuata fin dal primo momento insieme a Ivano Russo». Lo ha detto l’avvocato Nicola Marseglia, che difende Sabrina Misseri insieme all’avv. Franco Coppi, nell’ arringa al processo per l’omicidio di Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana uccisa e gettata in un pozzo il 26 agosto 2010. I pubblici ministeri hanno chiesto la condanna all’ergastolo per Sabrina Misseri e per la madre, Cosima Serrano.

«Si coltiva questa ipotesi di lavoro dall’inizio. La confessione di Michele Misseri - ha aggiunto Marseglia - ha spiazzato l’ufficio del pubblico ministero e ha introdotto un elemento spurio di ipotesi di lavoro a cui non aveva pensato nessuno. Da qui nasce l’equivoco nei confronti di Sabrina, che subisce una serie di aggiustamenti nel corso delle indagini che non conoscono alternative. È un primo dato - ha sottolineato il legale – su cui invito a fare una riflessione. Io sono convinto che Sabrina non ha commesso alcun reato».

«INCREDIBILE ARCHIVIAZIONE PER MICHELE» - «Abbiamo assistito alla richiesta incredibile della procura di chiedere e ottenere l'archiviazione per Michele Misseri e non si è arrivati a ciò che chiedeva tutta l’Italia: portiamo a giudizio tutti e tre, Michele, la figlia Sabrina e la moglie Cosima, e vediamo cosa decide la Corte. Siamo oltre l’immaginazione processuale». Lo ha sottolineato l’avvocato Nicola Marseglia, uno dei difensori di Sabrina Misseri, nell’arringa al processo per l’omicidio di Sarah Scazzi.

«Hanno lasciato tornare ad Avetrana - ha aggiunto – quello che fino a quel momento era stato il peggio e che ora viene additato come un pover'uomo che ha voluto aiutare la figlia». Il legale ha citato parte della relazione introduttiva del pm Mariano Buccoliero del 10 gennaio 2012, che chiedeva alla Corte di riconoscere nella stessa sentenza, se gli elementi a carico di Sabrina e Cosima non saranno ritenuti sufficienti, la colpevolezza di Michele Misseri.

«Ma questo - ha osservato Marseglia - non è possibile. Misseri è protetto dalla legge, caso mai si dovrà aprire un altro procedimento». Secondo il legale «potremmo uscire da quest’aula senza un colpevole: è il rischio di questo processo. Cosa dobbiamo dire alla famiglia di Sarah? Secondo voi non c'era niente a carico di Michele Misseri? È uno degli aspetti più paradossali di questo processo, definito da tutti processo mediatico, processo indiziario».

«FONDAMENTALE RICOSTRUIRE ORARI» - “La prova passa attraverso la ricostruzione oraria del fatto, tutto il resto è paccottiglia”. Lo ha detto l’avv. Nicola Marseglia nel corso dell’arringa in difesa di Sabrina Misseri, accusata dell’omicidio di Sarah Scazzi.

“La ragazzina - ha detto il legale - è uscita dalla sua abitazione tra le 14.25 e le 14.30, non prima, per andare a casa di Sabrina, con cui aveva appuntamento per andare a mare. Mi devono spiegare perchè l’orario è questo e non quest’altro. Voglio capire a che ora Sarah è uscita e a che ora è entrata in casa della cugina”. Marseglia si è poi soffermato su un dato che ritiene fondamentale, cioè che “alle 14.23 Sabrina riceve una telefonata da Mariangela Spagnoletti che le dice di mettere il costume perché sta per uscire da casa. Questo orario non lo può contestare nessuno”.

Il legale si è soffermato a lungo anche sull'influenza che i 'medià avrebbero avuto sul processo. “Siamo stati costretti a rincorrere – ha osservato – l'acquisizione di interviste e filmati, veri e propri esami testimoniali. Vi è una collaborazione intima tra informazione e parte del processo. E poi non bisogna dimenticare tutte le trasmissioni di approfondimento dove c'erano i protagonisti di questa vicenda giudiziaria. E’ come se fosse andata a parlare la presidente della Corte d’Assise, Trunfio”. Marseglia ha sottolineato poi che “il principio cardine del nostro ordinamento è che la prova si formi nel dibattimento. Dove sono le prove? – ha detto - E' stato mortificato il principio della formazione della prova. Il testimone non è stato mai sereno, c'è stata sempre pressione”.

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