sabato 27 aprile 2013

Il prefetto Musolino: «La camorra è alle corde, subito il piano per Scampia»



Francesco Musolino al Mattino: «Intesa istituzionale per il quartiere: ora è quasi come tutti gli altri ma bisogna superare l'approccio militare»



di Paolo Russo
 
Dai finestroni affacciati sul Plebiscito sale il ritmo allegro del bongo di un immigrato. La piazza è piena di turisti, gli operai montano l’ultima scenografia, Palazzo Reale racconta storia e paradossi: al pian terreno le statue dei re, al primo piano gli infissi anodizzati, al terzo i vetri rotti. «Città meravigliosa. Ha tanti problemi ma anche una grande dote: l’ottimismo. Ed è un valore che non si trova in altre città. Sa, un po’ ho girato anch’io l’Italia...».

Centocinquanta giorni a Napoli. Da Scampia a Scampia, passando per venti omicidi e la morte di un innocente. Il prefetto Francesco Musolino indica la finestra, il bongo scandisce il tempo, lo studio al secondo piano è immerso nella città e nelle sue emergenze.

Prefetto, sembra più ottimista degli stessi napoletani. Ma fuori i problemi ci sono. E tanti.
«C’è una grave crisi e sarebbe sbagliato far finta di niente. Ma è anche vero che il pessimismo rischia di cancellare tanti fattori di riscatto che sono l’anima di questa città. Anzi direi che in molti casi ci troviamo di fronte a un’omissione di questi profili positivi. Scampia, ad esempio...».

La camorra è stata battuta nel suo fortino? Questo vuole dire?
«Per dirla da napoletano acquisito, incrociamo le dita. Ma c’è un dato oggettivo: questo ”simbolo”, prima al centro della cronaca nazionale e internazionale, da qualche tempo sembra un normale quartiere come gli altri. Vuol dire che le azioni concordate a tutti i livelli hanno prodotto dei risultati importanti. Ora però bisogna passare a un approccio “non militare” per vincere davvero la guerra e non solo l’ultima battaglia».

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