mercoledì 26 giugno 2013

«Mafia del cemento» alla sbarra


 La procura reclama sei condanne


di VINCENZO FALCI
CALTANISSETTA. Sei condanne alla «mafia del cemento». Queste le richieste avanzate ieri dal pm Stefano Luciani non attraverso una requisitoria fiume ma affidandosi ma affidandosi a conclusioni scritte per un procedimento che, d'altronde, è racchiuso in oltre cinquemila pagine. Pm che meno di una settimana ha incassato dal Collegio giudicante presieduto da Mario Amato (a latere Valerio Sasso e Marco Sabella) il diniego a posticipare la sue requisitoria motivando la richiesta con i numerosi e gravosi impegni delle ultime settimane. Sono colpevoli e vanni condannati, per l'accusa, gli imprenditori Antonino Bracco per il quale sono stati proposti 18 anni di reclusione, Antonino Marcello Ferraro con 12 anni di carcere, Calogero Failla sul quale pende una richiesta di 8 anni, Giovanni Aloisio che rischia anch'egli 8 anni, Antonio Graci con 6 anni e, infine, l'impiegato Massimo Dall'Asta nei confronti del quale sono stati sollecitati 10 anni e 3.000 euro di multa. In più, per Ferraro, Dall'Asta e Bracco sono stati chiesti 3 anni di misura di sicurezza con obbligo di dimora, mentre per gli altri tre imputati, Alosio, Failla e Graci, un anno.I sei (difesi dagli avvocati Salvatore Daniele, Danilo Tipo, Davide Anzalone, Diego Perricone, Danilo Tipo, Sergio Icona, Sonia Costa, Leo Mercurio e Salvatore Gugino), sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno ed estorsione. Più in dettaglio, Failla e Aloisio sono chiamati a rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa, mentre di associazione mafiosa sono accusati l'imprenditore di Resuttano, Ferraro e il costruttore Bracco) e, ancora, Dall'Asta tirato in ballo per estorsione aggravata dall'avere favorito Cosa nostra in relazione ai lavori di ristrutturazione del palazzo Bauffremont per cui, secondo la procura, avrebbe chiesto il pizzo all'impresa Capodici. E in un secondo momento è entrato nello stesso procedimento anche l'imprenditore sancataldese Graci chiamato a rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa. Bracco, oltre che di mafia è tirato in ballo pure per le estorsioni alla «Wierer» di Salvatore Limuti e all'impresa edile Galiano per la realizzazione della Fiera centro sicula. Gli inquirenti hanno ritenuto di avere squarciato i veli su un presunto sistema d'imposizioni di forniture ed estorsioni a imprenditori e commercianti, sempre sotto l'ala di Cosa nostra. Ieri, le parti civili, ad eccezione dell'avvocato Giuseppe Panebianco per il Tavolo per lo sviluppo del centro Sicilia che concluderà oggi, hanno chiesto la condanna degli imputati e il risarcimento dei danni. Proposta che s'è levata da Provincia, Comune, Camera di Commercio, Ance, associazione «Livatino» e l'imprenditore Stefano Galiano (assistiti dagli avvocati Giuseppe Panepinto, Raffaele Palermo, Alfredo Galasso e Calogera Baiamonte). Si tornerà in aula oggi per le arringhe difensive.

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