domenica 14 aprile 2013

Mafia, intercettazioni e dichiarazioni svelano un agguato: tre arresti a Catania

Nuovi ordini di custodia cautelare in carcere per Francesco Di Stefano, Nicola Christian Parisi e Rosario Angrì per il tentativo di omicidio di Orazio Pardo e Salvatore Liotta, avvenuto il 1 ottobre del 2009. L'inchiesta si avvale delle dichiarazioni dei collaboratori Vincenzo Pettinati, Eugenio Sturiale, Gaetano D'Aquino e Gaetano Musumeci

 

CATANIA. Nuovo ordine di custodia cautelare in carcere per Francesco Di Stefano, 38 anni, che è stato arrestato da agenti della squadra mobile per il tentativo di omicidio di Orazio Pardo e Salvatore Liotta, avvenuto il 1 ottobre del 2009 a Catania per forti contrasti tra due clan rivali per il controllo di un'estorsione a un imprenditore edile. Di Stefano, ritenuto esponente del gruppo dei Cursoti Milanesi, per l'agguato era stato arrestato il 6 ottobre del 2011, ma il provvedimento era stato annullato successivamente dal Tribunale del riesame. La Procura non ha chiuso il fascicolo e, in base alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Michele Musumeci, ha chiesto, e ottenuto dal Gip, l'emissione di un ordine di carcerazione per tre indagati. Gli altri due destinatari sono Nicola Christian Parisi, già detenuto, e Rosario Angrì, arrestato dalla squadra mobile. Nell'agguato rimasero feriti, in maniera non grave, due presunti esponenti della cosca Cappello: Orazio Pardo a un piede e Salvatore Liotta a una gamba. I due non si fecero medicare  in strutture pubbliche nè denunciarono l'accaduto. L'episodio è emerso ugualmente grazie a intercettazioni che la polizia aveva in corso sui due gruppi criminali. Il vero obiettivo del gruppo di fuoco dei Cursoti era il boss Colombrita, non trovandolo aprirono il fuoco contro Parso e Liotta, ferendoli.
Di Stefano, ritenuto l'allora reggente dei Cursoti Milanesi, è indicato dalla squadra mobile come il mandante dell'agguato, mentre a Parisi e Angrì è contestata l'accusa di avere avuto un ruolo nell'esecuzione materiale del tentativo di omicidio di Orazio e Salvatore Liotta. In particolare a Angrì è contestato di avere messo a disposizione un'auto al gruppo di fuoco, partecipando a distanza all'agguato. L'inchiesta si avvale delle dichiarazioni dei collaboratori Vincenzo Pettinati, Eugenio Sturiale, Gaetano D'Aquino e Gaetano Musumeci, che avevano evidenziato il conflitto tra la cosca Cappello e i Cursoti Milanesi a causa di una estorsione contesa a un imprenditore edile.  La prima ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip, nel 2011, è stata successivamente annullata dal Tribunale del riesame, che ha ritenuto le dichiarazioni dei
"pentiti" insufficienti perchè rese de relato. Dopo la collaborazione di Michele Musumeci, alla luce del nuovo quadro indiziario emerso, la Dda della Procura ha chiesto una nuova misura cautelare, che il Gip ha emesso.

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